L’elenco si allunga ed inevitabilmente è destinato a
crescere ancora. Purtroppo, non ci sono speranze di frenare una emorragia di
decessi legata alla patologia dell’asbestosi. Stavolta la vittima è una donna
di 82 anni, M. I.. era una delle 220 dipendenti della Sacelit, la nota fabbrica
situata nell’area industriale di San Filippo del Mela. Con la sua scomparsa il
numero dei morti sale a 150.
La donna – che da tempo era in cura per asbestosi
pleuro polmonare – ha lavorato per meno di tre anni, prima della chiusura, nel
reparto di produzione di tubazioni, canne fumarie e coperchi di serbatori in
eternit. L’anziana aveva già perso il marito, con la stessa malattia, anche lui
dipendente della “fabbrica della morte”. All’ex dipendente della Sacelit era
stata riconosciuta la malattia agli inizi del 2001.
Strana storia quella della ex Nuova Sacelit, produttrice di
manufatti in cemento amianto e, dopo la chiusura e con un inedito cambio di
destinazione d’uso, anche deposito di derrate alimentari.
L’industria, ben accolta dalla popolazione, ha aperto i
battenti nel 1958 ad Archi, frazione di San Filippo del Mela. Per molti anni lo
stabilimento ha rappresentato un sicuro bacino occupazionale. Negli anni
Ottanta comincia la crisi aziendale: i primi prepensionamenti sono del 1983. La
chiusura definitiva dello stabilimento avviene nel luglio del 1993, a un anno
dalla legge che vieta la produzione e la commercializzazione dell’amianto in
Italia.
L’area – si disse – era stata bonificata. Un breve
significativo periodo che comunque fece riaprire i riflettori sull’ex
stabilimento di Archi, area Asi di San Filippo del Mela. Una data fa da spartiacque.
Un’ispezione ministeriale dell’8 novembre 2006 accertò la mancata bonifica con
successivo intervento della Procura di Barcellona.
Gazzetta del Sud 1° agosto ’18
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