Il nodo Palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con questo blog intende creare uno spazio libero di informazione di classe aperto a tutti coloro che ((consapevoli della continua strage di lavoratori morti sul e per il lavoro)) vogliano contribuire alla lotta -- BASTA MORTI E INFORTUNI IN NOME DEL PROFITTO T -- PADRONI ASSASSINI PAGHERETE CARO . PADRONI ASSASSINI PAGHERETE TUTTO -- per un contatto diretto 338-3342733 o 338- 7708110 oppure retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

martedì 23 ottobre 2012

Salute e sicurezza al Policlinico di Palermo


Policlinico di Palermo

“Salute e Sicurezza”
Dopo mesi e mesi di denunce, invano, all’amministrazione aziendale
sulle gravi e precarie condizioni in cui sono costretti a lavorare
da anni parecchi dipendenti del Policlinico
la scorsa settimana lo SLAI Cobas ha deciso di denunciare allo S.PRE.S.A.L.
e al Medico Competente la sistematica violazione, da parte dell’azienda, della L.81/08  e dell’A.Q. Europeo dell’8.10.2004 “Rischio Stress Lavoro-correlato”

Dal 17 ottobre gli Organi aziendali preposti stanno verificando le condizioni ambientali e la sicurezza dei luoghi di lavoro indicati.

Ovviamente, si tratta di un fatto e di un passo davvero importanti per i lavoratori del Policlinico. Finalmente  salute, sicurezza e dignità cominciano ad essere presi in considerazione.

Da tempo lo SLAI Cobas denuncia all’azienda e finanche al prefetto le condizioni da quarto modo in cui sono costretti a lavorare per ben 6/9 ore al giorno parecchi dipendenti.   A cominciare da quelli che da 5 anni vengono letteralmente stipati, come cani, in veri e propri loculi,  nella cosiddetta “baraccopoli del Policlinico”, ovvero nei  4 container di appena 4 mq. cadauno, piazzati in prossimità della direzione generale/sanitaria,  in cui sono allocati 2 dipendenti per baracca, che si occupano dei servizi di: raccolta spazzatura e rifiuti speciali, giardinaggio, distribuzione materiale di cancelleria, ritiro e consegna referti.
Questi lavoratori, a causa della inidoneità ed insalubrità dei luoghi di lavoro (temperature torride in estate e gelate in inverno), oltre ad essere fortemente stressati, hanno anche sviluppato patologie a carico dell’apparato muscolo- scheletrico, quali l’artrosi, la cefalea ecc.. .
Purtroppo non si tratta degli unici dipendenti  vittime della mancanza di sicurezza, infatti ad essi si aggiungono quelli dei tanti uffici, tra cui  protocollo e accettazione, i cui spazi sono ridottissimi( 3/6 lavoratori in 5/10 mq) malgrado per legge le superfici non possono misurare meno di 12 /20 mq. per ogni singolo addetto, come prevede anche la Spending Review.
La cosa altrettanto grave è che anche parecchi dei locali adibiti a DH e ad infermeria sono piccolissimi, fortemente inadeguati, inidonei dal punto di vista della salute e sicurezza di operatori e ammalati.
Tutto ciò denota senza alcun dubbio, il menefreghismo e il disprezzo della vita e della dignità professionale dei dipendenti, da parte dei vertici dell’amministrazione, intenti, mentre il Policlinico continua a sprofondare, sotto ogni aspetto,  a dare incarichi esterni a go go e a fare campagna elettorale ai loro politici di riferimento, invitando “sindacati amici” e lavoratori, alle famose cene elettorali.
Ma quello dello SLAI Cobas è stato solo un primo esposto; infatti sta continuando a  raccogliere tutte le altre segnalazioni da parte dei dipendenti. Inoltre chiamerà tutti i lavoratori interessati alla mobilitazione qualora si renderà necessaria. Provassero i dirigenti aziendali a vivere come dei TERREMOTATI!

I LAVORATORI NON SONO BESTIE!  

LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO NON POSSONO ESSERE
CONSIDERATE UN OPTIONAL

SONO DIRITTI INVIOLABILI SANCITI DALLO STATUTO DEI LAVORATORI,
DALLE NORMATIVE VIGENTI, DA ACCORDI QUADRO EUROPEI E ANCHE  DALLA COSTITUZIONE, E VANNO DIFESI AD OGNI COSTO, NE VA DELLA STESSA VITA
 E DELLA DIGNITA’ DEI LAVORATORI

domenica 21 ottobre 2012

comunicato riunione rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro

testo finale


Si è riunita il 6 ottobre, a Roma, nella sede dell'Unicobas gentilmente concessa, la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro; presenti il Comitato 5 aprile di Roma e operai e lavoratori responsabili dei nodi della Rete di Milano, Bergamo, Ravenna, Taranto, Marghera-Venezia, da Palermo è giunto un intervento, ha dato il suo sostegno alla riunione 'Legami d'acciaio' di Torino THYSSENKRUPP, è intervenuto l'Avvocato Bonetto che ha curato i processi di Torino Thyssen krupp - Eternit.
Presenti come aderenti alla Rete e alla sua attività Slai cobas per il sindacato di classe, USI, Snater e rappresentanti dell'Unicobas.
La riunione è stata aperta dai compagni di Taranto che hanno fatto una relazione sulla questione Ilva che era al centro dell'odg. La relazione - che sarà contenuta in un più ampio resoconto - è partita dal rivendicare alla Rete nazionale con la riuscita manifestazione nazionale tenutasi a Taranto il 18 aprile 2009 la lotta per salute e sicurezza all'Ilva e sul
territorio contro le morti da lavoro e da inquinamento, che aprì la battaglia che oggi si conduce e rese la questione Ilva questione nazionale;
per arrivare alla proposta che questa battaglia vada ripresa come la Rete l'ha portata avanti contro padron Riva, governo, istituzioni, unendo operai dell'Ilva che giustamente difendono il lavoro e la sicurezza in fabbrica e
popolazione, in particolare del quartiere Tamburi, che dicono con chiarezza "basta morti e basta inquinamento per i profitti del padrone".
Sulla questione sono intervenuti tutti i diversi compagni della Rete, approfondendola, sulla linea che lavoro e salute sono battaglie congiunte di operai e masse popolari, in fabbrica e sul territorio.
La Rete ha deciso di organizzare un convegno nazionale a Taranto che definisca anche tramite dibattito, analisi, confronto, tra tutti i partecipanti la piattaforma e data di una manifestazione nazionale a Taranto nel fuoco della lotta in corso a Taranto e in stretto rapporto con gli operai Ilva-indotto e le realtà territoriali in lotta. Il convegno promosso
dalla Rete sarà aperto a tutte le realtà sociali, sindacali e politiche che vogliano contribuirvi, a Taranto come a livello nazionale.
Il Convegno si terrà ai primi di dicembre e entro il 27 ottobre sarà tenuta una riunione organizzativa per definire la data precisa con appello e manifesto di convocazione.
L'Avvocato Bonetto ha portato l'esperienza di come si è costruita la partecipazione operaia ai processi di Torino, per proporre la realizzazione di un modello simile ai processi Ilva per operai e popolazioni.

