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domenica 28 aprile 2019

Incidenti sul lavoro, aumentano i morti. Picco di infortuni nelle città del Sud. Malattie cancerogene: in testa c’è Taranto

Incidenti sul lavoro, aumentano i morti. Picco di infortuni nelle città del Sud. Malattie cancerogene: in testa c’è Taranto



Da Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio

I dati dell'Osservatorio dei consulenti del lavoro sulle statistiche Inail. 
Nel 2018 le vittime sono cresciute del 10 per cento rispetto al 2017. Il rischio di morte coinvolge soprattutto uomini over 54, percentuali in crescita tra stranieri e giovani. Aumentano i morti sul lavoro, soprattutto quando si utilizzano mezzi di trasporto. E in testa alla triste classifica degli infortuni mortali ci sono soprattutto province del Sud: Crotone, Isernia, Campobasso.
 Il primato per malattie cancerogene imputabili al lavoro, invece, è di Taranto, (il 70 per cento dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico) seguita da Torino, Napoli e Milano. 
Sono i dati di un’indagine dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro sulla base delle statistiche Inail del 2018, svolta in occasione della Giornata mondiale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del 28 aprile, promossa dall’International Labour Organization

sabato 6 aprile 2019

Fermiamo le morti e gli infortuni sul lavoro! Già dall’inizio dell’anno sono 156 i morti al 30 marzo, secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna!

Fermiamo le morti e gli infortuni sul lavoro!
Già dall’inizio dell’anno sono 156 i morti al 30 marzo, secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna!

Rallentiamo i RITMI di LAVORO che diventano forsennati e servono solo per garantire i tempi di consegna, e cioè il PROFITTO, ma non garantisce affatto la vita.
Bisogna pretendere la manutenzione costante e seria, i macchinari nuovi e tecnologicamente avanzati, ma sicuri e i dispositivi e le misure di sicurezza, altrimenti dovremo continuare a contare i danni a scapito degli operai e delle loro famiglie.
Aumentano, nonostante la crisi produttiva, morti, infortuni e malattie professionali, mentre continua la scia di morti per AMIANTO nelle fabbriche di tutto il Paese.

In Sicilia da Siracusa, a Priolo, all’Enichem di Gela (ora Raffineria di Gela con 23 dirigenti indagati per l’inquinamento ambientale), alla Raffineria di Milazzo, alla Fincantieri di Palermo, dove proseguono i processi per i morti di amianto, ci sono inquinamento e i morti.
Ma anche a livello nazionale, dalla Dalmine di Bergamo alla ex Ilva ora Arcelor/Mittal di Taranto, in mano ai padroni indiani, che in quanto a sfruttamento e inquinamento non si differenziano affatto dai padroni italiani, anzi pretendono anche l’immunità penale! A Taranto su questo c’è stato un importante convegno di cui saranno pubblicati a breve i documenti.
Non si può continuare a morire in fabbrica perché per i padroni gli operai sono merce da consumare senza vincoli morali né limiti!
Uomini e donne, giovani e meno giovani, schiacciati in un macchinario o sotto il carico di una gru. Corrosi da sostanze tossiche e nocive, o consumati ‘lentamente’ alla catena. La sicurezza viene considerata sempre una spesa da ridurre, la formazione è inadeguata, impera la precarietà, e l’assenza di controlli fanno il resto.
Le statistiche non devono servire a contare i morti e i feriti di questa guerra che i padroni scatenano contro gli operai. E dietro i grandi numeri delle statistiche ufficiali sugli infortuni, ci sono tantissimi ‘mancati incidenti’, episodi gravi che producono ‘solo danni materiali’, che vengono fatti passare sotto silenzio.
Non bastano affatto le cerimonie di commemorazione dei morti, e nemmeno le dichiarazioni del Presidente della Repubblica per fermare tutto questo. C’è bisogno di unire parole e fatti!
Ci vuole coerenza per andare fino in fondo! C’è bisogno dell’intervento diretto degli operai da organizzare in una Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio.

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