Il nodo Palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con questo blog intende creare uno spazio libero di informazione di classe aperto a tutti coloro che ((consapevoli della continua strage di lavoratori morti sul e per il lavoro)) vogliano contribuire alla lotta -- BASTA MORTI E INFORTUNI IN NOME DEL PROFITTO T -- PADRONI ASSASSINI PAGHERETE CARO . PADRONI ASSASSINI PAGHERETE TUTTO -- per un contatto diretto 338-3342733 o 338- 7708110 oppure retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

sabato 29 dicembre 2012

Milazzo: Ex lavoratori della Raffineria protestano al tribunale


Hanno protestato davanti al tribunale per rivendicare il diritto ad una "giusta causa" nell'ambito dei processi intentanti da 200 ex lavoratori contro la Raffineria di Milazzo. Stamatina decine di ex dipendenti dell'industria (e delle ditte ad esse collegate nell'indotto) hanno manifestato con striscioni e slogan davanti ai cancelli lamentando in un comunicato scarsa attenzione verso le cause e i procedimenti in materia ambientale. Gli ex operai, che secondo loro si sarebbero ammalati a causa della presenza di amianto ed altri inquinanti sul posto di lavoro,  si dicono avviliti perchè "dopo aver aspettato 6 anni per avere un "giusto" processo con grande sofferenza e con grave dispendio di denaro, vedere vanificato per cavilli legali il nostro diritto per avere un giusto risarcimento da una giusta causa. Nostro malgrado siamo qui riuniti in assemblea per denunciare che nel processo da noi intentato nei confronti della Raffineria di Milazzo presso il Tribunale di barcellona sez. lavoro al fine di ottenere il risarcimento dei danni arrecati alla salute: biologici, morali ed esistenziali, il Tribunale non ha ammesso nessuna prova testimoniale ne ha disposto indagini ambientali, ne il giudice ha avanzato alcuna richiesta d' informazione per i circa 200 casi in ricorso all' Arpa, Provincia, Asp e Inail su inquinamenti acustici ed ambientali e da un collegio medico inizialmente richiesto. E assolutamente scandaloso tale attegiamento» scrivono.
Nel documento si contesta anche  che "da un collegio medico iniziale, è stat aamesaa solo una ctu medica, che su circa 200 casi non ha fatto propria alcun esame specialistico", contestando i documenti rilasciati da altri colleghi di enti pubblici, "escludendo i documenti ambientali" depositati e dichiarando l'inesistenza del collegamento tra la malattia dichiarata e il posto di lavoro. Nel documento distribuito e pubblicizzato anche su facebook gli ex lavoratori si domandano che fine hanno fatto i fondi dei Piani di risanamento che dovevano essere utilizzati per bonificare l'area industriale della Valle del Mela.

17 dicembre 2012

http://www.oggimilazzo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3679:ex-lavoratori-della-raffineria-protestano-al-tribunale&catid=297:industrie&Itemid=552

giovedì 27 dicembre 2012

Il Comitato tecnico regionale diffida la Raffineria di Milazzo


Gli studi della società non hanno soddisfatto il Comitato tecnico regionale che ha richiesto tempo più stretti per agire. Delibera del Comitato tecnico regionale blocca gli aumenti di produttività in attesa della documentazione

PALERMO – Secondo capitolo dell'istruttoria del Comitato tecnico regionale (Ctr) a proposito del rapporto di sicurezza (aggiornamento 2010) della Raffineria di Milazzo, così come previsto dalla normativa europea Seveso II per gli stabilimenti a rischio incidente rilevante (Rir) che hanno l'obbligo di presentazione del rapporto di sicurezza sulla base dell'articolo 8 del D.L.vo. 334/99. Il Ctr, che evidentemente non è stato pienamente soddisfatto dalla risposta dell'azienda in riferimento alle prescrizioni richieste dalla delibera del 17 maggio scorso dove si richiedevano studi approfonditi e un crono programma di lavori da realizzare, ha diffidato la Ram a produrre documentazione adeguata sui progetti per la messa in sicurezza delle criticità entro due mesi. Intanto blocco assoluto in merito ad aumenti di produttive o modifiche che accrescano il rischio.