Il secondo punto all'ordine del giorno ha recepito il documento preparato dai compagni del comitato 5 aprile e ha espresso adesione alla campagna in corso contro le nuove modifiche peggiorative (Bozza Decreto sulla
semplificazione) del D.Lgs 81/2008 sulle disposizioni di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che ne vogliono ulteriormente snaturare la funzione e finalità.

Altri compagne e compagni sono intervenuti sulle condizioni di insicurezza in altre realtà lavorative, in particolare nella scuola dove studenti e insegnanti rischiano anche la vita per lo stato di pericolosità delle scuole, frutto diretto delle politiche e dei tagli dei governi.

La Rete con questa riunione si assume le sue responsabilità di ridare a tutti uno strumento nazionale di elaborazione e lotta, a partire - come è già stato per Testo Unico, Thissenkrupp, Ilva, strage di Molfetta, rapporto precarietà/morti sul lavoro, ecc. - dalla questione più calda oggi: l'Ilva di Taranto, dimostrando sul campo, con il convegno nazionale e la
manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO
bastamortisullavoro@gmail.com


Roma 6 ottobre 2012

mercoledì 17 ottobre 2012


Un'auto si schianta sul ponteggio
due morti e cinque feriti a Catania

Tamponamento e carambola fra sei vetture nei pressi del cimitero. L'impalcatura ha ceduto, un operaio e il proprietario della casa sono precipitati sull'asfalto. In ospedale anche una donna incinta: salvo il bimbo 

Due persone, Agatino Viglianesi, di 45 anni, e Giuseppe Bonaccorso, di 70, sono morte e almeno cinque, compresa una donna incinta che per fortuna non ha perso il bambino, sono rimaste ferite per l'impatto di un furgone contro un ponteggio di un edificio in via di ristrutturazione nella zona del cimitero di Catania. Le due vittime, sbalzate dall'impalcatura, sono un operaio e il proprietario della casa. Nessuno dei feriti appare in pericolo di vita.

Il guidatore del furgone, un uomo di 38 anni, è tra i feriti ed è ricoverato all'ospedale Vittorio Emanuele, dove è sottoposto a diversi accertamenti, compresa la verifica del tasso di alcool o di eventuali sostanze vietate nel sangue. La sua posizione è al vaglio della magistratura.

Secondo una prima ricostruzione, l'uomo, alla guida di un furgone Fiorino, sarebbe passato a velocità sostenuta davanti al cimitero, investendo un'auto e ferendo il suo conducente. Invece di fermarsi, avrebbe continuato la sua corsa travolgendo altri cinque automezzi e abbattendosi, infine, sul ponteggio.

I feriti sono ricoverati in diversi ospedali di Catania, la donna incinta al Santo Bambino. La zona dell'incidente è stata recintata. L'impalcatura, che è pericolante, sta per essere rimossa.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/10/17/news/catania_auto_contro_il_ponteggio_due_operai_cadono_e_muoiono-44716368/

lunedì 15 ottobre 2012

Contributo alla riunione nazionale del 6 ottobre


Secondo i dati ufficiali dell'Inail che come sappiamo non sono mai completamente veri in Sicilia il numero degli infortuni mortali sul lavoro sarebbe diminuito del 40% passando dagli 87 del 2009, ai 56 del 2011.
A parte il fatto che 56 morti sul lavoro non possono essere motivo di soddisfazione, come fanno ogni volta coloro che compilano statistiche, gli ultimi incidenti mortali in Sicilia ci ricordano che anche nel 2012 si continua a morire sul lavoro e come ci ricorda giustamente Soricelli dell'Osservatorio di Bologna: “In Sicilia nel 2011 rispetto al 2010 non c’è stato nessun calo dei morti SUI LUOGHI di lavoro: erano 42 nel 2010 e sono stati 42 nel 2011. Sono 31 dall’inizio dell’anno nel 2012. Il numero inferiore segnalato dall’Osservatorio non deve trarre in inganno: se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere che sono considerati giustamente come morti sul lavoro dalle statistiche ufficiali si arriva tranquillamente a raddoppiare le vittime che segnaliamo.”

A questa situazione comunque va aggiunta un'altra considerazione: se i numeri sono quelli dell'Osservatorio i morti sul lavoro in percentuale sono perfino aumentati dato che nell’isola a causa della crisi si è assottigliato il numero dei cantieri delle opere pubbliche come della ristrutturazione o della nuova costruzione di edifici privati e a decine hanno chiuso gli stabilimenti industriali. Se non c’è lavoro non si muore di incidenti sul lavoro.
La Fincantieri di Palermo ne è un esempio: se gli incidenti sono diminuiti (ma questo è tutto da appurare dato che su questo all'interno vige la consegna del silenzio! Soprattutto per i tanti operai dell'indotto quasi per niente tutelati) è dovuto al fatto che quasi tutti gli operai sono in cassa integrazione da almeno un anno.

