INQUINAMENTO
INDUSTRIALE
Raffineria
di Milazzo, protesta di cittadini e lavoratori: «Qui un nuovo caso
Ilva»
Manifestazione
degli ex lavoratori delle industrie dell’indotto davanti al
Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto
MESSINA–
E’ un nuovo caso Ilva, ma i cittadini arrabbiati sperano che questa
volta gli inquirenti intervengano prima che ci siano altri morti o
persone malate per l’inquinamento ambientale. E’ la Raffineria di
Milazzo che per i residenti rappresenta ormai una minaccia alla loro
salute. Numerose le proteste, l’ultima oggi, lunedì 17 dicembre,
davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto da parte degli ex
lavoratori della Raffineria e delle industrie dell’indotto che
hanno riscontrato, dopo anni di lavoro, patologie gravi secondo loro
legate al contatto con l’amianto e altri inquinanti. Con loro
protestano anche diverse decine di cittadini di Milazzo e il
presidente della commissione Ambiente del comune mamertino, Giuseppe
Marano. Gli ex dipendenti della Ram sono esasperati come spiega
Giovanni Billa, esponente del comitato che afferma: “Questa libera
manifestazione è un atto di protesta nei confronti di tutti coloro
che vogliono disconoscere il serio e mortale problema
dell’inquinamento industriale che miete vittime e crea problemi di
salute più o meno gravi ai cittadini di Milazzo, del suo hinterland
e della valle del Mela. Se nelle varie sedi quali, Ministeri,
Regioni, Provincie, Comuni, Tribunali, Procure, non si vedono o forse
peggio ancora non si vogliono vedere i documenti ambientali, che
comprovano lo stato di salute dell’ambiente, e di conseguenza,
quella dei cittadini, si commettono tutta una serie di reati contro
l'umanità".
LE
DENUNCE - "Molti di noi - prosegue - lottano ogni giorno
contro malattie molto gravi causate proprio dal contatto con
l’amianto e altri inquinanti e dobbiamo soffrire ancora di più
perché i giudici non vogliono prendere in considerazione le istanze
presentate dal nostro avvocato Maria Calderone. Pretendiamo che siano
analizzati i documenti sanitari forniti in corso di contraddittorio e
ci chiediamo perché il tribunale non abbia ammesso come prova gli
accertamenti di Contarp e Inail che attestano le esposizioni ad
amianto oltre le 100 fibre. Vorremmo poi sapere perché non sono
state chieste ispezioni o controlli ad Arpa, Comune, Provincia o
Regione”. I lavoratori lamentano poi anche la superficialità dei
Ctu nominati dalla procura di Barcellona e dicono: “Hanno cambiato
nella forma e nella sostanza il quesito dei giudici non valutando
alcune richieste e non mettendole nelle loro relazioni. Non hanno tra
l’altro inserito nella documentazione gli effetti previsti nei
progetti ‘Who Euro Ecet Rome’ e ‘Sentieri’
dell’organizzazione mondiale della Sanità che confermano il nesso
causale tra malattie e inquinamento nei territori dove sono presenti
i siti delle raffinerie siciliane di Siracusa, Gela e Milazzo. I Ctu
sono stati poi da noi denunciati".
UN’ALTRA
ILVA - I lavoratori poi confrontano il loro caso con quello dell'Ilva
e dicono: "Riteniamo che i decreti salva industrie sono amorali
e rivelano doppiezza d’animo, indici di una società moderna malata
che crede nel vile dio denaro sovrano su tutte le cose. Così abbiamo
assistito nel caso dell’Ilva di Taranto al trionfo del denaro sulla
salute pubblica, non volgiamo che anche qui accada lo stesso”. “A
Milazzo – conclude Billa – molti lavoratori e cittadini si sono
ammalati e un sinergismo tossico e complesso d’inquinanti di chiara
derivazione industriale, fa mutare il Dna dei nostri bambini, come
pubblicato nel mese di febbraio del 2012 in una rivista prestigiosa
l'Epigenomics, ma ancora le nostre istituzioni non intervengono”.
Dello stesso parere Giuseppe Marano che spiega: "L’Arpa
regionale da mesi ha denunciato in modo chiaro che le emissioni
maleodoranti che ammorbano l’aria a Milazzo provengono dai cicli di
lavorazione della raffineria. E l’Ufficio Speciale, il 13 luglio
del 2012 ha fatto pubblicare un decreto sugli odori molesti dove
erano previste delle prescrizioni. Ma anche in questo caso il sindaco
di Milazzo non solo non ha spiegato ai cittadini le modalità di
comportamento da adottare, ma non ha mai dato seguito alle loro
denunce”.
MISURE
DI SICUREZZA - “Visto questo stato di cose – prosegue Marano
- noi ora pretendiamo che venga rivalutata la valutazione integrata
ambientale (Aia) per la Raffineria di Milazzo, non vogliamo che si
perdano posti di lavoro, ma che siano prese le opportune misure di
sicurezza per rispettare ambiente e salute dei cittadini. Anche
perché da successivi ispezioni dell’Ispra sono state confermate
altre problematiche all'interno dello stabilimento industriale e c’è
stata anche una diffida del Ministero dell’Ambiente, però oggi non
sappiamo se sono stati poi presi i provvedimenti necessari. Infine,
ricordiamo che nel mese di maggio il Comitato tecnico regionale
ambientale è entrato alla Raffineria e ha individuato numerose
criticità dal punto di vista sismico e idrogeologico, ma non
sappiamo ancora se sia iniziato l’adeguamento degli impianti”.
CROCETTA
FIRMI PIANO RISANAMENTO AMBIENTALE - “Denunceremo alla Procura
– conclude Marano - le omissioni da parte delle istituzioni locali
affinché non ci siano altri morti e chiederemo poi al Predente della
Regione Rosario Crocetta la firma dei piani di risanamento
ambientale, senza i quali sarà difficile intervenire per risolvere
la situazione". Recentemente anche la Procura di Palermo ha
chiesto il rinvio a giudizio per gli ex presidenti della Regione
Cuffaro e Lombardo e sette ex assessori all’Ambiente per la mancata
applicazione dei piani di risanamento e bonifica di questa una zona
considerata a rischio ambientale.
Gianluca
Rossellini
17
dicembre 2012
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/catania/notizie/cronaca/2012/17-dicembre-2012/raffineria-milazzo-protesta-cittadini-lavoratori-qui-nuovo-caso-ilva-2113203569023.shtml