Il Ctr ha trasmesso il documento alla Raffineria e agli organi competenti lo scorso 7 dicembre. Il riferimento corre alla delibera del 17 maggio con la quale si prescriveva la presentazione degli studi richiesti nel verbale del gruppo di lavoro del 15 e 16 maggio scorso, e in seguito il crono programma dei lavori. La delibera spiega che parte delle richieste riportate nel documento del maggio scorso non sono state adeguatamente ottemperate e diffida il gestore a produrre entro 60 giorni la documentazione in merito agli studi per l'estensione del sistema di rilevazione gas infiammabili, del sistema perimetrale di rilevazione H2S (idrogeno solforato, sostanza inquinante che ad alte concentrazioni viene classificata come veleno) e dell'adeguamento dei sistemi di anti incendio. Il quarto punto richiede “il crono programma con la descrizione delle varie fasi – si legge sul documento - a supporto delle indicazioni temporali per la sua attuazione”. Una precisazione perché “i tempi indicati nel crono programma presentato, benché deficitario degli studi di dettaglio – si legge sulla nota – sono eccessivamente dilatati nel tempo e pertanto non accettabili”.

La conclusione è decisiva. “Si precisa inoltre che, in considerazione di quanto emerso, non potranno essere prese in considerazione nuove proposte di modifiche di impianti che prevedano incrementi del preesistente livello di rischio e/o modifiche comportanti aumenti di produttività ai fini dell'esercizio che interferiscono con l'esistente, fino a quando non saranno completati i lavori” che fanno riferimento ai punti precedentemente espressi. L'ultima freccia viene scoccata in merito allo studio presentato dalla società lo scorso 31 luglio e relativo all'”Installazione di nuovi sistemi automatici di rilevazione di fiamma”, che il comitato ha ritenuto basarsi su termini temporali “troppo dilatati nel tempo”. Retrodatata quindi la scadenza della consegna dei lavori al 31 dicembre del 2013.

Netto il commento di Giuseppe Marano, consigliere comunale, da oltre un anno impegnato in prima linea nelle fila ambientaliste. “Se io fossi il sindaco di Milazzo – ha precisato – zona dichiarata ad alto rischio di crisi ambientale, chiederei la piena adozione delle prescrizioni come da delibera del Ctr a pena di chiusura impianti fino al soddisfacimento”. Per l'esponente politico milazzese si tratta di “un'azione necessaria per tutelare prioritariamente la salute e assicurare la sicurezza dei lavoratori che vivono quotidianamente l'impianto e anche dei cittadini”.


http://www.qds.it/11541-il-ctr-diffida-la-raffineria-di-milazzo.htm

lunedì 17 dicembre 2012

Raffineria di Milazzo, protesta di cittadini e lavoratori: «Qui un nuovo caso Ilva»


INQUINAMENTO INDUSTRIALE

Raffineria di Milazzo, protesta di cittadini e lavoratori: «Qui un nuovo caso Ilva»

Manifestazione degli ex lavoratori delle industrie dell’indotto davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto

MESSINA– E’ un nuovo caso Ilva, ma i cittadini arrabbiati sperano che questa volta gli inquirenti intervengano prima che ci siano altri morti o persone malate per l’inquinamento ambientale. E’ la Raffineria di Milazzo che per i residenti rappresenta ormai una minaccia alla loro salute. Numerose le proteste, l’ultima oggi, lunedì 17 dicembre, davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto da parte degli ex lavoratori della Raffineria e delle industrie dell’indotto che hanno riscontrato, dopo anni di lavoro, patologie gravi secondo loro legate al contatto con l’amianto e altri inquinanti. Con loro protestano anche diverse decine di cittadini di Milazzo e il presidente della commissione Ambiente del comune mamertino, Giuseppe Marano. Gli ex dipendenti della Ram sono esasperati come spiega Giovanni Billa, esponente del comitato che afferma: “Questa libera manifestazione è un atto di protesta nei confronti di tutti coloro che vogliono disconoscere il serio e mortale problema dell’inquinamento industriale che miete vittime e crea problemi di salute più o meno gravi ai cittadini di Milazzo, del suo hinterland e della valle del Mela. Se nelle varie sedi quali, Ministeri, Regioni, Provincie, Comuni, Tribunali, Procure, non si vedono o forse peggio ancora non si vogliono vedere i documenti ambientali, che comprovano lo stato di salute dell’ambiente, e di conseguenza, quella dei cittadini, si commettono tutta una serie di reati contro l'umanità".
LE DENUNCE - "Molti di noi - prosegue - lottano ogni giorno contro malattie molto gravi causate proprio dal contatto con l’amianto e altri inquinanti e dobbiamo soffrire ancora di più perché i giudici non vogliono prendere in considerazione le istanze presentate dal nostro avvocato Maria Calderone. Pretendiamo che siano analizzati i documenti sanitari forniti in corso di contraddittorio e ci chiediamo perché il tribunale non abbia ammesso come prova gli accertamenti di Contarp e Inail che attestano le esposizioni ad amianto oltre le 100 fibre. Vorremmo poi sapere perché non sono state chieste ispezioni o controlli ad Arpa, Comune, Provincia o Regione”. I lavoratori lamentano poi anche la superficialità dei Ctu nominati dalla procura di Barcellona e dicono: “Hanno cambiato nella forma e nella sostanza il quesito dei giudici non valutando alcune richieste e non mettendole nelle loro relazioni. Non hanno tra l’altro inserito nella documentazione gli effetti previsti nei progetti ‘Who Euro Ecet Rome’ e ‘Sentieri’ dell’organizzazione mondiale della Sanità che confermano il nesso causale tra malattie e inquinamento nei territori dove sono presenti i siti delle raffinerie siciliane di Siracusa, Gela e Milazzo. I Ctu sono stati poi da noi denunciati".