In queste classifiche poi non si tiene conto del lavoro nero soprattutto nell'agricoltura e nell'edilizia e anche nel piccolo artigianato che impiega anche tantissimi immigrati.

La Regione Sicilia si vanta dei “risultati” raggiunti attraverso il “Piano straordinario per la tutela della salute e la sicurezza 2010-2012” che nella sostanza si è risolto in milioni ufficialmente spesi (non conosciamo veramente che fine fanno tutti questi soldi) per l'informazione e la “formazione” invece che nella prevenzione vera.
Di questa stessa pasta sono fatti i vari Osservatori e Tavoli tecnici tra Regione e sindacati confederali che tra i punti hanno quello di “promuovere il sostegno alle imprese per la tutela della sicurezza sul lavoro” e “predisporre l’incentivazione dei contratti di apprendistato(!). Due punti nella sostanza contro la sicurezza sul lavoro.

L'utilizzo mai contrastato delle pratiche degli appalti ancora al massimo ribasso sono un costante ricatto nei confronti dei lavoratori e contribuiscono ad accrescere i problemi della sicurezza.

Se la fabbrica, rispetto alla battaglia sulla sicurezza è e resta il cuore del problema, ci sono altri ambiti dei quali non solo si parla meno ma rispetto ai quali non si fa assolutamente niente, come le malattie professionali cui si lega lo stress (per noi ne è un esempio il Policlinico di Palermo dove stiamo seguendo diversi casi che riguardano in particolare lavoratrici ).
Per non parlare delle strutture come gli stessi luoghi di lavoro, le scuole o i centri storici cadenti.

Il “caso Ilva” ha risvegliato anche in Sicilia l'allarme per l'inquinamento ambientale causato principalmente dalle raffinerie di Milazzo (e la magistratura ha aperto adesso un'inchiesta!) e quelle di Priolo-Gela. E quindi ha risvegliato un interesse più generalizzato dell'opinione pubblica siciliana che dobbiamo saper utilizzare per riportare all'ordine del giorno la questione salute e sicurezza nei termini in cui la Rete se ne occupa dalla sua fondazione.

Sull'Ilva, quindi, abbiamo fatto interventi alla Fincantieri e tra i nostri lavoratori dei vari cobas per far conoscere la lotta che la Rete da anni ha iniziato a fare e cosa attualmente fa lo Slai cobas per il sindacato di classe, dobbiamo controinformare e sensibilizzare spiegando la difficoltà della giusta posizione da tenere contro governo e padroni e nella falsa contrapposizione tra “ambiente” e lavoro” perché anche a Palermo il Cobas Confederazione ha diffuso posizioni sbagliate.

L'impegno di un'iniziativa nazionale, sia del convegno che della manifestazione, serve sicuramente a mobilitare su un piano più ampio i lavoratori, che in questo devono essere i primi militanti perché direttamente coinvolti.

venerdì 12 ottobre 2012


Operaio cade da impalcatura
morto sul lavoro a Caltanissetta

L'uomo, Giuseppe La Delfa, operaio di 53 anni, sposato e padre di due figli, stava lavorando con altri colleghi al quarto piano di un edificio, dove erano in corso opere di ristrutturazione

Un incidente mortale sul lavoro è accaduto, poco dopo le 15,30, a Caltanissetta, in un cantiere edile in via S. Giuliano: la vittima è Giuseppe La Delfa, operaio di 53 anni, sposato e padre di due figli. Abitava nel quartiere "Stazzone". Ancora incerta la dinamica.

L'uomo stava lavorando con altri colleghi al quarto piano di un edificio, dove erano in corso opere di ristrutturazione, quando, per cause in corso di accertamento, è precipitato dall'impalcatura compiendo un volo di una quindicina di metri.

Giuseppe La Delfa ha riportato lesioni gravissime e, in fin di vita, è stato soccorso e trasportato nell'ospedale Sant'Elia dove però è morto poco dopo il suo arrivo. Il cantiere è stato sequestrato dalle forze dell'ordine. Due le inchieste aperte sull'incidente: una della magistratura, l'altra dell'ispettorato del lavoro.

lunedì 8 ottobre 2012

Comunicato ufficioso riunione Rete nazionale del 6 ottobre a Roma


verso un convegno nazionale a Taranto
info dalla rete nazionale sulla sicurezza sui posti di lavoro
comunicato rete ufficioso in attesa di comunicato finale

Si è riunita il 6 ottobre, a Roma, nella sede dell'Unicobas gentilmente concessa, la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro; presenti il Comitato 5 aprile di Roma e operai e lavoratori responsabili dei nodi della Rete di Milano, Bergamo, Ravenna, Taranto, Marghera-Venezia, da Palermo è giunto un intervento, ha dato il suo sostegno alla riunione 'Legami d'acciaio' di Torino THYSSENKRUPP, è intervenuto l'Avvocato Bonetto che ha curato i processi di Torino Thyssen krupp - Eternit. Presenti come aderenti alla Rete e alla sua attività Slai cobas per il sindacato di classe, USI, Snater e rappresentanti dell'Unicobas.
La riunione è stata aperta dai compagni di Taranto che hanno fatto una relazione sulla questione Ilva che era al centro dell'odg. La relazione - che sarà contenuta in un più ampio resoconto - è partita dal rivendicare alla Rete nazionale con la riuscita manifestazione nazionale tenutasi a Taranto il 18 aprile 2009 la lotta per salute e sicurezza all'Ilva e sul territorio contro le morti da lavoro e da inquinamento, che aprì la battaglia che oggi si conduce e rese la questione Ilva questione nazionale; per arrivare alla proposta che questa battaglia vada ripresa come la Rete l'ha portata avanti contro padron Riva, governo, istituzioni, unendo operai dell'Ilva che giustamente difendono il lavoro e la sicurezza in fabbrica e popolazione, in particolare del quartiere Tamburi, che dicono con chiarezza "basta morti e basta inquinamento per i profitti del padrone".
Sulla questione sono intervenuti tutti i diversi compagni della Rete, approfondendola, sulla linea che lavoro e salute sono battaglie congiunte di operai e masse popolari, in fabbrica e sul territorio.
La Rete ha deciso di marciare verso una nuova manifestazione nazionale a Taranto preceduta da un convegno nazionale sempre a Taranto che ne definisca, tramite dibattito, analisi, confronto, la piattaforma e la data nel fuoco della lotta in corso a Taranto e in stretto rapporto con gli operai Ilva-indotto e le realtà territoriali in lotta. Il convegno promosso dalla Rete sarà aperto a tutte le realtà sociali, sindacali e politiche che vogliano contribuirvi, a Taranto come a livello nazionale.
Il Convegno si terrà ai primi di dicembre e entro il 27 ottobre sarà definita la data precisa con appello e manifesto di convocazione.
L'Avvocato Bonetto ha portato l'esperienza di come si è costruita la partecipazione operaia ai processi di Torino, per proporre la realizzazione di un modello simile ai processi Ilva per operai e popolazioni.

