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giovedì 2 agosto 2018

San Filippo del Mela, è la 150esima vittima dell’amianto dopo lunga malattia. Era una dipendente della Sacelit nell’area industriale


L’elenco si allunga ed inevitabilmente è destinato a crescere ancora. Purtroppo, non ci sono speranze di frenare una emorragia di decessi legata alla patologia dell’asbestosi. Stavolta la vittima è una donna di 82 anni, M. I.. era una delle 220 dipendenti della Sacelit, la nota fabbrica situata nell’area industriale di San Filippo del Mela. Con la sua scomparsa il numero dei morti sale a 150. 

La donna – che da tempo era in cura per asbestosi pleuro polmonare – ha lavorato per meno di tre anni, prima della chiusura, nel reparto di produzione di tubazioni, canne fumarie e coperchi di serbatori in eternit. L’anziana aveva già perso il marito, con la stessa malattia, anche lui dipendente della “fabbrica della morte”. All’ex dipendente della Sacelit era stata riconosciuta la malattia agli inizi del 2001.

Strana storia quella della ex Nuova Sacelit, produttrice di manufatti in cemento amianto e, dopo la chiusura e con un inedito cambio di destinazione d’uso, anche deposito di derrate alimentari.
L’industria, ben accolta dalla popolazione, ha aperto i battenti nel 1958 ad Archi, frazione di San Filippo del Mela. Per molti anni lo stabilimento ha rappresentato un sicuro bacino occupazionale. Negli anni Ottanta comincia la crisi aziendale: i primi prepensionamenti sono del 1983. La chiusura definitiva dello stabilimento avviene nel luglio del 1993, a un anno dalla legge che vieta la produzione e la commercializzazione dell’amianto in Italia.

L’area – si disse – era stata bonificata. Un breve significativo periodo che comunque fece riaprire i riflettori sull’ex stabilimento di Archi, area Asi di San Filippo del Mela. Una data fa da spartiacque. Un’ispezione ministeriale dell’8 novembre 2006 accertò la mancata bonifica con successivo intervento della Procura di Barcellona.

Gazzetta del Sud  1° agosto ’18

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