UN’ALTRA ILVA - I lavoratori poi confrontano il loro caso con quello dell'Ilva e dicono: "Riteniamo che i decreti salva industrie sono amorali e rivelano doppiezza d’animo, indici di una società moderna malata che crede nel vile dio denaro sovrano su tutte le cose. Così abbiamo assistito nel caso dell’Ilva di Taranto al trionfo del denaro sulla salute pubblica, non volgiamo che anche qui accada lo stesso”. “A Milazzo – conclude Billa – molti lavoratori e cittadini si sono ammalati e un sinergismo tossico e complesso d’inquinanti di chiara derivazione industriale, fa mutare il Dna dei nostri bambini, come pubblicato nel mese di febbraio del 2012 in una rivista prestigiosa l'Epigenomics, ma ancora le nostre istituzioni non intervengono”. Dello stesso parere Giuseppe Marano che spiega: "L’Arpa regionale da mesi ha denunciato in modo chiaro che le emissioni maleodoranti che ammorbano l’aria a Milazzo provengono dai cicli di lavorazione della raffineria. E l’Ufficio Speciale, il 13 luglio del 2012 ha fatto pubblicare un decreto sugli odori molesti dove erano previste delle prescrizioni. Ma anche in questo caso il sindaco di Milazzo non solo non ha spiegato ai cittadini le modalità di comportamento da adottare, ma non ha mai dato seguito alle loro denunce”.
MISURE DI SICUREZZA - “Visto questo stato di cose – prosegue Marano - noi ora pretendiamo che venga rivalutata la valutazione integrata ambientale (Aia) per la Raffineria di Milazzo, non vogliamo che si perdano posti di lavoro, ma che siano prese le opportune misure di sicurezza per rispettare ambiente e salute dei cittadini. Anche perché da successivi ispezioni dell’Ispra sono state confermate altre problematiche all'interno dello stabilimento industriale e c’è stata anche una diffida del Ministero dell’Ambiente, però oggi non sappiamo se sono stati poi presi i provvedimenti necessari. Infine, ricordiamo che nel mese di maggio il Comitato tecnico regionale ambientale è entrato alla Raffineria e ha individuato numerose criticità dal punto di vista sismico e idrogeologico, ma non sappiamo ancora se sia iniziato l’adeguamento degli impianti”.

CROCETTA FIRMI PIANO RISANAMENTO AMBIENTALE - “Denunceremo alla Procura – conclude Marano - le omissioni da parte delle istituzioni locali affinché non ci siano altri morti e chiederemo poi al Predente della Regione Rosario Crocetta la firma dei piani di risanamento ambientale, senza i quali sarà difficile intervenire per risolvere la situazione". Recentemente anche la Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex presidenti della Regione Cuffaro e Lombardo e sette ex assessori all’Ambiente per la mancata applicazione dei piani di risanamento e bonifica di questa una zona considerata a rischio ambientale.
Gianluca Rossellini
17 dicembre 2012

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/catania/notizie/cronaca/2012/17-dicembre-2012/raffineria-milazzo-protesta-cittadini-lavoratori-qui-nuovo-caso-ilva-2113203569023.shtml

mercoledì 5 dicembre 2012

Scuole sempre più insicure

Scuole sempre più non a norma, edifici sempre più fatiscenti, senza impianti funzionanti tra i più basilari, vedi in molti casi quello di riscaldamento, aree scolastiche sempre più a rischio con tetti o pareti  che crollano,  alla 
faccia di quanto è contemplato dalle leggi vigenti, mentre studenti e lavoratori  si ritrovano sempre più spesso in situazioni di reale pericolo.

