Il nodo Palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con questo blog intende creare uno spazio libero di informazione di classe aperto a tutti coloro che ((consapevoli della continua strage di lavoratori morti sul e per il lavoro)) vogliano contribuire alla lotta -- BASTA MORTI E INFORTUNI IN NOME DEL PROFITTO T -- PADRONI ASSASSINI PAGHERETE CARO . PADRONI ASSASSINI PAGHERETE TUTTO -- per un contatto diretto 338-3342733 o 338- 7708110 oppure retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

sabato 13 dicembre 2014

Morto per amianto altro ex operaio della Sacelit

S. Filippo del Mela

Fabbrica di amianto, morto ex dipendente

è morto un altro ex dipendente della società Sacelit di San Filippo del Mela (Me). Santo Cambria aveva compiuto da poco 74 anni e aveva lavorato nella "fabbrica della morte" per 28 anni, con mansioni di addetto alla macchina formatrice lastre piane e alla produzione di canne quadrangolari, serbatoi per acqua e pezzi speciali di eternit. A Cambria, agli inizi del 1973, l'Inail di Milzzo aveva riconosciuto la malattia professionale per "silicosi polmonare". Patologia che, secondo gli stessi medici, non è collegata con l'esposizione alle fibre di amianto.

il giornale di sicilia
3/12/14

sabato 6 dicembre 2014

LA SICILIA PIENA DI AMIANTO

L'esperto: la Sicilia piena di amianto
di Flavia Perricone — 05 Dicembre 2014
Ezio Bonanni, il presidente nazionale ONA (Osservatorio Nazionale Amianto): "Molte imprese del Nord hanno ubicato in Sicilia tutte le attività più pericolose per la salute"
amianto, Sicilia, Cronaca
PALERMO. La Sicilia e l’amianto. Un binomio familiare a tutti gli isolani, dal momento che ormai quasi tutti i siti siciliani sono praticamente immersi in questo materiale pericoloso.
A denunciarlo è Ezio Bonanni, il presidente nazionale ONA (Osservatorio Nazionale Amianto), durante la trasmissione radiofonica Ditelo A Rgs. “Abbiamo presenza massiccia di amianto in tutti i siti siciliani – spiega-. C’è stato un immobilismo anche da parte degli enti regionali”.  A Messina, ad Augusta e  nel capoluogo, sono moltissime le strutture in cui è presente l’amianto: si pensi alle scuole, agli ospedali, alle caserme, e anche alle installazioni della marina militare; prima del 1992, anno in cui venne approvata la legge n. 257, che metteva al bando l’amianto, non esisteva nessun obbligo di bonifica per le istituzioni, né un divieto d’uso.

Ma le cause sono anche da ricercarsi al nord d’Italia. “Molte imprese del Nord hanno ubicato in Sicilia tutte le attività più pericolose per la salute - continua Bonanni -, come l’industria petrolchimica di Gela, o Fincantieri a Palermo: entrambe hanno fatto largo uso di amianto nella loro produzione, con tragiche conseguenze, non solo attuali, ma anche per i prossimi decenni”.

martedì 25 novembre 2014

Operaio morì sulla nave, quattro indagati: "Violate le norme di sicurezza"

Operaio morì sulla nave, quattro indagati: "Violate le norme di sicurezza"
Alessandro Di Trapani perse la vita mentre lavorava sulla Cossyra. Sotto accusa armatore, comandante, un altro ufficiale e l'impresa


15 novembre 2014


ALESSANDRO Di Trapani non doveva morire quel giorno di maggio dentro alla motonave Cossyra. Non sarebbe successo nulla, sostiene la procura, se solo quell'operaio fosse stato avvertito che non doveva usare quella saldatrice perché c'erano vapori infiammabili che avrebbero innescato un incendio. E, invece, accadde esattamente questo: lui azionò, senza indossare alcuna protezione, quella saldatrice che innescò una fiammata. Morì il giorno dopo per le gravi ustioni che avevano ricoperto per il 75 per cento il suo corpo.

Per quell'incidente sul lavoro sulla nave Cossyra, ormeggiata al porto nel bacino di carenaggio della società Adorno, fuori dall'area di Fincantieri, il procuratore aggiunto Salvo De Luca e i pm Gianluca De Leo e Laura Vaccaro hanno iscritto sul registro degli indagati quattro nomi. Sotto inchiesta sono finiti Francesco Fontana, il legale rappresentante "Traghetti delle isole spa", società di armamento della Cossyra, Gaspare Cavasino, comandante della Cossyra e responsabile della sicurezza a bordo, Natale Pizzimenti, direttore di macchina della motonave, Vincenzo Chiavazzo, legale rappresentante della Elyteam srl, l'impresa per la quale da due settimane Di Trapani era stato assunto come elettricista e che era incaricata di eseguire i lavori di rifacimento dell'impianto di automazione del traghetto.

I quattro indagati violarono le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, sostiene la procura. In questi mesi i vigili fuoco e la capitaneria di porto hanno eseguito una perizia per verificare cosa andò storto quel giorno dentro al traghetto. Dai controlli sulla Cossyra, prima sequestrata e poi restituita, gli investigatori hanno scoperto che c'erano diversi lavori in corso quel mese di maggio. C'erano lavori di pulizia affidati alla Adormare e quelli di rifacimento dedicati al vano motore che stava eseguendo la Ely- team, ma anche operazioni di manutenzione da parte dell'equipaggio. In questo scenario si ritrovò a lavorare l'operaio di 40 anni. Non c'era un responsabile dei lavori a bordo, non era stato stilato un documento di sicurezza e nemmeno quello di valutazione dei rischi relativi all'attività lavorativa svolta a bordo della motonave, hanno svelato le indagini. Di Trapani accese la saldatrice all'ora di pranzo. E, hanno scoperto capitaneria di porto e vigili del fuoco, la Elyteam non aveva il nulla osta per "l'uso di fiamma" che doveva essere rilasciato dall'autorità marittima e il certificato di "gas free" che attestasse che nei locali, compresi quelli dove si trovava Di Trapani, non vi fossero sostanze infiammabili.


Invece, non fu così. Natale Pizzimenti, direttore di macchina della Cossyra, aveva disposto un'operazione di degassificazione della cassa di nafta senza autorizzazioni e senza cautele. Per questo si formò una sacca di gas che innescò quel rogo. Poco meno di 24 ore dopo Di Trapani era già morto, tra la disperazione della moglie e la figlioletta di 10 anni. Ieri la notizia dell'iscrizione dei quattro indagati è arrivata alla famiglia Di Trapani, che subito dopo la morte del loro parente aveva chiesto "giustizia". A difendere i genitori di Di Trapani è l'avvocato Fabio Lanfranca. "I tempi dell'indagine dice il legale della moglie della vittima, Enrico Sanseverino - sono stati molto rapidi. Adesso speriamo che al più presto la famiglia possa avere giustizia per una morte così assurda".