Il secondo punto all'ordine del giorno ha recepito il documento preparato dai compagni del comitato 5 aprile e ha espresso adesione alla campagna in corso contro le nuove modifiche peggiorative (Bozza Decreto sulla semplificazione) del D.Lgs 81/2008 sulle disposizioni di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che ne vogliono ulteriormente snaturare la funzione e finalità.

Altri compagne e compagni sono intervenuti sulle condizioni di insicurezza in altre realtà lavorative, in particolare nella scuola dove studenti e insegnanti rischiano anche la vita per lo stato di pericolosità delle scuole, frutto diretto delle politiche e dei tagli dei governi.

La Rete con questa riunione si assume le sue responsabilità di ridare a tutti uno strumento nazionale di elaborazione e lotta, a partire - come è già stato per Testo Unico, Thissenkrupp, Ilva, strage di Molfetta, rapporto precarietà/morti sul lavoro, ecc. - dalla questione più calda oggi: l'Ilva di Taranto, dimostrando sul campo, con il convegno nazionale e la manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO
bastamortisullavoro@gmail.com

Roma 6 ottobre 2012

Sicurezza, solo il controllo salva il datore


La vicenda

01|L'INCIDENTE
Un operaio è rimasto folgorato mentre, senza indossare i guanti isolanti, verificava il funzionamento di un impianto di luminarie

02|GIUDIZIO UNANIME
I giudici di merito e la Cassazione hanno ritenuto responsabili gli amministratori dell'azienda datrice di lavoro per non avere controllato la situazione in maniera adeguata


***

Il datore di lavoro non è in colpa in caso di infortunio dei dipendenti, a patto che abbia controllato meticolosamente l'osservanza delle misure di sicurezza da parte loro. A precisarlo è la Cassazione con la sentenza 34747, depositata lo scorso 11 settembre.

In seguito alla morte di un dipendente che, durante l'attività di preparazione delle luminarie in occasione di una festa religiosa, rimaneva folgorato, il Tribunale penale condannava i soci amministratori per il reato di omicidio colposo, poiché gli stessi erano stati imprudenti, imperiti e negligenti nell'osservanza delle norme dettate in materia di sicurezza sul lavoro, nonché per la mancata adozione di precauzioni idonee a scongiurare il verificarsi di eventi pericolosi. Infatti, ha precisato il giudice del merito, il lavoratore, durante la fase di verifica del corretto funzionamento dell'impianto, avrebbe dovuto utilizzare un tester anziché un cicalino, strumento risultato assolutamente inadeguato per la sicurezza dell'elettricista.

In seguito, la pronuncia è stata confermata in grado di appello: secondo la Corte, il decesso dell'operaio si sarebbe potuto agevolmente evitare se il lavoratore fosse stato munito di guanti isolanti, non avesse utilizzato strumenti artigianali per testare le lampadine, non avesse lavorato su un impianto sotto tensione e, infine, se fossero stati predisposti i normali dispositivi di sicurezza atti a interrompere l'erogazione di corrente elettrica in caso di dispersione.

La causa è poi arrivata alla Cassazione, che ha rigettato il ricorso del datore di lavoro e ha ritenuto fondato il ragionamento del giudice d'appello, poiché i conduttori dell'impianto erano sprovvisti di rivestimento isolante adeguato sia alla tensione sia alle condizioni ambientali. Non solo, ma il lavoratore era sprovvisto, tra l'altro, dei guanti isolanti che avrebbero, con ragionevole certezza, impedito la folgorazione pur in caso di contatto delle mani con la corrente elettrica. In altri termini, le prescrizioni poste a tutela del lavoratore sono intese a garantire la sua incolumità anche nell'ipotesi in cui – per stanchezza, imprudenza, inosservanza di istruzioni, malore o altro – egli si sia venuto a trovare in situazione di particolare pericolo.

Il compito del datore di lavoro è molteplice e articolato, e va dalla istruzione dei lavoratori sui rischi di determinati lavori alla predisposizione di misure idonee. Ma – prosegue l'estensore – è doveroso un controllo continuo, pressante, per imporre che i lavoratori rispettino quelle norme, si adeguino alla misure in esse previste e sfuggano alla tentazione di trascurarle. Così, i giudici di Cassazione concludono affermando che il datore di lavoro deve avere la cultura e la forma mentis del garante del bene costituzionalmente rilevante della integrità del lavoratore, e non deve perciò limitarsi a informare gli addetti sulle norme antinfortunistiche previste, attivandosi invece, e controllando sino alla pedanteria, affinché tali norme siano assimilate dai dipendenti nella ordinaria prassi di lavoro.

