Un dossier de La Repubblica Palermo che utilizza dati dell'Osservatorio di Bologna - http://cadutisullavoro.blogspot.it/
Il sindacalista della Cgil intervistato come al solito fa lo gnorri. Come di consueto, e come gli altri sindacati confederali e "firmatari di contratto" vari, non alzano mai un dito prima che i fatti avvengano e nemmeno dopo...
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Il dossier
Emergenza sicurezza/Mancano i fondi per gli ispettori
una drammatica impennata di decessi nell'Isola: nei dodici mesi
passati si erano registrati 48 casi
L'edilizia il settore più martoriato: spesso si tace sulle
condizioni dei cantieri per evitare il licenziamento
morti sul lavoro, 2014 nero in Sicilia, paura e pochi controlli:
già 44 vittime
Quarantaquattro morti bianche in Sicilia dall'inizio dell'anno.
Più di quattro persone ogni mese nell'Isola muoiono mentre svolgono
il proprio lavoro. È una strage continua quella che si consuma nei
luoghi di lavoro siciliani, l'ultima appena due giorni fa si è
portata via tre operai di una ditta che lavorava per conto dell'anas
sull'autostrada Catania-Siracusa, travolti da un tir mentre
eseguivano operazioni di manutenzione nella corsia d'emergenza.
Giuseppe Leanza, Silvestro Cerro e Salvatore Cristaudo sono solo le
ultime vittime di un fenomeno, quello delle morti bianche, che
trovano la Sicilia al quinto posto tra le regioni con il più alto
numero di infortuni mortali sul posto di lavoro.
I dati li dà l'Osservatorio indipendente di Bologna, che da sei
anni monitora quotidianamente il fenomeno in tutta Italia. Un
fenomeno che in Sicilia continua a crescere: l'anno scorso a perdere
la vita furono in 48, quest'anno – in soli nove mesi - si è già
arrivati a quota 44 decessi. Palermo è la provincia con il più alto
numero di incidenti mortali, 12 dall'inizio del 2014, contro per
esempio i sei di Trapani, al secondo posto della triste classifica. E
il dato – sottolinea l'Osservatorio bolognese sul suo sito – non
tiene conto delle morti sulle strade, quelle per esempio degli
autotrasportatori, costretti a turni di lavoro che arrivano anche a
dodici ore consecutive passate al volante dei tir.
Un carneficina che colpisce soprattutto il settore delle
costruzioni, seguito a ruota dall'agricoltura e dall'industria
pesante.
“L'edilizia ha pianto dall'inizio dell'anno ben 18 persone –
spiega Franco Tarantino della Fillea Cgil siciliana – quasi la metà
di tutti i morti sul lavoro del 2014. Un settore martoriato dal
lavoro nero (nel 2013 secondo i dati della Cgil un operaio su due non
aveva un contratto, ndr), dove non esistono né regole né diritti e
spesso i dipendenti preferiscono tacere sulle condizioni di sicurezza
per non perdere il posto. Quasi nessuno denuncia gli infortuni,
preferiscono camuffare le carte e dichiarare che è successo a casa,
fuori dall'orario di lavoro. Per la paura di perdere lo stipendio si
è disposti ad accettare il rischio di farsi male o, ancora peggio,
di morire.”
Con la crisi il fenomeno non ha fatto che crescere. “Le ditte
risparmiano sulla sicurezza – continua Tarantino – nel 2010 i
morti in Sicilia nell'edilizia furono nove, nel 2012 si è saliti a
16 e quest'anno siamo già a quota 18”. L'estate di quest'anno ha
lasciato il segno per l'altissimo numero di incidenti mortali
registrati da giugno ad agosto ben dodici in tre mesi. Ed è di ieri,
invece, la notizia dell'arresto di Castrenze Cassaro 63enne capo
squadra dei due operai delle Ferrovie dello Stato travolti da un
treno nel 2008 a Motta Sant'Anastasia, mentre lavoravano sulle
rotaie. Il capo squadra è stato condanno a 3 anni e nove mesi di
carcere per non avere collocato lungo i binari la segnaletica di
sicurezza.
Ma se nell'Isola si muore di lavoro è anche perché nessuno
controlla. “Il sistema ispettivo è a pezzi – afferma Tarantino –
negli ultimi dieci anni gli ispettori del lavoro in servizio sono
diminuiti del 25 per cento. Oggi sono 200 in
tutta la regione devono verificare la sicurezza di 370 mila
imprese.
La gran parte di loro svolge solo attività amministrativa: a
Palermo, per esempio, su dieci ispettori sono solo in quattro a fare
i controlli sui luoghi di lavoro, gli altri stanno negli uffici. I
finanziamenti ai servizi ispettivi subiscono tagli continui, mancano
le risorse per finanziare il nucleo ispettivo dei Carabinieri, con la
conseguenza che gli agenti non possono svolgere controlli fuori dai
centri urbani”. Pochi ispettori del lavoro si traducono in pochi
controlli e quindi nella certezza per molte ditte di non subire
visite.
A conti fatti, ogni ispettore dovrebbe controllare circa 1.800
aziende, che si traduce per 9 imprese su 10 nella ragionevole
speranza di non ricevere mai una visita dei funzionari. Eppure la
Sicilia nel lontano 2005 ci aveva provato a formare nuovi ispettori
del lavoro.
“La Regione – racconta il leader degli edili della Cgil
siciliana – spese cinque milioni di euro per un corso che puntava a
creare 300 nuovi ispettori. Alla fine del percorso, però, ne vennero
formati solo quatto. Il resto abbandonò perché non volevano essere
trasferiti in sedi diverse dalla propria città di residenza”.
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