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/11/15/news/operaio_mor_sulla_nave_quattro_indagati_violate_le_norme_di_sicurezza-100610408/

lunedì 24 novembre 2014

Prescrizione a metà per le morti di amianto condanne definitive ai manager Fincantieri

Prescrizione a metà per le morti di amianto condanne definitive ai manager Fincantieri

La scure della prescrizione cancella un altro pezzo del processo per la strage silenziosa dell'amianto ai Cantieri navali di Palermo. Ma dopo 16 anni di udienze, le condanne degli ex direttori dello stabilimento fin canteri reggono. Ieri sera, la quarta SEZIONE DELLA Corte di Cassazione ha solo ridotto e pene agli imputati, proprio per effetto della prescrizione, che ha spazzato via 9 casi di decesso per amianto e ne ha risparmiato 21: Luciano Lemetti passa da 4 anni e 2 mesi di reclusione a 3 anni e 6 mesi, Giuseppe Cortesi da 3 anni e 5 mesi a 3 anni e 1 mese, Antonino Cipponeri da due anni e 8 mesi a 2 anni, 7 mesi e 10 giorni. La prescrizione è scattata per la morte di nove operai avvenuta fra il 1998 e il 1999. Un epilogo non proprio a sorpresa. In primo e secondo grado, la prescrizione aveva già cancellato 28 episodi di lesioni per malattie gravi e decessi. Ma nessuno sconto arriverà sui risarcimenti, che adesso verranno chiesti per tutti i familiari delle vittime. È il vero successo per le parti civili e per la procura di Palermo.
"Questa sentenza dimostra che è comunque urgente riformare le norme sulla prescrizione – dice l'avvocato Fabio Lanfranca, che in questo processo è stato parte civile per diversi familiari delle vittime e per il sindacato Fiom Cgil. – Su 62 capi di imputazione più della metà è stata cancellata. Per il resto – prosegue il legale – la sentenza conferma i giudizi di primo e secondo grado. A Palermo, Fincantieri ha violato sistematicamente la normativa sulla sicurezza, senza informare i lavoratori né dotare gli operai degli strumenti di protezione. Secondo i dati emersi dal processo – spiega Lanfranca – 1.750 persone sono state mandate in pensione con contributi statali dopo che per anni erano state esposte all'amianto."
Nelle case dei familiari delle vittime, la sentenza provoca sentimenti opposti. "Siamo allibiti", dice Annamaria Arcoleo, che si è costituirà parte civile per la morte del padre: "La prescrizione ha salvato questi signori da pene più pesanti". Michele Arcoleo, operaio addetto al rivestimento delle caldaie morì a 59 anni nel 1998.
Gioisce a metà, invece, Maria Tricomi. Suo padre Antonino fu stroncato dall'asbestosi nel 2002. "E' una verità che poteva arrivare prima – dice – però è arrivata. Sono contenta che qualcuno sconterà i suoi errori". Antonino Tricomi era un "tracciatore", la malattia se lo portò via in un anno. "Non gli dicemmo la verità sulla sua malattia – racconta Maria – avrebbe saputo della sua condanna a morte."
Annamaria Arcoleo insiste: "Noi speravamo nella giustizia e in una condanna esemplare. Il risarcimento? Non è per quello che abbiamo aspettato questi 15 anni". Annamaria ricorda ancora i giorni terribili che seguirono alla morte del padre: "Ci cadde il mondo addosso, siamo sette fratelli. La verità è che quegli operai vennero trattati senza alcun rispetto, morirono per il loro lavoro. Noi vogliamo che questo non accada più".
Soddisfatto della sentenza l'Inail: "E' stata confermata la nostra linea in base ala quale riteniamo che l'istituto ha diritto ad essere indennizzato per quanto ha dato alle vittime e ai loro familiari in termini di sostegno economico", dice l'avvocato Giuseppe Vella. L'Inail ha pagato 8 milioni e mezzo di euro per prestazioni assicurative e ha già avuto una provvisionale di 4 milioni e 100mila euro.

La Repubblica Palermo

22 novembre 2014

Resta schiacciato dal montacarichi: operaio in coma a Partinico

Gravissimo infortunio sul lavoro in un marmificio di Partinico. Si tratta della "Calandra marmi" di contrada Raccuglia, che ha sede vicino alla caserma della compagnia cittadina dei carabinieri. Ieri pomeriggio è finito all'ospedale in condizioni disperate un operaio di 48 anni, L.C.A. di Mazara del Vallo, dipendente della ditta "Mestra srl" della stessa cittadina mazarese, alla quale si era rivolto il gestore del marmificio per la rimozione della tettoria del capannone, essendo la "Mestra" un'impresa specializzata nel settore. L'operaio è ricoverato nel nosocomio partinicese.  È in coma e la sua vita, dicono i sanitari, è appesa a un filo sottile.
L'uomo verso le 15,30 di ieri stava lavorando in un cestello del montacarichi, che lui stesso azionava, e stava salendo per raggiungere il tetto del capanno dove doveva procedere alla rimozione della vecchia tettoria. quando è rimasto improvvisamente schiacciato tra il cestello e la trave d'acciaio che sorregge la  copertura. In pratica, pare che non si sia accordo di essere giunto già alla sommità e che no c'era più altro spazio da percorrere in salita.

Scattato immediatamente, a prestare all'operaio i primi soccorsi sono stati i dipendenti del marmificio che hanno allertato il 118. sul posto è subito arrivata un'ambulanza dell'ospedale di Partinico, che a sirene spiegate ha trasportato il ferito al pronto soccorso, dove le sue condizioni ai medici di turno sono apparse subito gravissime. Sul luogo dell'infortunio, intanto, erano intervenuti i carabinieri della compagna partinicese, che conducono le indagini, e personale dello Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) per gli accertamenti del caso. Le verifiche operate dai tecnici hanno accertato il regolare funzionamento del macchinario, ossia del montacarichi, che come detto era azionato dallo stesso operaio. Nessuna irregolarità è stata riscontrata neanche per quanto riguarda la posizione lavorativa dell'uomo, che è risultato un dipendente in perfetta regola della ditta "Mestra" per la quale lavorava.