In una scuola di Palermo a fronte della denuncia legittima di alcune lavoratrici della nostra O.S. circa le condizioni dell'edificio ubicato in un appartamento in molti casi non a norma, il referente esterno alla sicurezza che 
sigla con il Dirigente Scolastico il documento programmatico sulla sicurezza ha così esordito: " sì effettivamente per molti versi la scuole non è a norma... ma allora dovrebbero chiudere quasi tutte le scuole della città ma non solo e 
non è possibile... e  poi bisogna pure rischiare un tantino... se no?..."SE NO!!??  

Se per lor signori, dai Dirigenti Scolastici... al governo Monti/Profumo del massacro della scuola pubblica con tagli sempre più massicci alle risorse,  la vita degli studenti e dei lavoratori non conta nulla, PER NOI NON E' AFFATTO 
COSI'... 

Lottare fino in fondo per la difesa della nostra condizione di vita

Slai Cobas per il s.c. Palermo

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Salerno: Paura a scuola, crolla una parte del solaio durante le lezioni

Forse è stata un’infiltrazione dell’acqua, o forse il segno del tempo, ma oggi all’istituto Trani è crollato una parte del solaio imponendo lo sgombero di una classe. Lo scrive il quotidiano Il Mattino di Salerno sulle sue pagine on 
line.

Secondo le prime informazioni – scrive Il Mattino – non ci sono stati feriti, fra gli studenti della classe coinvolta, ma solo una grande paura. Anzi il dirigente dell’Istituto Professionale Industria e Artigianato ha solo disposto la chiusura dell’aula interessata dal crollo senza interrompere le lezioni.

Si aspetta domani l’intervento dei tecnici in via Iannicelli per verificare la tenuta dei soffitti sia nell’aula interessata che nell’intero istituto superiore.

Fonte IlMattino.it

martedì 4 dicembre 2012

Catania, contadino dilaniato da una fresa terza morte sul lavoro in 3 giorni



È un diciassettenne che stava operando in un vigneto a Mazzarrone. Nei giorni scorsi sono morti un operaio indiano a Caltagirone e un portuale nella nuova darsena del capoluogo etneo

Sale vertiginosamente nel Catanese il numero di morti sul lavoro. L'ennesima tragedia nella tarda mattinata di oggi, un ragazzo di 17 anni, Gaetano Di Stefano, ha perso la vita mentre a bordo di un trattore stava fresando un vigneto di Mazzarrone. Forse una distrazione, forse si è sporto troppo. La fresa lo ha agganciato alla tasca del giubbotto, tirandolo giù e dilaniandolo. Il ragazzo è morto sul colpo. Il proprietario del fondo accorso per prestargli soccorso, si è sentito male e sotto shock è ricoverato nell'ospedale di Caltagirone. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, i vigili del fuoco e l'elisoccorso.

Questo è il terzo caso, in poco più di tre giorni. Giovedì scorso a perdere la vita è stato Felix Pereira, operaio indiano di 53 anni mentre lavorava in una ditta di Granieri, frazione di Caltagirone. L'uomo è morto dopo una caduta di oltre tre metri; le indagini sono in corso per accertare le cause del decesso.

Sabato, un'altra tragedia al porto di Catania. Nel cantiere della nuova darsena, è morto, travolto da un escavatore, Riccardo Bellucci, di 34 anni. Il mezzo era manovrato da un collega che non si è accorto della sua presenza ed effettuando marcia indietro lo ha investito ed ucciso.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/12/03/news/catania_contadino_dilaniato_da_una_fresa_terza_morte_sul_lavoro_in_3_giorni-47997463/

lunedì 3 dicembre 2012

Catania, due morti sul lavoro in 24 ore perde la vita operaio travolto da ruspa


L'incidente al cantiere della nuova darsena del porto etneo. L'uomo è stato travolto da un escavatore durante una manovra. Ieri la morte di un operaio indiano a Caltagirone


Catania, due morti sul lavoro in 24 ore perde la vita operaio travolto da ruspa



CATANIA - Stava lavorando all'interno del cantiere per la darsena nel porto di Catania. Una distrazione di pochi secondi e si è consumata la tragedia. E' accaduto intorno alle sedici, un operaio di 34 anni, Riccardo B., originario di Udine, è morto dopo essere stato travolto da un escavatore manovrato da un collega che non si è accorto della sua presenza. Il mezzo stava effettuando una retromarcia e ha investito l'operaio, che è morto sul colpo.

