Operaio morì sulla nave, quattro indagati: "Violate le
norme di sicurezza"
Alessandro Di Trapani perse la vita mentre lavorava sulla
Cossyra. Sotto accusa armatore, comandante, un altro ufficiale e l'impresa
15 novembre 2014
ALESSANDRO Di Trapani non doveva morire quel giorno di
maggio dentro alla motonave Cossyra. Non sarebbe successo nulla, sostiene la
procura, se solo quell'operaio fosse stato avvertito che non doveva usare
quella saldatrice perché c'erano vapori infiammabili che avrebbero innescato un
incendio. E, invece, accadde esattamente questo: lui azionò, senza indossare
alcuna protezione, quella saldatrice che innescò una fiammata. Morì il giorno
dopo per le gravi ustioni che avevano ricoperto per il 75 per cento il suo
corpo.
Per quell'incidente sul lavoro sulla nave Cossyra,
ormeggiata al porto nel bacino di carenaggio della società Adorno, fuori
dall'area di Fincantieri, il procuratore aggiunto Salvo De Luca e i pm Gianluca
De Leo e Laura Vaccaro hanno iscritto sul registro degli indagati quattro nomi.
Sotto inchiesta sono finiti Francesco Fontana, il legale rappresentante
"Traghetti delle isole spa", società di armamento della Cossyra,
Gaspare Cavasino, comandante della Cossyra e responsabile della sicurezza a
bordo, Natale Pizzimenti, direttore di macchina della motonave, Vincenzo
Chiavazzo, legale rappresentante della Elyteam srl, l'impresa per la quale da
due settimane Di Trapani era stato assunto come elettricista e che era
incaricata di eseguire i lavori di rifacimento dell'impianto di automazione del
traghetto.
I quattro indagati violarono le norme per la prevenzione
degli infortuni sul lavoro, sostiene la procura. In questi mesi i vigili fuoco
e la capitaneria di porto hanno eseguito una perizia per verificare cosa andò
storto quel giorno dentro al traghetto. Dai controlli sulla Cossyra, prima
sequestrata e poi restituita, gli investigatori hanno scoperto che c'erano
diversi lavori in corso quel mese di maggio. C'erano lavori di pulizia affidati
alla Adormare e quelli di rifacimento dedicati al vano motore che stava
eseguendo la Ely- team, ma anche operazioni di manutenzione da parte
dell'equipaggio. In questo scenario si ritrovò a lavorare l'operaio di 40 anni.
Non c'era un responsabile dei lavori a bordo, non era stato stilato un documento
di sicurezza e nemmeno quello di valutazione dei rischi relativi all'attività
lavorativa svolta a bordo della motonave, hanno svelato le indagini. Di Trapani
accese la saldatrice all'ora di pranzo. E, hanno scoperto capitaneria di porto
e vigili del fuoco, la Elyteam non aveva il nulla osta per "l'uso di
fiamma" che doveva essere rilasciato dall'autorità marittima e il
certificato di "gas free" che attestasse che nei locali, compresi
quelli dove si trovava Di Trapani, non vi fossero sostanze infiammabili.
Invece, non fu così. Natale Pizzimenti, direttore di
macchina della Cossyra, aveva disposto un'operazione di degassificazione della
cassa di nafta senza autorizzazioni e senza cautele. Per questo si formò una
sacca di gas che innescò quel rogo. Poco meno di 24 ore dopo Di Trapani era già
morto, tra la disperazione della moglie e la figlioletta di 10 anni. Ieri la
notizia dell'iscrizione dei quattro indagati è arrivata alla famiglia Di
Trapani, che subito dopo la morte del loro parente aveva chiesto
"giustizia". A difendere i genitori di Di Trapani è l'avvocato Fabio
Lanfranca. "I tempi dell'indagine dice il legale della moglie della
vittima, Enrico Sanseverino - sono stati molto rapidi. Adesso speriamo che al
più presto la famiglia possa avere giustizia per una morte così assurda".
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/11/15/news/operaio_mor_sulla_nave_quattro_indagati_violate_le_norme_di_sicurezza-100610408/
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