Giornale di Sicilia
22 novembre 2014

mercoledì 15 ottobre 2014

Morti sul lavoro, 2014 nero in Sicilia, paura e pochi controlli: già 44 vittime

Un dossier de La Repubblica Palermo che utilizza dati dell'Osservatorio di Bologna - http://cadutisullavoro.blogspot.it/

Il sindacalista della Cgil intervistato come al solito fa lo gnorri. Come di consueto, e come gli altri sindacati confederali e "firmatari di contratto" vari, non alzano mai un dito prima che i fatti avvengano e nemmeno dopo...
***
Il dossier
Emergenza sicurezza/Mancano i fondi per gli ispettori
una drammatica impennata di decessi nell'Isola: nei dodici mesi passati si erano registrati 48 casi
L'edilizia il settore più martoriato: spesso si tace sulle condizioni dei cantieri per evitare il licenziamento


morti sul lavoro, 2014 nero in Sicilia, paura e pochi controlli: già 44 vittime



Quarantaquattro morti bianche in Sicilia dall'inizio dell'anno. Più di quattro persone ogni mese nell'Isola muoiono mentre svolgono il proprio lavoro. È una strage continua quella che si consuma nei luoghi di lavoro siciliani, l'ultima appena due giorni fa si è portata via tre operai di una ditta che lavorava per conto dell'anas sull'autostrada Catania-Siracusa, travolti da un tir mentre eseguivano operazioni di manutenzione nella corsia d'emergenza. Giuseppe Leanza, Silvestro Cerro e Salvatore Cristaudo sono solo le ultime vittime di un fenomeno, quello delle morti bianche, che trovano la Sicilia al quinto posto tra le regioni con il più alto numero di infortuni mortali sul posto di lavoro.
I dati li dà l'Osservatorio indipendente di Bologna, che da sei anni monitora quotidianamente il fenomeno in tutta Italia. Un fenomeno che in Sicilia continua a crescere: l'anno scorso a perdere la vita furono in 48, quest'anno – in soli nove mesi - si è già arrivati a quota 44 decessi. Palermo è la provincia con il più alto numero di incidenti mortali, 12 dall'inizio del 2014, contro per esempio i sei di Trapani, al secondo posto della triste classifica. E il dato – sottolinea l'Osservatorio bolognese sul suo sito – non tiene conto delle morti sulle strade, quelle per esempio degli autotrasportatori, costretti a turni di lavoro che arrivano anche a dodici ore consecutive passate al volante dei tir.
Un carneficina che colpisce soprattutto il settore delle costruzioni, seguito a ruota dall'agricoltura e dall'industria pesante.
“L'edilizia ha pianto dall'inizio dell'anno ben 18 persone – spiega Franco Tarantino della Fillea Cgil siciliana – quasi la metà di tutti i morti sul lavoro del 2014. Un settore martoriato dal lavoro nero (nel 2013 secondo i dati della Cgil un operaio su due non aveva un contratto, ndr), dove non esistono né regole né diritti e spesso i dipendenti preferiscono tacere sulle condizioni di sicurezza per non perdere il posto. Quasi nessuno denuncia gli infortuni, preferiscono camuffare le carte e dichiarare che è successo a casa, fuori dall'orario di lavoro. Per la paura di perdere lo stipendio si è disposti ad accettare il rischio di farsi male o, ancora peggio, di morire.”
Con la crisi il fenomeno non ha fatto che crescere. “Le ditte risparmiano sulla sicurezza – continua Tarantino – nel 2010 i morti in Sicilia nell'edilizia furono nove, nel 2012 si è saliti a 16 e quest'anno siamo già a quota 18”. L'estate di quest'anno ha lasciato il segno per l'altissimo numero di incidenti mortali registrati da giugno ad agosto ben dodici in tre mesi. Ed è di ieri, invece, la notizia dell'arresto di Castrenze Cassaro 63enne capo squadra dei due operai delle Ferrovie dello Stato travolti da un treno nel 2008 a Motta Sant'Anastasia, mentre lavoravano sulle rotaie. Il capo squadra è stato condanno a 3 anni e nove mesi di carcere per non avere collocato lungo i binari la segnaletica di sicurezza.
Ma se nell'Isola si muore di lavoro è anche perché nessuno controlla. “Il sistema ispettivo è a pezzi – afferma Tarantino – negli ultimi dieci anni gli ispettori del lavoro in servizio sono diminuiti del 25 per cento. Oggi sono 200 in tutta la regione devono verificare la sicurezza di 370 mila imprese.
La gran parte di loro svolge solo attività amministrativa: a Palermo, per esempio, su dieci ispettori sono solo in quattro a fare i controlli sui luoghi di lavoro, gli altri stanno negli uffici. I finanziamenti ai servizi ispettivi subiscono tagli continui, mancano le risorse per finanziare il nucleo ispettivo dei Carabinieri, con la conseguenza che gli agenti non possono svolgere controlli fuori dai centri urbani”. Pochi ispettori del lavoro si traducono in pochi controlli e quindi nella certezza per molte ditte di non subire visite.
A conti fatti, ogni ispettore dovrebbe controllare circa 1.800 aziende, che si traduce per 9 imprese su 10 nella ragionevole speranza di non ricevere mai una visita dei funzionari. Eppure la Sicilia nel lontano 2005 ci aveva provato a formare nuovi ispettori del lavoro.

“La Regione – racconta il leader degli edili della Cgil siciliana – spese cinque milioni di euro per un corso che puntava a creare 300 nuovi ispettori. Alla fine del percorso, però, ne vennero formati solo quatto. Il resto abbandonò perché non volevano essere trasferiti in sedi diverse dalla propria città di residenza”.

mercoledì 20 agosto 2014

Terza morte sul lavoro in tre giorni: operaio cade da ponteggio nel Siracusano

L'edile ha perso la vita precipitando da un'impalcatura, come le altre due vittime
Stamattina a Floridia, nel Siracusano, un edile quarantenne ha perso la vita cadendo da un ponteggio allestito per una ristrutturazione privata; la seconda vittima nella provincia nell'arco di un mese e la terza morte sul lavoro in tre giorni: ieri aveva perso la vita un operaio a Gangi e lunedì un altro operaio è morto a Canicattì precipitando anche lui da un ponteggio.

L'ultimo incidente lo ha reso noto la Cgil. "Comunicando tutta la nostra vicinanza alla famiglia, non possiamo non esprimere la nostra indignazione per l'ennesima vita persa nel quotidiano impegno di chi dignitosamente prova a guadagnarsi da vivere - sottolinea il sindacato - L'incidente di stamane conferma la preoccupazione più volte espressa dalla Cgil e dalla Fillea riguardo al calo di attenzione per le tutele fondamentali e il rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro. La crisi ha acuito questi problemi soprattutto nel settore dell'edilizia dove più pesante è stata la perdita di lavoro e dove c'è un aumento vertiginoso di lavoro nero".