La sentenza richiama un lontano insegnamento delle Sezioni unite che, con sentenza 6168/1989, ebbero modo di statuire che, al fine di escludere la responsabilità per reati colposi, non è sufficiente che i soggetti garanti impartiscano le direttive, ma devono controllarne con prudente e continua diligenza la puntuale osservanza. Del resto, le stesse norme antinfortunistiche impongono al datore una continua sorveglianza dei lavoratori per evitare imprudenze e prevenire infortuni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA



Il sole 24 ore
08/10/2012

giovedì 4 ottobre 2012

cade su paletto acuminato, grave operaio a Messina


Infortuni: cade su paletto acuminato, grave operaio a Messina

Messina, 4 ott. - (Adnkronos) - Un operaio di 52 anni e' ricoverato in gravi condizioni in ospedale a Messina perche' mentre lavorava in un cantiere edile a Barcellona Pozzo di Gotto, per motivi ancora da accertare, ha perso l'equilibrio e si e' conficcato la punta acuminata di un paletto di recinzione nel collo poco sotto la mandibola.
(04 ottobre 2012 ore 21.32)

ROMA 6 OTTOBRE - RIUNIONE NAZIONALE RETE SICUREZZA


COMUNICATO RADIO STAMPA - DA DIFFONDERE E DIVULGARE. INVITO A PARTECIPARE

E' CONFERMATA PER IL 6 OTTOBRE 2012 A ROMA, la riunione della RETE NAZIONALE
SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, DALLE 10 ALLE 15, A VIA TUSCOLANA 9 C/O SEDE UNICOBAS.
La riunione è aperta a tutti-e, con particolare riguardo ai delegati e delegate di posto di lavoro (Rsa, RSU)
e agli RLS, ma possono partecipare singoli lavoratori e lavoratrici, pensionati, studenti, collettivi strudenteschi, 
comitati di cittadini e cittadine...
A causa della inagibilità della sede di via Giolitti 231
la riunione è spostata, stessa data e stesso orario,
presso la sede dell'UNICOBAS in Via Tuscolana 9
a 50 metri dalla fermata METRO A - RE DI ROMA
(la quinta mi sembra da TERMINI)- direzione anagnina

ricordiamo a tutti-e invito e ORDINE DEL GIORNO
    relazione taranto su questione Ilva di Taranto
    con proposta  iniziativa nazionale (manifestazione o
convegno) a Taranto (si propone 3 o 4 novembre)
 -  la lotta attuale contro le morti sul lavoro e le nuove iniziative
della RETE su scala nazionale
- INFORMAZIONI SU MODIFICHE IN PEGGIO TESTO UNICO SULLA SICUREZZA
PREVISTE NEL DECRETO SEMPLIFICAZIONI BIS DI MONTI....
  questione aggiornamento nome, struttura,bollettino, rapprorti
con tutte le realtà operanti su scala nazionale su salute e sicurezza in
fabbrica e sul territorio
 le strutture e le situazioni collettive e individuali della rete nazionale

trasmette USI e mail usiait1@virgilio.it (per messaggi di conferma),

Raffineria di Milazzo la procura apre inchiesta per inquinamento...


Milazzo, raffineria a rischio inquinamento: indaga la Procura

 

Da un rapporto dell'Arpa sulla qualità dell'aria sarebbero stati riscontrati "fenomeni di concentrazione di idrocarburi", sostanze pericolose per la salute


MILAZZO. Dopo l'Ilva a Taranto, si teme un nuovo caso a Milazzo dove torna l'allarme per il rischio inquinamento dovuto ai fumi della Raffineria. La Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, come ricostruisce "la Repubblica" di Palermo, ha aperto un'inchiesta dopo aver acquisito un rapporto dell'Arpa sulla qualità dell'aria: sarebbero stati riscontrati "fenomeni di concentrazione di idrocarburi e sostanze solfarate riconducibili a cicli di lavorazione di prodotti petroliferi", e che quei fumi esistenti nell'aria contengono sostanze pericolose alla salute. 
Bocche cucite in Procura. Sul tavolo del procuratore Salvatore De Luca, ci sarebbero anche numerosi esposti inviati da associazioni ambientalistiche e singoli consiglieri comunali. 
Nei giorni scorsi il sindaco, Carmelo Pino, ha scritto alla Raffineria "per conoscere se ci sono problemi negli impianti, nel processo di lavorazione o nella movimentazione di prodotti
petroliferi in ambito portuale". L'azienda ha risposto dando rassicurazioni.

Gds online 29/9/12

mercoledì 3 ottobre 2012

SCUOLE SENZA SICUREZZA


ROMA - Una scuola su 5 (20,7%) non è sicura, mentre una su tre (36%) - quanto a sicurezza - rasenta appena la sufficienza. Lo rileva il “Rapporto su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici” di Cittadinanzattiva, svolto su un campione di 111 istituti italiani, da Nord a Sud. Dal rapporto, presentato ieri a Roma, emerge che il 21% degli edifici ha uno stato di manutenzione inadeguato. Interventi di tipo strutturale sono stati richiesti dal 45%, ma in più della metà dei casi (58%) non c'é stata risposta da parte dell'ente proprietario.

Solo una scuola su quattro (24%) è in regola con le certificazioni di sicurezza, il 59% è a rischio sismico, il 23% ha accessi comunicanti direttamente con la strada, il 78% non ha porte con apertura antipanico e il 54% non ha un ascensore. Più della metà delle aule (57%) - si legge nel rapporto - ha le finestre rotte, il 49% è senza tapparelle o persiane; in un'aula su 4 sono presenti segni di fatiscenza, come umidità, muffe, infiltrazioni d'acqua oltre che distacchi di intonaco visibili in un'aula su 10 (14%). Le aule devono inoltre fare i conti con barriere architettoniche (11%) e pavimenti sconnessi (10%), che ostacolano gli studenti con disabilità, e con il sovraffollamento: una classe su 4 del campione ha più di 25 alunni. Mancano infine le palestre (non ci sono nel 46% degli edifici) e in un terzo dei casi i cortili sono usati come parcheggio.

