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sabato 16 novembre 2013

Il Comune: tredici scuole da chiudere ma l'assessore blocca le ordinanze Problemi di sicurezza, il dirigente della Protezione civile propone di chiudere tredici plessi e di istituire i doppi turni in altri quattordici. Scoppia la bagarre: l'assessore ferma le ordinanze. "Nessun pericolo reale"

TREDICI scuole della città non risultano sicure, gli uffici tecnici del Comune ne chiedono la chiusura. Altre quattordici dovrebbero adottare subito doppi o tripli turni perché non possono contenere più di cento persone, sempre per problemi di sicurezza. E scoppia la bagarre, con il settore Manutenzioni e Protezione civile da un lato che invia per la firma all'amministrazione le ordinanze di chiusura dei plessi, dall'altro Orlando e l'assessore Evola che bloccano tutto e frenano sui provvedimenti.

La querelle sulla sicurezza delle scuole tra l'assessore Barbara Evola e il dirigente responsabile dell'area Manutenzione e Protezione civile, Sergio Pollicita, inizia a settembre. Quando il dirigente invia una nota ai capi di tredici istituti sprovvisti di certificazione di conformità dell'impianto elettrico, comunicando che il settore Manutenzioni ha proposto al sindaco la chiusura dei plessi. I presidi di altri 14 istituti vengono invitati ad attivare le cosiddette "misure compensative",
perché i plessi in questione sono privi di certificato di prevenzione incendi e non potrebbero accogliere più di cento persone alla volta. E i presidi dovrebbero attivare doppi e tripli turni per ridurre i rischi.

Una situazione che esisteva anche l'anno scorso e che va avanti da tempo. Ma quest'anno Pollicita, responsabile del settore, non intende più soprassedere: nei mesi scorsi il dirigente è stato multato da Asp e vigili del fuoco per ben due volte, e non ha intenzione di continuare ad assumersi responsabilità per carenze strutturali che non può risolvere a causa della mancanza di fondi.

Questi i plessi che, secondo la nota di Pollicita, dovrebbero chiudere i battenti: due sedi del Mantegna- Bonanno in via Pitrè e via Bologni, Marconi, Capuana, Piazzi-Giovanni XXIII, Arenella Di Bartolo, D'Acquisto- Turrisi Colonna, Di Vittorio-Mattarella, Antonio Ugo, Cesareo, Gregorio Russo, Fianchetti e Sciascia- Smith.
Quattordici, invece, quelli che dovrebbero contenere al massimo 100 alunni e che quindi dovrebbero attivare più turni al giorno per essere in regola: Salgari, Mantegna di piazza Pietro Micca, le due sedi del Cruillas in via Rosmini in via Inserra, Giotto-Palagonia, Federico II-La Masa, Manzoni, Quasimodo-Oberdan, Sauro Nazario, Sauro Nazario-Alagna, D'Acquisto-Turrisi Colonna, Di Vittorio-Natoli, De Amicis e Don Milani

Nelle scuole scoppia il caos: i dirigenti sono in allarme perché il problema, anche se antico, è reale. E l'allarme potrebbe rischiare di gettare nel panico le famiglie. L'assessore Evola tenta di correre ai ripari scrivendo a sua volta, affermando che nessun provvedimento di chiusura sarà adottato: "Non sarà firmata alcuna ordinanza, né da parte mia, né parte del sindaco e su questo abbiamo avuto anche l'appoggio del prefetto. La mancanza delle certificazioni, sebbene sanzionabile, non costituisce pericolo per gli utenti. Sono problemi vecchi di anni. Non si possono lasciare più di 7 mila alunni a casa senza un effettivo pericolo".

Ma quello fra l'assessore e il dirigente è un braccio di ferro, tanto che Pollicita torna alla carica il 9 ottobre con un nuovo invito ai dirigenti identico a quello del 6 settembre, in cui afferma in sostanza che la responsabilità tecnica è una cosa, quella politica è un'altra: la scelta dell'amministrazione non elimina il pericolo. E che i dirigenti che tengono gli alunni nelle scuole "incriminate" lo fanno a loro rischio. "Il problema sussiste 
 -  dice Federico Passaro, responsabile dell'Ufficio edilizia scolastica del provveditorato di Palermo  -  perché le scuole che sono sfornite di una o più certificazioni sono diverse e le risorse per adeguare tutti i plessi non ci sono ". Per uscire dall'impasse, nei prossimi giorni, i dirigenti coinvolti si riuniranno con l'assessore Evola per capire il da farsi. Chiudere le scuole, fare i doppi turni o lasciare tutto com'è?