"Non ci stancheremo mai di sostenere che non è tagliando su diritti e tutele che si realizza l'utile di impresa; troppo alto il prezzo da pagare in termini di vite e di infortuni spesso invalidanti a vita. In attesa che l' Autorità giudiziaria faccia luce sull'accaduto, sollecitiamo ancora una volta, le Imprese al rispetto del Testo Unico della Sicurezza e gli Organi preposti (Ispettorato del Lavoro) ad intensificare i controlli, unica prevenzione contro gli infortuni dei lavoratori" conclude il sindacato.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/08/20/news/terza_morte_sul_lavoro_in_tre_giorni_operaio_cade_da_ponteggio_a_siracusa-94141094/

venerdì 18 luglio 2014

Tragedia sui binari, treno Gela-Caltanissetta investe e uccide tre operai della Rfi

Tre operai della Rfi, società dell'infrastruttura del gruppo Fs Italiane, sono stati travolti e uccisi dal treno regionale Gela-Caltanissetta, tra le stazioni di Butera e Falconara. Gli operai si trovavano sui binari per motivi ancora da accertare. Rfi ha aperto un'inchiesta per chiarire la dinamica dell'incidente. Fs ha espresso ai familiari dei colleghi deceduti il più sentito cordoglio per il grave lutto.
Cordoglio anche dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. "Alle famiglie dei tre operai voglio far arrivare le mie condoglianze e la mia partecipazione al loro indicibile dolore" scrive Lupi in una nota.
"Piangiamo ancora una volta per delle morti assurde - aggiunge il ministro - non si può perdere la vita così, mentre si sta compiendo il proprio lavoro. Il senso di pietà e l'esigenza di giustizia chiedono che si chiarisca nel più breve tempo possibile che cosa è successo e quali siano le responsabilità di questo ennesimo incidente mortale sul lavoro. Ho chiesto alla dirigenza di Ferrovie dello Stato di farmi immediatamente una relazione sull'accaduto" conclude Lupi.

venerdì 27 giugno 2014

Processo contro Fincantieri per operai morti per amianto, udienza del 24/06/2014

Udienza contro Fincantieri 24/06/2014
L'udienza si è tenuta presso il Tribunale nuovo di Palermo Aula 7
Giudice - LA CASCIA
Pm - Bevilacqua - Ferrari
Purtroppo l'audio in sala è pessimo per cui non tutto si coglie per intero.
L'avvocato di parte civile (Inail) Salvo Cacioppo, avrebbe dovuto fare l'esposizione di quanto successo in questi 30 anni, ma a causa della lunghezza della seduta e di (problemi del PM Bevilacqua), il Giudice ha stabilito di rinviare la seduta ad udienza straordinaria che si terra il 18 luglio 2014 alle ore 09.30 nell'aula PENALE I del vecchio Palazzo.
Praticamente non era più rimasto nessuno delle vecchie parti civili: da quello che mi ha detto l'avvocatessa Romano, nel corso degli anni sono arrivati tutti ad una transazione (tranne Inail chiaramente).

Andrea Tranchina
Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio-Sicilia

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Morti per amianto, chiesta la condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri
Il pm Claudia Ferrari ha chiesto alla seconda sezione del Tribunale di Palermo, la condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri per l'omicidio colposo di quattro operai e per le lesioni gravissime causate ad altri sei per l'inalazione di fibre di amianto.

09 maggio 2014
Morti per amianto, chiesta la condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri

Per Luciano Lemetti e Giuseppe Cortesi il pm ha chiesto sei anni, mentre per Antonio Cipponeri cinque. Al centro del processo la morte degli operai deceduti per tumore ai polmoni determinati dall'inalazione delle fibre di amianto e le lesioni riportate da altri sei dipendenti o familiari che hanno contratto la malattia. Alcuni familiari e le vittime si sono costitute parte civile con la difesa dell'avvocato Fabio Lanfranca che rappresenta anche la Fiom. Il processo è stato rinviato al 24 giugno.
Questo è il terzo troncone del processo alla Fincantieri per le morti di asbestosi. Il primo è stato definito in secondo grado con la condanna dei tre imputati a pene detentive comprese tra i due anni e otto mesi a quattro anni e due mesi e a pesantissimi risarcimenti del danno, mentre il secondo è vicino alla sentenza del tribunale.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/05/09/news/amianto_chiesta_la_condanna_di_tre_ex_dirigenti_della_fincantieri-85696231/

lunedì 19 maggio 2014

Palermo Un altro operaio vittima dei padroni assassini!

tratto da http://proletaricomunisti.blogspot.it/2014/05/un-altro-operaio-vittima-dei.html

Un'altra vita distrutta dal profitto omicida del capitale dinnanzi alla quale 
sempre più indecente è l'ipocrisia delle istituzioni borghesi con i falsi cordogli 
verso i familiari nel momento del tragico dolore ma che già all'indomani 
 non hanno alcuno scrupolo ad andare avanti con le politiche 
di attacco e peggioramento alle  condizioni lavorative  in fabbrica e 
nei posti di lavoro con la marcia complicità e collusione dei sindacati 
confederali dagli "annunci" e "impegni" proclamati ogni volta che muore
 un operaio per mettersi momentaneamente "la coscienza a posto" per 
poi continuare a  svendere la vita di operai e lavoratori.

Contro il sistema del capitale assassino una sola soluzione la rivoluzione!


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LAVORO:MORTO OPERAIO USTIONATO A PALERMO AI CANTIERI NAVALI

ERA RICOVERATO DA QUATTRO GIORNI NELL'OSPEDALE CIVICO

(ANSA) - PALERMO, 17 MAG - E' morto Alessandro Di Trapani, 41 anni, l'operaio della Tesim rimasto ustionato martedì scorso nel corso dei lavori di manutenzione nel bacino dell'Adorno a Palermo, sulla Motonave Cossyra della società Traghetti delle Isole. L'operaio è stato ricoverato nel reparto di prima rianimazione dell'ospedale Civico. Aveva ustioni nell'80 per cento del corpo.

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E' morto questa mattina nell'ospedale civico di Palermo Alessandro Di Trapani, l'operaio gravemente ustionato quattro giorni fa nell'incendio divampato sulla nave Cossyra, in bacino per interventi di manutenzione. Il sindaco Leoluca Orlando ha inviato un messaggio di cordoglio e solidarietà ai familiari: "Sono a sarò con voi -ha scritto tra l'altro- perchè sia fatta verità e giustizia per questa terribile tragedia che ha colpito la vostra famiglia". Ieri il sindaco si era recato in ospedale per parlare con i familiari e informarsi sulle condizioni dell'operaio vittima dell'incidente sul lavoro.

La Fiom Cgil si costituirà parte civile nel processo. "La battaglia per la sicurezza sul lavoro va condotta in tutti i modi possibili affinchè incidenti come quello accaduto ad Alessandro non accadano più - dicono il segretario Fiom di Palermo Francesco Piastra e il rappresentante del sindacato Cgil al Cantiere navale Francesco Foti - Per questo motivo ci costituiamo parte civile".

La Cgil chiederà al prefetto di convocare una riunione con la capitaneria di porto, l'autorità portuale e il sindaco di Palermo "affinchè si faccia un accertamento su tutte le aziende presenti nell'area portuale sul piano della sicurezza sul lavoro e della legalità". (La Repubblica)

martedì 13 maggio 2014

Scoppia un incendio nella nave in riparazione, un ferito ai cantieri navali

Il rogo è scoppiato nel vano motori della nave, l'operaio è rimasto ustionato. Sul posto numerose squadre dei vigili del fuoco. Indagini della capitaneria di porto per stabilire le cause dell'incendio.
Un incendio è scoppiato a bordo di una nave mercantile, la Cossyra,in riparazione ai Cantieri navali. Il rogo ha avuto inizio nel vano motori e lo scoppio ha investito un operaio dell'indotto, un elettricista palermitano, quarantenne, che lavora all'interno di Fincantieri e che è stato trasportato prima al trauma center dell'ospedale Villa Sofia. L'operaio ha subito ustioni di terzo grado nel 75 per cento del corpo. Un altro operaio, ferito lievemente, è stato soccorso e trasportato anche lui in ospedale: per lui solo un'intossicazione per il fumo.