Secondo lo stesso rapporto, poi, solo un istituto scolastico su tre (circa il 30%) non ha un’aula computer. Mentre “si annuncia la scuola 2.0” - osserva l'associazione - e si attende la rivoluzione digitale tra i banchi, la strumentazione manca in un terzo degli edifici. Assenti, tra gli altri, anche mense e biblioteche: le ospitano rispettivamente un edificio su tre e uno su due.

“L'emergenza edilizia scolastica deve essere affrontata con interventi strutturali: è decisivo fare una scelta. I soldi sono quelli che sono, se c'é la volontà di porre la scuola al vertice delle preoccupazioni i pochi fondi si destinino a questo tipo di intervento”, ha ha detto il capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, in occasione della presentazione a Roma del rapporto di Cittadinanzattiva.

La crisi economica, ha sottolineato Gabrielli, fa capire che “non si può più spendere più di quanto si ha. Come avviene in famiglia, anche con le finanze pubbliche bisogna fare una scelta” e decidere su cosa investire.

RIFIUTI PERICOLOSI A CARINI


Si tratta di quelle notizie che raramente raggiungono il grande pubblico, ma che rappresentato le mille situazioni di pericolo diffuse sul territorio nazionale

***

Rifiuti pericolosi a Carini

Area posta sotto sequestro

Sequestrata nel rione Sofia vicino al cimitero di Carini un’area di cinque mila metri quadrati contenente seimila metri cubi di rifiuti sotterrati. Grossi cumuli di materiale pericoloso che ha innalzato il livello del terreno. Il sequestro è stato disposto dalla procura della Repubblica. Un accumulo spaventoso di rifiuti pericolosi.
“Sono in corso indagini per individuare chi ha trasformato quest’area in discarica abusiva, i responsabili - dice Marco Venuti comandante della polizia municipale. La pena può arrivare nei casi più gravi all’arresto da sei mesi a due anni e all’ammenda da 2.600 euro a 20.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi.”
Spetterà adesso agli agenti fare eseguire la caratterizzazione del terreno per stabilire tempi e modi per bonificare il terreno.

Gds 1 ottobre 2012

Gli infortuni mortali sul lavoro diminuiti del 40% in 2 anni


Secondo i dati ufficiali dell'Inail che non sono mai completamente veri e a questa situazione comunque va aggiunto il commento riportato alla fine dell'articolo, e cioè che uno dei motivi non dichiarati è la diminuzione della produzione: meno lavoro, minori possibilità di infortuni

****
Formazione adeguata con corsi accreditati
Istituita un’apposita Commissione di verifica

Palermo – E’ diminuito del 40% in Sicilia, in appena due anni, il numero degli infortuni mortali sul lavoro: 87 sono stati i casi registrati nel 2009 e 56 quelli nel 2011 (fonte dati Inail).

Il dato è anche frutto delle iniziative, promosse dall’assessorato regionale della Salute, avviate con lo scopo di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Iniziative che hanno preso il via con il Piano regionale straordinario per la tutela della salute e la sicurezza 2010-2012.
Con un decreto già pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, l’assessorato regionale della Salute punta ulteriormente sulla formazione, che assume un ruolo strategico per l’abbattimento degli infortuni e la prevenzione delle malattie professionali.
Il decreto recepisce gli ultimi tre accordi presi in Conferenza Stato-Regioni e detta le nuove linee guida per una migliore organizzazione, efficienza ed efficacia dei Corsi di formazione sia per datori di lavoro sia per dirigenti, preposti e lavoratori.
Presso il Dipartimento attività sanitarie sarà istituito l’Elenco regionale di soggetti formatori nel quale saranno inseriti tutti coloro che dimostreranno di possedere le caratteristiche e i requisiti per potere erogare un’adeguata formazione.
Per quanto riguarda la formazione di lavoratori, dirigenti e preposti sarà anche istituito l’Elenco regionale degli Organismi paritetici e degli Enti bilaterali. In questo modo si renderà più agevole ai datori di lavori, l’individuazione degli Organismi ai quali dovranno rivolgersi per l’attività di collaborazione prevista dalla normativa vigente.
Pe la valutazione dei suddetti requisiti è stata creata una Commissione costituita da dirigenti regionali, dirigenti delle Asp e dell’Inail e da rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori.
Le disposizioni contenute nel nuovo decreto permetteranno di verificare la correttezza formale e sostanziale nell’attuazione di tutte le fasi dei corsi di formazione, dall’avvio degli stessi alle verifiche di apprendimento.
L’altro motivo che la regione però non dichiara è la diminuzione della produzione. Meno lavoro, minori possibilità di infortuni.

Quotidiano di Sicilia
21 settembre 2012

Denuncia e proposta del procuratore Guariniello

Il festival di Piacenza
Sicurezza lavoro a caccia di certezze

Una Procura nazionale per la sicurezza del lavoro e una banca dati sanitaria centralizzata per lo screening induttivo delle malattie professionali. Raffaele Guariniello, tra gli ospiti della seconda giornata del Festival del diritto, rilancia l’idea di un’unica regia per perseguire reati a bassa sensibilità sociale (almeno prima delle inchieste Eternit e Thyssenkrupp) ma ad alto impatto sulla salute, e aggiunge l’ipotesi di una rete di raccolta dati sulle cause dei decessi.

