Pubblichiamo la prima parte della riunione del Coordinamento Nazionale Slai cobas sc che si è tenuto sabato 13 ottobre e che aveva come primo punto all'OdG la questione dell'accordo Ilva.
L'intervento che segue è stato fatto da Margherita Calderazzi.
La vicenda Ilva è nazionale, e avrà sempre più influenza su tutte le altre situazioni e vertenze. Quindi bisogna trattarla, discuterla anche nelle altre sedi.
L'aggettivo più adatto in questo momento per tratteggiare la questione Ilva è: “storico”.
Hanno fatto un accordo “storico” che peserà su tutti gli altri accordi; è “storico” perchè stiamo parlando del 1° stabilimento siderurgico d'Europa e ora di uno stabilimento che sta nelle mani del primo produttore di acciaio nel mondo.
Ripercorreremo in sintesi i punti principali di questo accordo, ma, occorre dire che esso mette dei paletti che non riguarderanno solo l'Ilva ma tutte le vertenze che hanno un peso nazionale e sono attualmente al Tavolo del Mise, e sono tante. L'accordo Ilva farà da riferimento per altre vertenze, e in particolare su alcuni punti. Primo tra tutti il fatto che si dividono i lavoratori, in quelli che andranno nella nuova società, in questo caso ArcelorMittal, e quelli che resteranno nella vecchia, bad company; questa situazione di divisione dei lavoratori, in lavoratori di serie A e di serie B, è una linea che la ritroveremo dovunque, in altre vertenze.
Altra questione dell'accordo che farà da riferimento nazionale è la cancellazione dell'art. 2112, che nelle precedenti acquisizioni, che sono “cessioni d'azienda”, tutelava i lavoratori e le loro condizioni
in questi passaggi. Questo articolo diceva (dice) che nelle cessioni d'azienda non c'è bisogno di licenziare i lavoratori e riassumerli, ma, con una semplice comunicazione, gli operai passano tutti e nelle stesse condizioni che avevano prima. Questo costituiva una significativa difesa delle condizioni dei lavoratori. Ma questo articolo nell'accordo Ilva è stato cancellato; si dice esplicitamente nel testo che il 2112 non trova qui attuazione.
Terza questione. Con l'accordo Ilva si stabilisce in maniera strutturale che i lavoratori per passare dall'Ilva Spa alla Mittal devono obbligatoriamente firmare una conciliazione “tombale”, con cui i lavoratori rinunciano a ogni continuità economica, normativa, ecc. e ad ogni credito che eventualmente dovevano ancora avere. L'unico credito che viene salvato è quello che avevano con l'Ilva in liquidazione. Mentre prima con il 2112 c'era una responsabilità solidale tra la vecchia e la nuova azienda, se gli operai avevano crediti retributivi in primis dovevano rivendicarlo alla vecchia azienda, ma la nuova era chiamata in solido per garantire ciò che dovevano avere, ora, invece, si fa un azzeramento tombale, che riguarda il Tfr, mancato preavviso di licenziamento, problematiche di livello, crediti su straordinari non corrisposti, ecc., e la firma di questa conciliazione è la condizione per il passaggio.
L'altra questione, che sta venendo fuori proprio in questi giorni ma che è prevista dall'accordo, è la gestione unilaterale delle assunzioni, e quindi di chi resta nell'AS, da parte dell'ArcelorMittal.
A parte la “porcata” istituzionale dell'accordo che prevede che sia solo la Mittal a decidere chi assumere, secondo i suoi requisiti (e quali sono? ciò che mi serve per l'attività produttiva, secondo il mio piano industriale, ecc., il resto, come anzianità, carichi familiari non sono contemplati, solo nel caso in cui in un reparto i numeri degli operai risultassero superiori a quelli di assunzione previsti dalla Mittal, allora se c'è da scegliere i sindacati possono porre i criteri di anzianità, carichi di famiglia) e che quindi i sindacati non possano mettere lingua; a questa “porcata istituzionale” si aggiungono poi le “porcate minori”, il clientelismo dei capi di reparto che danno le liste di chi deve passare alla Mittal e chi no - Noi vorremmo sapere nomi e cognomi di questi capi, perchè li denunciamo pubblicamente.