L'incendio ha interessato il vano motore del mercantile, che è lungo 80 metri, ed è della "Traghetti delle isole". Le indagini sono della capitaneria di porto. L'imbarcazione si trova nel cantiere Adorno. L'incendio è stato domato nel primo pomeriggio ma per l'alta temperatura della nave non è possibile fare ispezioni.

Da una prima ricostruzione gli operai stavano lavorando sulla nave, che era impiegata per il tratto Trapani-Pantelleria, accanto a una cassa di nafta. All'improvviso l'esplosione. Tra i feriti anche un vigile del fuoco che è caduto durante le operazioni di spegnimento, ferendosi alla schiena. 

In merito all’incendio verificatosi oggi a Palermo nell’area in concessione dall’autorità portuale ad un’altra società, adiacente al cantiere di Fincantieri, l’azienda precisa la propria piena e estraneità ai fatti, pur avendo garantito la massima collaborazione per le operazioni di soccorso alla Croce Rossa e ai Vigili del Fuoco, che per mere questioni di accessibilità all’area interessata sono transitati attraverso lo stabilimento Fincantieri.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/05/13/news/scoppia_un_incendio_nella_nave_in_riparazione_un_ferito_ai_cantieri_navali-86007214/

lunedì 12 maggio 2014

Veleni a Fincantieri, chieste pene per vent'anni

Requisitoria. Per la Procura quattro dirigenti sarebbero responsabili di dieci tra morti bianche e malattie


Veleni a Fincantieri, chieste pene per vent'anni


dieci tra morti bianche e malattie gravissime rimediate sul lavoro, dieci lavoratori della Fincantieri vittime del mesotelioma pleurico, malattia respiratoria provocata dall'inalazione di amianto: tre dirigenti della società rischiano ora pesanti condanne, chiese ieri dai pm Claudia Bevilacqua e Claudia Ferrari al giudice monocratico della terza sezione del tribunale, Fabrizio La Cascia. Con loro anche Giovanni Revello Lami, rappresentanti di una delle aziende che lavorano ai Cantieri, la Wartsilia Italia. Le pene richieste sono di sei anni. Ciascuno per Luciano Lemetti e Giuseppe Cortesi e di cinque anni per Antonino Cipponeri. Due anni invece per Revello Lami, che risponde solo di uno dei capi d'imputazione contestati nel processo, CIOè della morte di un operaio, Domenico Verducci.
La parola passa ora alle parti civili, in gran parte rappresentate dall'avvocato Fabio Lanfranca, e ai difensori, gli avvocati Mattero Pagano e Alberto Sbacchi. Probabilmente in autunno la sentenza. Il processo riguarda la fine di Mario Lo Piccolo, deceduto ili 12 aprile 2003, Domenico Verducci, scomparso il 26 gennaio 2007, Cono Cangemi, morto il 22 agosto 2007, Francesco Carrozza (24 agosto 2008), Salvatore Cocchiara (16 febbraio 2009), e le lesioni gravissime subite da chi si ammalò: Carlo A., Antonino G., liborio A., Antonino D'A., Carmelo L.G.
Cinque morti, cinque malati gravi: tutto, secondo la ricostruzione dei pm (già ritenuta fondata da altri giudici, sempre con riferimento agli stessi tre imputati principali), fu dovuto all'amianto utilizzato sulle parti di nave realizzate ai Cantieri navali. Un materiale assassino, che doveva essere utilizzato con precauzioni rigorosissime, hanno affermato nel tempo i giudici, perché la sua pericolosità era nota da tempo: addirittura ne parlava il regio decreto 14 giugno 1909 numero 442, in tema di “lavori ritenuti insalubri per donne e fanciulli”. E la malattia tipica, l'asbestosi, è conosciuta fin dai primi del '900 e inserita nelle malattie professionali da una normativa di oltre settant'anni fa, la legge 12 aprile 1943, numero 455. le malattie si manifestano comunque a distanza di anni da quando vengono contratte. E la prescrizione del reato di omicidio colposo inizia a decorrere dal momento del decesso.


Il giornale di Sicilia

10 maggio 2014

mercoledì 9 aprile 2014

Cade da un'impalcatura e muore Incidente sul lavoro a Palermo

PALERMO - Un operaio di 59 anni, Antonino Gaglio, è morto intorno alle 13 dopo essere precipitato da un'impalcatura in via Simone Cuccia a Palermo. Sarebbe caduto dal terzo piano. Nonostante l'intervento del rianimatore del 118 l'uomo è deceduto. Gaglio stava lavorando alla ristrutturazione di un palazzo. Con lui c'era il figlio che è stato ricoverato all'ospedale di Villa Sofia perché in stato di choc. Le indagini sono condotte dalla polizia che dovrà accertare la presenza o meno di tutti i parametri di sicurezza durante l'esecuzione dei lavori.

"Mio nipote è sconvolto, ha visto il padre morire sotto i suoi occhi - dice il cognato dell'operaio morto -. Ancora non riesce a parlare, piange a dirotto. Che tragedia, ero al lavoro e ho ricevuto la telefonata in cui mi hanno dato la terribile notizia. Non riesco a crederci". A finire in ospedale una residente del palazzo in cui si è verificata la tragedia. La donna ha assistito alla scena e ha avuto un mancamento. "É successa la stessa cosa a mio padre due anni fa - dice uno dei vicini - anche lui muratore stava effettuando dei lavori proprio nel palazzo di fronte. Ho vissuto oggi tutto il dolore provato allora". Sul posto gli uomini della Scientifica e dell'Ispettorato del Lavoro che stanno effettuando i rilievi.

"La notizia dell'operaio morto a Palermo dopo essere precipitato da un'impalcatura mentre lavorava alla ristrutturazione di uno stabile, addolora tutti noi. Continuare a morire sul lavoro non è degno di un Paese civile ed è forte lo sdegno verso coloro che ritengono di non affrontare, ancora, il problema in maniera adeguata - ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando -".

"Domani su questa tragedia, come su tutte le morti bianche, ormai un'emergenza in Sicilia, calerà la solita e orribile coltre di silenzio e indifferenza. Quante altre vittime dovranno esserci prima che si agisca seriamente e non con proclami", dice Dino Cirivello, segretario della Filca Cisl Palermo Trapani, esprimendo profondo dolore e vicinanza alla famiglia dell'operaio. "Il lavoro edile è diventato un lavoro a rischio sia quando questo lavoro c’è, sia quando il lavoro non c’è. Speriamo - dichiara il segretario della Fillea Cgil Mario Ridulfo - si accertino in tempi rapidi eventuali responsabilità".