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/11/16/news/il_comune_tredici_scuole_da_chiudere_ma_l_assessore_blocca_le_ordinanze-71134036/

giovedì 14 novembre 2013

mercoledì 13 novembre 2013

Basta morti sul lavoro! 14 novembre giornata nazionale di mobilitazione

Comunicato stampa
Palermo, 13 novembre 2013

Basta morti sul lavoro!
14 novembre giornata nazionale di mobilitazione

È di qualche giorno fa l'ultimo morto sul lavoro in Sicilia (un muratore di 37 anni), che purtroppo si aggiunge ai circa 40 dall'inizio dell'anno solo nella nostra isola: sono già oltre 500 in tutta Italia (escluso quelli che muoiono lungo la strada per raggiungere o ritornare dal lavoro che sono altrettanto). Ogni volta davanti a queste notizie (che riguardano in percentuale maggiore agricoltura e edilizia ma in pratica quasi tutti i settori lavorativi) tutti si dicono scandalizzati e indignati, dalle istituzioni ai sindacati confederali, ma nella sostanza non muovo un dito, fanno in modo sempre che sia qualcun altro ad occuparsi di questo tragico problema sociale.

Le lavoratrici e i lavoratori vengono lasciati soli a sbrigarsela con il padrone o il dirigente di turno che talvolta vengono messi sotto processo per la non applicazione delle leggi sulla sicurezza e che raramente pagano per questi, che per noi dovrebbero essere considerati omicidi premeditati e puniti di conseguenza.

Lo spettro della disoccupazione e la precarietà senza fine, e il tantissimo lavoro nero, costringono spesso questi lavoratori, e di conseguenza le loro famiglie, a subire condizioni di lavoro inaccettabili per un paese civile. Come per le tantissime cause intentate da lavoratori e organizzazioni per esempio sulle morti causate da disastri ambientali (vedi il polo petrolchimico Gela-Priolo-Augusta o la raffineria di Milazzo) che si perdono per anni nei meandri dei palazzi di giustizia. A tutto questo si aggiunge in Sicilia la burocrazia e la confusione tra le funzioni dei diversi enti che dovrebbero sovrintendere alla sicurezza e al rispetto delle leggi.

Se a livello nazionale i parenti delle vittime del lavoro (Thyssen, Umbria Olii, Viareggio, Mecnavi, Mineo, Molfetta e i tantissimi altri a gruppo o individuali) aspettano ancora giustizia e vanno seguendo i vari processi in corso rivivendo la tragedia ogni volta, le tanto sbandierate politiche di controllo e prevenzione e i “protocolli” vari firmati dai responsabili della Regione Siciliana non hanno impedito affatto che la nostra isola risulti seconda in questa allucinante classifica di morti sul lavoro, e questo nonostante la crisi che ha portato ad un calo di attività aziendale, tale da far parlare di desertificazione industriale! Meno persone al lavoro e più morti sul lavoro! È questa verità che dimostra quanto poco vengano applicate le leggi sulla sicurezza.
A questo si aggiunge lo stato a dir poco disastroso delle strutture pubbliche, dalle scuole agli ospedali, dalle strade alle discariche che rappresentano un pericolo costante per la salute e un lento avvelenamento della vita collettiva.

A livello locale, siamo impegnati in particolare in questo momento, in una complessa attività fatta di manifestazioni e denunce a tutti i livelli, che tocca le condizioni di lavoro dei lavoratori e lo stato delle infrastrutture del Policlinico di Palermo.
La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sui territori domani ha indetto una giornata nazionale di mobilitazione, che vuole essere anche un appello, per un raccordo tra le tantissime lotte in corso al fine di sviluppare in tutto il paese una capacità di risposta che riesca a contrastare la precarietà che produce morti, il menefreghismo delle istituzioni, la criminalità intrinseca dei padroni e di tutti coloro che non tengono conto della vita di chi lavora per vivere non applicando le leggi sulla sicurezza: una mobilitazione capace di pretendere verità e giustizia per tutti i lavoratori uccisi per il profitto dei padroni.

Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sui territori


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