A convincere il magistrato torinese ad adottare il modello “centralizzato” delle investigazioni sono vari motivi: “Ci sono aree del Paese, per esempio la Calabria – ha detto Guariniello – dove gli infortuni sul lavoro non sono perseguiti (un ufficio ne ha trattati 21 in 10 anni). Il motivo? I medici non segnalano i fatti per paura di ritorsioni , così la gestione della persona infortunata passa all’uomo d’onore. È così che si rispetta la dignità umana del cittadino?”. E la storia Thyssen – gli operai morti nel tragico incendio del 2007, ndr -  dimostra che è possibile fare indagini molto complesse in tre soli mesi, dando giustizia alle vittime senza temere la prescrizione. Ma a Torino è stato possibile – ha detto il magistrato – solo perché lavoriamo in pool specializzati. In quante delle 120 procure del Pese è possibile coltivare risorse professionali per perseguire reati così complessi?” C’è poi anche il tema delle sedi periferiche delle grandi aziende: “Possibile che, di fronte ai medesimi standard di violazione di norme, due o più procure arrivino a risultati spesso antitetici?”

Guariniello chiederà al Governo anche di sperimentare il sistema-Torino dei data base sanitari: “In 15 anni abbiamo analizzato 26.690 referti per patologie “sintomatiche”: ricostruendo la carriera di questi lavoratori abbiamo innescato 16.639 inchieste. Senza la banca dati quelle persone sarebbero morte e dimenticate senza lasciare traccia”.

Il sole 24 ore
29 settembre 2012

martedì 2 ottobre 2012

Aggiornamento morti sul lavoro in Italia


Da 5 anni l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro  fa il monitoraggio dei lavoratori che muoiono
sul lavoro, e ogni anno si assiste a toni trionfalistici sull'andamento di cadutisullavoro.blogspot.comqueste morti che calano in continuazione.  In realtà i morti *SUI LUOGHI DI LAVORO*, quelli che si possono sicuramente annoverare tra le morti sul lavoro salgono tutti gli anni. In questi 5 anni solo tra il 2009 e il 2010 c'è stato un leggero calo delle vittime *SUI LUOGHI DI LAVORO*, Come spiegare allora queste differenze? Le statistiche ufficiali, per ragioni contributive, mettono insieme i morti sui luoghi di lavoro e quelli che muoiono sulle strade e in itinere, che sono considerati a tutti gli effetti morti sul lavoro, e in per davvero in itinere registriamo un calo che abbassa il numero totale di morti, mentre se si prende in esame solo i morti sui LUOGHI DI LAVORO le vittime aumentano, questo casa vuol dire? Che in realtà sui luoghi di lavoro, non c'è maggiore attenzione per la prevenzione, ANZI..... La crisi ha prodotto anche minore attenzione per questo fenomeno. Tra l'altro intere categorie di lavoratori non vengono "conteggiate" tra le morti sul lavoro, ma questo non vuol dire che queste vittime, solo perchè non dispongono di una certa assicurazione non si devono considerare morti sul lavoro. Anche tantissimi lavoratori che muoiono in nero risultano "invisibili" e non vengono aggiunti tra le morti sul lavoro. La crisi pesantissima ha prodotto un abbassamento delle tutele sulla *Sicurezza,* soprattutto in piccole e piccolissime aziende, ed è per questo che nonostante il numero dei disoccupati sia aumentato
esageratamente non si assiste anche quest'anno ad un calo consistente di lavoratori che muoiono lavorando. Carlo Soricelli

Dal primo gennaio ad oggi 2 ottobre sono morti SUI LUOGHI DI LAVORO 469 lavoratori ( tutti documentati). Sono oltre 930 dall'inizio dell'anno se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere o sulle strade. L'Osservatorio considera "morti sul lavoro" tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessuna assicurazione e muoiono lavorando in "nero".

I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO PER CATEGORIA.
Il 33,9% delle vittime sono in agricoltura, di queste la metà schiacciate dal trattore (85 dall'inizio dell'anno). Edilizia 28,% sul totale, in questa categoria quasi il 30% delle morti è causata da cadute dall’alto. Industria 16,1%, quest'anno quasi la metà di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia. Servizi 5,8%. Autotrasporto 5,1%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,7% nella Polizia di Stato (tutte le morte causate in servizio sulle strade). Il 13,3% dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri. Eta' delle vittime: il 4,9% hanno meno di 29 anni, dai 30 ai 39 anni il 14,1%, dai 40 ai 49 anni il 24,48%, dai 50 ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69 anni il 9,5%, il 12,8% ha oltre 70 anni. Del 16,5% non siamo a conoscenza del’età.

Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province.