“Un’altra vita spezzata durante una giornata lavorativa in un cantiere edile che riporta agli onori della cronaca il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro, specie nel comparto delle costruzioni che paga caro il prezzo delle morti bianche”. Questo il commento del presidente della Cassa edile di Palermo, Salvo Russo, sulla morte di un operaio edile oggi in via Simone Cuccia, a Palermo. “Da sempre la Cassa edile di Palermo e l’intero Sistema bilaterale delle costruzioni svolgono un’azione quotidiana nel promuovere e diffondere la cultura della sicurezza nei cantieri. Esprimo a nome della Cepima il cordoglio e la vicinanza alla famiglia di Antonio Gaglio”.

“La morte di Antonio Gaglio, l’operaio caduto oggi dall’impalcatura mentre lavorava in via Simone Cuccia a Palermo, ci lascia per l’ennesima volta sgomenti. Recentemente abbiamo assistito impotenti a troppe tragedie: imprenditori che si tolgono la vita per colpa della crisi economica, operai che muoiono sul lavoro perché non vengono rispettate tutte le prescrizioni di sicurezza. Non possiamo più continuare a esprimere rammarico, dobbiamo fare qualcosa e farla subito”.

Lo afferma il presidente di Ance Palermo Fabio Sanfratello. “L’associazione dei costruttori - continua il presidente - insieme alle organizzazioni sindacali ha un ente che si occupa anche della sicurezza in edilizia, il PANORMEDIL-CPT. Noi proponiamo di attivare, presso questo ente, un numero verde per fornire consulenza gratuita e assistenza sul posto a chiunque, anche committenti privati, debba aprire un cantiere, anche per fare una piccola ristrutturazione o la riparazione di un tetto, o qualunque lavoro possa presentare condizioni di pericolo. Chiederemo, inoltre, al Comune di Palermo di dare attuazione ad un accordo che abbiamo recentemente siglato per scambiarci le informazioni sulle autorizzazioni dei lavori privati in modo da poter far intervenire il PANORMEDIL-CPT per dare assistenza sulla sicurezza. Sono certo che le organizzazioni sindacali, che incontrerò presto, condivideranno questa mia proposta”.
Ultima modifica: 05 Aprile ore 20:35
http://livesicilia.it/2014/04/04/cade-da-unimpalcatura-e-muore-incidente-sul-lavoro-a-palermo_468547/

martedì 1 aprile 2014

Gela, muore un operaio schiacciato dalla gru Tragedia alla raffineria:Antonio Vizzini aveva 46 anni. Area sotto sequestro

Tragedia alla raffineria Eni di Gela: un operaio ha perso la vita, pare schiacciato da una gru. La vittima, Antonio Vizzini di 46 anni, è stata trasportata in ospedale, dove però
 è stato dichiarato il decesso. L'incidente è avvenuto all'interno della centrale termoelettrica. L'operaio lavorava per conto dell'impresa Lorefice. Era un gruista specializzato. Sul posto polizia e carabinieri. L'area è stata posta sotto sequestro dalla procura. 

giovedì 20 marzo 2014

Gela, morì per l’amianto: Raffineria condannata

L’avvocato Giovanna Cassarà esprime soddisfazione e annuncia una nuova battaglia per ottenere il risarcimento per un altro collega di Bonini, anche lui purtroppo deceduto a causa della stessa malattia


di LUCA MAGANUCO
GELA. Il giudice del tribunale di Gela ha condannato la Raffineria a risarcire i familiari di Gaetano Bonini, un ex operaio dell’indotto deceduto 10 anni fa a causa di tumore. Aveva contratto il mesotelioma pleurico inalando polveri di amianto durante il periodo lavorativo di esposizione certificato dall’Inail. Il tumore contratto lo condusse al decesso avvenuto quando era 59enne. Il giudice Alessandro Laurino ha riconosciuto il danno morale subito dai figli e dalla moglie per la prematura scomparsa dell’uomo e, inoltre, il danno biologico arrecato a Bonini. La raffineria del colosso energetico Eni sarà costretta a risarcire oltre un milione di euro ai familiari dell’operaio deceduto che si era contraddistinto proprio per le battaglie a tutela della salute dei lavoratori. Sarebbero stati i manager del petrolchimico a non aver adempiuto ai doveri di controllo e salvaguardia dei cantieri di lavoro. I familiari di Gaetano Bonini si sono affidati allo studio legale di Giovanna Cassarà dove ha collaborato anche il giovane avvocato Ignazio Raniolo.

http://www.gds.it/gds/edizioni-locali/caltanissetta/dettaglio/articolo/gdsid/329078/

lunedì 17 marzo 2014

Incendio alla raffineria, paura a Gela

·                                 Esplosione nel settore Coking 1, nessun ferito. Immediato l'intervento delle squadre di sicurezza e dei vigili del fuoco

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GELA - Un incendio di vaste proporzioni si è sviluppato questa mattina nel settore Coking 1, all'interno della raffineria Eni di Gela, nell'isola 7. Una esplosione improvvisa seguita da nuvoloni di fumo nero e denso che hanno preoccupato l'intera città. Non ci sarebbero stati feriti. Si tratta di uno degli impianti più importanti del petrolchimico. Ancora non è chiaro se ci siano state perdite o se l'impianto sia andato in panne e per quale ragione sia avvenuta l'esplosione. 


Immediato l'intervento dei vigili del fuoco e delle squadre di sicurezza del colosso industriale. Non è la prima volta che a Gela si verificano fatti del genere. Anche i rappresentanti sindacali sono accorsi per capire cosa fosse accaduto e che cosa non abbia funzionato. A preoccuparsi maggiormente gli imprenditori che si trovano nella zona circostante e che hanno vissuto momenti di terrore alla vista delle fiamme e della nube che ha oscurato il cielo.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/03/15/news/incendio_alla_raffineria_paura_a_gela-81068502/

giovedì 27 febbraio 2014

Messina, secondo morto sul lavoro in 48 ore

Stamattina incidente a Letojanni: vittima un operaio di 56 anni che stava riparando una condotta idrica. Ieri a Saponara era deceduto un manovale, folgorato mentre operava su un traliccio


mercoledì 26 febbraio 2014

Operaio muore fulminato mentre lavora su un traliccio

L'incidente a Saponara in provincia di Messina. L'uomo stava lavorando alla sostituzione di una linea elettrica. Ferito un altro manovale
Lavorava per conto dell’azienda Ribaioli di Brescia, occupata da qualche tempo in un cantiere a Saponara, in provincia di Messina. Liberio Manuel Antonio Texteira, operaio di 42 anni, è morto per un incidente sul lavoro, su cui adesso indagano i carabinieri di Messina. L’uomo stava lavorando alla sostituzione di una linea elettrica. Era legato ad un traliccio, ma improvvisamente, per cause ancora da accertare, è caduto al suolo insieme al traliccio stesso. Immediatamente sono stati chiamati i soccorsi. Purtroppo inutilmente, perché l’uomo è morto sul colpo. 

E’ rimasto,

 invece, ferito un altro operaio, anche lui portoghese, trasportato subito all’Ospedale di Milazzo, ma è fuori pericolo. 
I carabinieri stanno cercando di capire se nel cantiere fossero rispettate tutte le norme di sicurezza previste in materia di lavoro. 