Ancora una morte bianca che si somma al triste elenco a poco più di 24 ore dalla tragedia che ha visto morire proprio ieri a Granieri, frazione di Caltagirone, l'operaio indiano, Felix Pereira di 53 anni, precipitato dall'altezza di oltre tre metri, e tre giorni fa a Gela Francesco Romano schiacciato da un tubo di otto tonnellate all'interno del petrolchimico.

Sul posto sono intervenute le volanti della polizia, insieme con la finanza e i carabinieri. L'autorità giudiziaria sta indagando per accertare l'esatta dinamica dell'incidente ed ogni eventuale responsabilità da parte dell'impresa che opera all'interno del cantiere.

 


(01dicembre 2012)
la Repubblica




sabato 1 dicembre 2012

Palermo: amianto all'ex Sailem, operai ammalati

La storia. Giovanbattista D’Agostino, proprietario dell’impresa con il
fratello Benny, non avrebbe garantito la sicurezza

Lo spettro amianto sull’ex Sailem
Operaio si ammala, a giudizio il titolare

Secondo gli inquirenti, l’operaio che oggi ha 81 anni si è ammalato
per avere respirato fibre d’amianto senza alcuna precauzione. Il primo
caso di una lista che potrebbe allungarsi.

Dal 1968 al 1992 ha lavorato come fiammista e tubista in quella che
una volta era la più grande impresa siciliana di lavori marittimi, la
Sailem. E, per anni, G.Z., queste le iniziali dell’operaio che oggi ha
81 anni, avrebbe respirato polveri di amianto che, nel tempo, l’hanno
portato ad ammalarsi gravemente. Per il pm Geri Ferrara, che ha
coordinato l’inchiesta, responsabile delle lesioni colpose gravissime
è uno dei titolari dell’azienda (fallita da tempo), Giovanbattista
D’Agostino, che sarà processato dopo un decreto di citazione diretta a
giudizio: non avrebbe adottato le misure di sicurezza adeguate per
tutelare la salute del dipendente. Niente mascherine, dice la Procura,
neppure i locali per bagnare le tute in modo da eliminare le polveri
di amianto.
È il primo caso, segnalato alla magistratura dall’Inail, di operaio ex
Sailem che avrebbe contratto patologie sul luogo di lavoro. E si teme
che la lista possa allungarsi, come è già accaduto con la Fincantieri.
Le malattie provocate dall’inalazione di fibre di amianto, come i
tumori ai polmoni e la pleura, ma anche il mesotelioma e l’asbestosi,
hanno infatti lunghissimi periodi di latenza e si manifestano anche
dopo venticinque anni. L’amianto è stato bandito dal nostro Paese solo
nel 1993, ma per decenni in precedenza p stato molto usato,
soprattutto misto al cemento (il così detto “Eternit”), per la sua
estrema resistenza.
Se, come sostiene la Procura, G.Z., si fosse effettivamente ammalato
per aver respirato le fibre di amianto alla Sailem per inquirenti, è
molto probabile che non si tratti di un caso isolato.
Gli ex titolari della Sailem (Società anonima italiana lavorazioni
edili e marittime), Giovanbattista e il fratello Benedetto D’Agostino,
sono già noti alle cronache per altre vicende: i presunti affari della
loro azienda con Cos nostra. Nel 1997 “Benny” venne arrestato mentre
stava per scappare in Malesia con tutta la famiglia, nell’ambito
dell’inchiesta “Mafia e appalti”. Le accuse di mafia nei suoi
confronti hanno avuto un iter giudiziario complesso: gli sono state
riconosciute anche le speciali attenuanti per i pentiti, in virtù
della sua collaborazione nel processo contro Giulio Andreotti.
Entrambi i fratelli sono stati di recente condannati in primo grado
proprio per il crac della Sailem.

GdS
1 dic. 12

Catania: muore sul lavoro un operaio indiano

Infortuni: operaio indiano muore in una fabbrica di manufatti nel catanese
Catania, 30 nov. (Adnkronos)- A Caltagirone, in provincia di Catania,
un operaio indiano di 53 anni e' morto in un incidente sul lavoro in
una fabbrica di manufatti di Granieri. Si ipotizza che l'uomo sarebbe
stato folgorato e poi precipitato da un altezza di oltre 3 metri. La
Procura calatina, intanto, ha aperto un'inchiesta.
(30 novembre 2012 ore 20.32)