La Lombardia ha 57 morti e la provincia di Brescia con 17 morti risulta prima in questa triste classifica assieme alla provincia di Torino, se si esclude la provincia di Modena che ha tantissimi lavoratori morti per il terremoto, come negli ultimi anni Brescia è sempre ai vertici delle province con più morti sui luoghi di lavoro, provincia di Bergamo 7, como, Lecco e Lodi 2, Mantova 5, Milano 5, Pavia, Sondrio 4, Varese 6, monza 3. Emilia Romagna 53 morti compresi i lavoratori deceduti sotto le macerie del terremoto del 20 e 29 maggio, province di Modena 17 morti, di Ferrara 8, Bologna 8 morti, Reggio Emilia 5 morti, Forlì Cesena e Piacenza 4 morti, Parma 3 morti, Rimini e Ravenna 2. Piemonte 33 morti, la provincia di Torino risulta in questo momento con 17 vittime la prima in Italia per numero di morti sui luoghi di lavoro, di Cuneo 7 morti, 3 morti Alessandria e Novara, 2 morti Asti, 1 morto Verbania e Vercelli. Sicilia 33 morti, con la provincia di Catania con 6 morti, di Palermo e Trapani 5 morti, Agrigento e Messina 4 morti, Caltanisetta 3 morti, Enna Ragusa e Agrigento 2 morti. Campania 32 morti, provincia di Salerno 12 morti, di Avellino 9 morti, Benevento 6 morti, Napoli 4 morti, Caserta 1 morto. Toscana 30 morti (37 con i morti in mare sulla Costa Concordia affondata sulle coste dell' isola del Giglio), dei due fratelli del peschereccio affondato al largo di Livorno e di un sub), la provincia Firenze 5 morti, di Livorno e Pisa 5 morti Grosseto e Massa Carrara 4 morti, 4 morti Arezzo, 2 morti Lucca, Siena e Prato 1 morto. Veneto 28 morti con le province di Verona e Treviso 6 morti, di Padova 5 morti, Vicenza, 4 morti, Belluno 3 morti, Rovigo 2 morti, Venezia 1 morto. Abruzzo 22 morti con la province di Chieti con 10 morti, di Pescara 8 morti, Teramo 3 morti, L’Aquila 2 morti. Lazio 21 morti provincia di Roma 9 morti, di Frosinone 6 morti, Viterbo 5 morti, Latina 1 morto. Puglia 20 morti, provincia di Bari 10 morti, Brindisi e Foggia 4 morti, Lecce 2 morti, Bat 1 morto. Calabria 18 morti, provincia di Reggio Calabria 5 morti, di Catanzaro 4 morti, Cosenza e Vibo Valentia 3 morti, Crotone 2 morti. Trentino Alto Adige 16 morti, provincia di Bolzano 10 morti, di Trento 6 morti.
Liguria 15 morti, provincia di Genova 7 morti, di Savona 4 morti, Imperia e La Spezia 2 morti. Friuli Venezia Giulia 12 morti, provincia di Pordenone 4 morti, Udine e Gorizia 3 morti, Trieste 2 morti. Marche 10 morti, provincia di Ancona 5 morti, Macerata 3 morti, Pesaro Urbino e Ascoli Piceno 1 morto. Umbria 9 morti, provincia di Perugia 8 morti, di Teramo 1 morto. Sardegna 10 morti, 4 morti nella provincia di Nuoro, 2 morti in provincia di Oristano, 1 morto Carbonia Iglesias, Medio Campisano, Ogliastra e Sassari. Basilicata 6 morti, 4 morti nella provincia di Matera, di Potenza 2 morti. Molise 4 morti, provincia di Campobasso 3 morti, 1 morto in provincia di Isernia. Val D'Aosta, Aosta 1 morto.

Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come "morti per incidenti stradali"

Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 dell'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il numero di morti sui luoghi di lavoro per ciascuna provincia italiana e grafici inerenti all'età, professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni mortali.

POLICLINICO DI PALERMO: Crolla l’intonaco, boato e paura in Chirurgia generale


POLICLINICO. Intervento immediato per rimettere il controsoffitto
Crolla l’intonaco, boato e paura in Chirurgia generale
Crolla un pezzo di intonaco al Policlinico e si trascina un controsoffitto di metallo, è sera e il boato lo percepisce solo il portiere del complesso Chirurgia generale – Trapianti d’organo e chirurgia urgente.
Allarme immediato, nel giro di pochi minuti arrivano medici e dirigenti con il capo dell’ufficio tecnico Ferdinando Di Giorgi: dopo poche ore gli operai sono al lavoro e già da stamattina tutto rientra, i pannelli murali sono loro posto, anche se non tutti, e le macerie sparite.
“Un episodio che è stato fronteggiato in tempi rapidi – spiega Di Giorgi – il crollo non ha causato gravi danni, non ha coinvolto persone e non ha interferito con il normale funzionamento dei padiglioni universitari in quanto è avvenuto in un corridoio attraverso il quale si accede agli uffici e dove non è previsto un passaggio frequente di utenti”.
Ore 22 e 30 di giovedì in Chirurgia generale la caduta dell’intonaco del solario si porta dietro il controsoffitto metallico sottostante e il portiere arriva di corsa.
Al telefono viene chiamato DI Giorgi, sopralluogo e la disposizione del divieto di transito per tutta la mattinata di ieri. È lui che racconta le modalità di intervento di messa in sicurezza e i motivi che hanno causato il distacco. “Abbiamo rimosso i pannelli che coprono le condutture dei servizi – continua Di Giorgi – e verificato che il distacco non può essere considerato sorprendente vista l’epoca della struttura che è realizzata con il calcestruzzo del 1934, ai tempi in cui è stato realizzato il Policlinico universitario.”
Il grande intervento sul Policlinico è già stato predisposto. Dopo anni di attesa “è un grande appalto che rivoluzionerà il complesso universitario, lavori da 39 milioni già assegnati”.
Per il crollo dell’intonaco in Chirurgia gli operai sono intervenuti ieri alle 15 e in serata è stato tolto il divieto di transito.

Gds
29 settembre 2012

lunedì 1 ottobre 2012

Forestale muore mentre tenta di spegnere un rogo, è il secondo ques'anno


Giornale di Sicilia Online: Forestale muore mentre tenta di spegnere un rogo


01/10/2012 9.04.00
Giuseppe Perri, 55 anni, si è accasciato a terra, forse per un infarto, mentre interveniva nell'incendio della Valle dell'Imera. E' la seconda tragedia di quest'anno

PIETRAPERZIA. E’ morto, forse per un arresto cardiaco, mentre difendeva la sua terra da un incendio. Giuseppe Perri, 55 anni di Barrafranca, faceva parte della Sab, Squadra antincendio boschivo. Sposato, con due figli, Perri è la seconda vittima della Forestale quest’anno: ad agosto era morto un operaio di Castronovo di Sicilia.
Al momento del decesso, Perri stava intervenendo insieme alla sua squadra nella riserva orientata della Valle dell’Imera meridionale per spegnere un incendio che stava divorando alcune specialità florovivaistiche della zona. Dopo circa un’ora di lavoro, Perri si è accasciato per terra. I suoi compagni di lavoro sono accorsi immediatamente in suo aiuto e lo hanno trasportato alla Residenza sanitaria assistenziale, di via Sant’Orsola, a Pietraperzia. L’équipe del 118, guidata dal dottore Eduardo Campione, ha tentato inutilmente di salvarlo tramite respirazione bocca a bocca e defibrillatore. Sul posto sono arrivati i carabinieri della stazione locale e il comandante della Forestale, distaccamento di Pietraperzia, ispettore superiore Filippo Emma. «Lascerà un grande vuoto fra di noi», ha commentato Emma.