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/02/25/news/operaio_muore_fulminato_mentre_lavora_su_un_tralicco_l_incidente_a_saponara_in_provincia_di_messina_-79640899/

martedì 11 febbraio 2014

Eternit, diossina, fusti tossici, quanti veleni fra terra e mare Discariche nel verde, petrolio sulle coste: mappa degli sfregi

Inchiesta in Sicilia
Viaggio nei luoghi dove si sono consumati i 4 mila reati ambientali accertati lo scorso anno
Dall'Eternit alla diossina, l'Isola dei veleni

Fondali marini, spiagge, terreni, fiumi: ogni angolo della Sicilia è a rischio contaminazione. Una montagna di rifiuti viene illegalmente smaltita, fatta sparire su container dentro navi che poi affondano, oppure spedita verso i porti del Senegal, del Corno d'Africa, dell'Europa dell'Est (Romania, Bulgaria, Ucraina) o della Turchia.

Eternit, diossina, fusti tossici, quanti veleni fra terra e mare
Discariche nel verde, petrolio sulle coste: mappa degli sfregi

Fanghi inquinanti sono riversati nelle acque dei porti, nelle aree marine protette, nelle riserve naturali. Non solo. Nei campi, lungo le trazzere, è stato trovato di tutto: idrocarburi, arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, eternit, oli lubrificanti usati. Palermo, Trapani, Agrigento, Gela, Ragusa, Siracusa, Catania, Messina, Termini Imerese: questa la mappa delle discariche a cielo aperto, dei roghi tossici. Per non parlare della cementificazione abusiva. E quasi nessuna città siciliana sembra salvarsi.

L'anonima inquinatori
Sono cinquantasette i comuni condannati dall'Unione Europea perché privi di servizi depurativi adeguati o ancora peggio: senza alcuna rete fognaria. Ed è proprio nella più grande isola del Mediterraneo che si commette l'11,8 per cento delle infrazioni a danno dell'ecosistema. Sono 4.021 i reati ambientali accertati, secondo il dossier di Legambiente "Ecomafie 2013". E 39 i clan mafiosi coinvolti nel ciclo illegale dei rifiuti.
La Sicilia orientale, da Porto Ulisse in provincia di Catania alle aree costiere siracusane, è deturpata da cumuli d'immondizia. I carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) e la Dia di Catania hanno sequestrato lo stabilimento della società Ortogel di Caltagirone, un'industria di trasformazione e di alimenti surgelati: 75 mila tonnellate di pastazzo, scarti di lavorazione degli agrumi, finivano in un bacino artificiale da 17 mila metri quadrati utilizzato come discarica abusiva, mentre in un altro invaso – 23 mila metri quadrati - confluivano il percolato dei rifiuti e le deiezioni animali delle vicine stalle.

Le riserve sfregiate
Da  parte di chi inquina non c'è alcuno scrupolo neppure per le aree protette, come il tratto di costa antistante all'Isola delle Correnti. Qui le costruzioni abusive stanno mutando il volto del paesaggio.  Nel litorale di Capo Passero si è costruito persino sulla sabbia. Una chiesa è stata tirata su a tempo record, in meno di un anno. Due milioni di euro il costo. Autore dell'opera l'ingegnere Paolino Greco, ex assessore ai Lavori pubblici, in quota Forza Italia, al Comune di Pachino. Sempre l'ingegnere Greco è proprietario del lido "Scialai Comfort Beach Cafe", uno stabilimento di 110 metri quadrati con docce, wc, bar, ristorante, lettini, ombrelloni e parcheggio, sorto tra le dune mediterranee proprio di fronte al'Isola delle Correnti. Qui è vietato per legge edificare con qualunque tipo di materiale, essendo la zona riserva naturale dal 1991 e dal 2003 vincolata dall'Unione europea come Sito d'importanza comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps).

L'isola di cemento
Ma il business delle costruzioni illegali vale 19,4 miliardi di euro. Un affare lucrosissimo, senza rischio demolizioni. In undici anni è stato effettuato solo il 10,6 per cento delle 46.760 ordinanze di demolizione. E per garantire il business basta corrompere. In Sicilia i casi di corruzione accertata, secondo i dati della relazione a Palermo della Dia (primo semestre 2013), sono stati 40. Un fenomeno in continua crescita, come dimostra l'inchiesta della procura di Patti che coinvolge 18 persone tra componenti del consiglio direttivo dell'Ato Messina 1 rifiuti (in carica nel 2008) e alcuni vertici delle ditte che componevano la Nebrodi Ambiente, società consortile costituita da Cns di Bologna, Messina Ambiente, Fasteco, Enia. L'accusa per loro di traffico illecito di rifiuti, frode, mancato adempimento di numerosi obblighi di contratto in pubbliche forniture. Scarico nelle aree di Acquedolci, Ficarra, Longi, Mirto, Raccuja, Sinagra, Tortorici di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi.

Il "Golfo della morte"
Chi vive nel triangolo Augusta-Melilli-Priolo sa di trovarsi in una delle aree più inquinate d'Italia. "Il golfo della morte" lo chiamano. Qui si trovano depositi di armi chimiche degli eserciti italiano e statunitense. Sulla costa una selva di raffinerie e oleodotti ha avvelenato aria e acqua con arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, idrocarburi, scorie cancerogene. Lungo i pontili del porto passano 31,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi. Stessa storia vale per la zona industriale di Gela che per tutte le emissioni nocive prodotte è al quinto posto in Italia per inquinamento.

Il mare colore del petrolio
Ma è il mare, secondo Legambiente, a subire l'attacco più grave. A Siracusa l'impianto Sai8 di depurazione delle acque reflue è stato sequestrato. "L'amministratore delegato della Sai8 – spiega Paolo Tuttoilmondo, di Legambiente Siracusa - è stato rinviato a giudizio per immissione in modo incontrollato di rifiuti in acque superficiali, in un territorio in cui vige lo stato di emergenza nel settore smaltimento rifiuti. Per questo siamo pronti a costituirci parte civile nel processo". E Gianfranco Zanna, responsabile di Legambiente Sicilia, incalza: "A gestire in maniera criminale i depuratori è stata anche la società Caltaqua, che ha sversato in mare circa 180 mila litri al giorno di reflui. C'è poi l'oleodotto Isab di Priolo che ha scaricato nel fiume circa 400 mila litri di pericolosi idrocarburi".

Le navi dei veleni
Tra gli altri gravi illeciti, segnalati da Legambiente, non mancano le cosiddette "navi a perdere" o dei veleni, inabissate con il loro carico di scorie radioattive nel Mediterraneo. Ed è impressionante quello che si troverebbe nei fondali: 12 navi sospette di trasportare rifiuti chimici, 10 navi con rifiuti radioattivi, 33 con carico sconosciuto. Quarantasei le persone morte, 63 i dispersi. "Dell'intero settore dei trasporti, quello marittimo rappresenta la minaccia principale – sostiene nel suo rapporto la Dia di Catania – perché interessa la maggior parte del traffico merci internazionale e risulta difficile da controllare". Ogni anno un milione 200 mila Tir transitano via mare. Il "giro-bolla" o la falsificazione dei codici Cer (Catalogo europeo dei rifiuti) sono i trucchi utilizzati dai boss per nascondere il carico di sostanze velenose. A Palermo sono stati scoperti container con oltre 200 tonnellate di rifiuti speciali: dai rottami meccanici agli oli esausti. Dai moli di Trapani alcune navi in partenza per Porto Said, in Egitto, erano cariche di rimorchi con macchine demolite. Ma dentro i Tir possono trovarsi anche scorie radioattive come quelle provenienti dal petrolchimico di Priolo.
La nave "Venezia" della Grimaldi Lines, con 200 fusti di cobalto, salpa di notte dall'estremo Sud della Sicilia, nonostante l'allerta maltempo. Giunta in prossimità della Toscana, nell'area del Santuario dei cetacei, la nave si inabissa. I rifiuti tossici, da tre anni, sono ancora in fondo al mare. Stesso destino per la "Marco Polo", sparita nel Canale di Sicilia con i suoi fusti radioattivi. Come affondano le navi lo spiegano bene due boss della 'drangheta, intercettati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: "Basta essere furbi, aspettare giornate di mare giusto e chi vuoi che se ne accorga? E il mare? Che ne sarà del mare se l'ammorbiamo? Ma sai quanto ce ne fottiamo del mare? Pensa ai soldi, con quelli il mare andiamo a trovarcelo da un'altra parte".

La Repubblica Palermo

9/2/14

martedì 28 gennaio 2014

Eni di Gela - il reparto Killer uccide ancora

Il "Reparto Killer" uccide ancora, muore Salvatore Mili "padre esemplare che ha combattuto con grande dignità"

Rosa Battaglia
Si è spento nella notte dopo una lunga battaglia Salvatore Mili, 67 anni, ex dipendente del reparto Clorosoda dello stabilimento Eni di Gela. L'uomo era ricoverato da qualche giorno nel reparto Hospice del Vittorio Emanuele di Gela. Soltanto qualche giorno fa, il figlio Orazio, scriveva sulla sua pagina Facebook:
"L'Ex Impianto Cloro Soda continua a fare vittime, ma dov'è la Giustizia ? Come mai si da Giustizia alla carrozzeria delle macchine e non si da Giustizia ai nostri padri che hanno sofferto per portare a casa un pezzo di pane pagato con la vita stessa? Continuo a stare vicino a mio papà agonizzzante e mi viene voglia di gridare al mondo intero che dei killer ci hanno tolto la serenità , il mio pensiero va a tutte le famiglie di ex operai a tutti quei bimbi morti in tenera età e a tuttiquei giovani che continuano a lottare per la vita . Gela di certo non meriti questo. Sei sttao un grande papà che ha combattuto con dignità esemplare questa lunga battaglia"
Salvatore Mili aveva denunciato l'esposizione a mani nude a elementi pericolosissimi durante i turni di lavoro.
Intanto la Procura di Gela ha avanzato la richiesta di incidente probatorio per indagare sulle dodici morti sospette legate al "Reparto Killer" rompendo definitivamente il silenzio che, in questi anni, ha accompagnato la vicenda legata al Clorosoda. È il segnale che lo Stato è presente e che vuole fare chiarezza una volta per tutte sul nesso di causalità che lega le attività che si svolgevano all’interno dell’impianto e le tante patologie tumorali che hanno falcidiato in questi anni gli operai che hanno lavorato lì dentro.
La città tutta, il primo cittadino Angelo Fasulo, chiedono giustizia sulle morti avvenute,sostegno per le loro famiglie ed i tanti altri operai che in questi anni hanno contratto patologie tumorali: è fondamentale che i responsabili di questa tragedia, una volta individuati, paghino per ciò che hanno fatto.
L’Amministrazione comunale ha rinnovato piena fiducia al Procuratore Lotti e alla Procura di Gela che si schiera apertamente al loro fianco nella ricerca della verità.
Nella giornata della memoria, oggi 27 Gennaio, Gela conta un'altra morte in quella che sarà la sua personalissima memoria storica e civile per una battaglia con cui soltanto adesso inizia a fare i conti.
La nostra redazione e l'editore si associano al dolore della famiglia Mili per la grave perdita.

http://www.visionedioggi.it/content/mili

martedì 21 gennaio 2014

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 20/01/14

INDICE

Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it

SALUTE: STUDIO COLLEGA OLTRE 7.000 TUMORI AI RIPETITORI DI TELEFONIA
CELLULARE

USB Sede Perugia perugia@usb.it

23 GENNAIO INCONTRO A PERUGIA PER LA DIFESA DELL'APPENNINO E DELLA VALLE DEL
TEVERE

Mario Savella via Change.org

PETIZIONE "THYSSENKRUPP E LE VITTIME SUL LAVORO: PER NON DIMENTICARE"

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com

SULLA 43a VITTIMA DEI BINARI FERROVIARI

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

MORTE DI FABRIZIO, NOSTRO COLLEGA MANOVRATORE A FIRENZE SMN

Carla Cavagna carla.cavagna47@gmail.com

COMITATI NOTAV COLPEVOLI: CHIEDIAMO A TUTTI APPOGGIO E SOLIDARIETÀ CONCRETA

Marco Caldiroli marcocaldiroli@alice.it

PROCESSO AI DIRIGENTI DELLA FRANCO TOSI

Armando Vanotto armando.vanotto@gmail.com

CHE COSA E' L'ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO
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martedì 14 gennaio 2014

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 14/01/14

Marco Spezia

INDICE

AIEA Vicenza aieavicenza@gmail.com
NIENTE RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS

Giuseppe Grillo grillo@macchinistiuniti.it
A PROPOSITO DI RICAMBIO GENERAZIONALE...

Gian Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
IL FILM “ULTIMA CHIAMATA”

COMUNICATO STAMPA SULLA LEGANTI NATURALI SRL

INFORMAZIONI SUI PROCESSI IN CORSO

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
RISPOSTA DALLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA DENUNCIA SULLE SEMPLIFICAZIONI PER LA SICUREZZA CONTENUTE NEL DECRETO DEL FARE

Senapatrianews anarres56@tiscali.it
APPUNTI DI ECONOMIA

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
ALCUNE BUONE NOTIZIE

Aldo Mancuso aldo.man@tin.it
IL LAVORO UCCIDE A FIRENZE

Bastamortesullavoro bastamortesullavoro@gmail.com
COMUNICATO RIUNIONE RETE NAZIONALE TENUTASI A TARANTO

Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
DALL’INAIL UNA PUBBLICAZIONE SULLA MAPPATURA DELLE DISCARICHE CHE ACCETTANO I RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO

Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
I RLS DEVONO ESSERE ELETTI DAI LAVORATORI

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