Il nodo Palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con questo blog intende creare uno spazio libero di informazione di classe aperto a tutti coloro che ((consapevoli della continua strage di lavoratori morti sul e per il lavoro)) vogliano contribuire alla lotta -- BASTA MORTI E INFORTUNI IN NOME DEL PROFITTO T -- PADRONI ASSASSINI PAGHERETE CARO . PADRONI ASSASSINI PAGHERETE TUTTO -- per un contatto diretto 338-3342733 o 338- 7708110 oppure retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

martedì 14 gennaio 2014

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 14/01/14

Marco Spezia

INDICE

AIEA Vicenza aieavicenza@gmail.com
NIENTE RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS

Giuseppe Grillo grillo@macchinistiuniti.it
A PROPOSITO DI RICAMBIO GENERAZIONALE...

Gian Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
IL FILM “ULTIMA CHIAMATA”

COMUNICATO STAMPA SULLA LEGANTI NATURALI SRL

INFORMAZIONI SUI PROCESSI IN CORSO

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
RISPOSTA DALLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA DENUNCIA SULLE SEMPLIFICAZIONI PER LA SICUREZZA CONTENUTE NEL DECRETO DEL FARE

Senapatrianews anarres56@tiscali.it
APPUNTI DI ECONOMIA

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
ALCUNE BUONE NOTIZIE

Aldo Mancuso aldo.man@tin.it
IL LAVORO UCCIDE A FIRENZE

Bastamortesullavoro bastamortesullavoro@gmail.com
COMUNICATO RIUNIONE RETE NAZIONALE TENUTASI A TARANTO

Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
DALL’INAIL UNA PUBBLICAZIONE SULLA MAPPATURA DELLE DISCARICHE CHE ACCETTANO I RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO

Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
I RLS DEVONO ESSERE ELETTI DAI LAVORATORI

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From: AIEA Vicenza aieavicenza@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, January 08, 2014 4:49 PM
Subject: NIENTE RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS

Restituzione indecente! Fate girare...
Saluti
Maria Chiara
AIEA Vicenza

Da Il resto del Carlino

NIENTE RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS
di Carlo Raggi
Ravenna, 4 gennaio 2014

Il giudice Riverso: “Accade per colpa della politica. Basterebbe una leggina”.
Nazareno Tarquini l’aveva detto, che non avrebbe mai fatto ricorso contro la decisione dell’Inps di dar corso alla sentenza d’appello e chiedere all’ex lavoratore dell’Anic-Enichem la restituzione dei 62mila euro di benefici erogati a cominciare dal 1993, quando Tarquini andò in pensione. Ovvero quei benefici riconosciutigli in primo grado dal giudice del lavoro Roberto Riverso quale lavoratore esposto all’amianto per oltre dieci anni. Tarquini ha fatto di più. E’ andato in banca, ha raccolto tutti i suoi risparmi, ha chiesto un grosso aiuto al fratello e ha fatto un bonifico all’Inps per 62mila euro.
Spiega Tarquini: “Non volevo aver più nulla a che fare con questa vicenda, non mi andava di vedere la pensione decurtata ogni mese di quasi quattrocento euro. Oltretutto l’Inps, che aveva comunicato di dar corso alla rateizzazione del rimborso a cominciare dal primo gennaio 2014, ha invece anticipato la trattenuta già da dicembre. Basta, io voglio vivere tranquillo. Pian piano restituirò tutto a mio fratello, ma almeno resta una cosa in famiglia”.
Tarquini però non ha certo esaurito la vena combattiva e, in attesa dell’esito del ricorso in Cassazione, sta cercando di capire se esiste una quale strada legale per portare in giudizio il perito bolognese che nel breve volgere di pochi mesi e su richiesta, inspiegata, del giudice, modificò del tutto la conclusione della prima perizia in cui aveva riconosciuto Tarquini esposto al rischio amianto per oltre dieci anni, affermando invece, apoditticamente, che il lavoratore, a differenza dei compagni di lavoro, non era stato esposto a quel rischio. L’avvocato di Tarquini chiese al collegio di sentire il perito per chiedere chiarimenti, ma i giudici non ritennero di aderire alla richiesta e annullarono la decisione del giudice Riverso, a danno di Tarquini.
Il giudice del lavoro Roberto Riverso, fra i massimi esperti italiani sul fronte dell’amianto, non ha peli sulla lingua su questo drammatico tema che coinvolge numerosi pensionati ravennati cui lui stesso, in primo grado, aveva riconosciuto: “Com’è possibile che la politica ravennate non comprenda che è suo dovere intervenire per bloccare le richieste dell’Inps a lavoratori che per anni hanno operato in ambienti pieni di amianto e che ora devono restituire decine di migliaia di euro a causa di sentenze d’appello emesse da giudici ostaggi dei periti?”.
QUALE IL COMPITO DEI NOSTRI PARLAMENTARI?
Impedire che questi lavoratori vengano offesi per una terza volta attraverso la coltivazione di una semplice proposta di legge già sperimentata anni fa su iniziativa del deputato Casson. Una norma che sani queste incongrue posizioni e in modo permanente. Un modo anche per restituire pari dignità e diritti a lavoratori che hanno lavorato gomito a gomito con altri che quei benefici hanno mantenuto”.
COME SI E’ GIUNTO A TANTO?
Intanto una premessa. Ritengo incostituzionale la legge del 2003 che ha subordinato il riconoscimento dei benefici a chi ha lavorato in ambienti con oltre cento fibre per litro. Con l’amianto conta solo la durata dell’esposizione. I benefici previdenziali sono provvidenze con funzione riparatoria, perché gli imprenditori non applicarono la legislazione sulle polveri e perchè lo Stato non vigilò. Per questo l’Italia è stata condannata in sede comunitaria”.
POI CI SONO LE DECISIONI CONTRADDITTORIE DEI GIUDICI D’APPELLO...
Già, giudici ostaggi di periti che a volte dicono tutto e il contrario di tutto. E’ irragionevole per un giudice ritenere che un perito possa valutare quante fibre potevano esserci anni prima in un certo ambiente di lavoro. E ancora, quale ragionevolezza c’è nelle decisioni che riconoscono il diritto ad alcuni lavoratori e li disconoscono ai loro compagni?”.
INSOMMA A GIUDICARE È IL PERITO, NON IL GIUDICE...
La gestione della legge nel 2003 è diventata un affare per i periti di ogni foggia, ingegneri, chimici, medici legali, anatomo-patologi, anche carabinieri. La perizia è diventata un arbitrio e l’esito è sempre aleatorio”.
E L’INPS RICHIEDE LE SOMME...
La normativa italiana già conosce la categoria dell’indebito pensionistico, non soggetto a restituzione. Non possono essere restituite le pensioni sulla base di sentenze poi riformate. Per questo occorre, e subito, una norma analoga anche per i benefici per l’amianto”.

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Da: Giuseppe Grillo grillo@macchinistiuniti.it
A:
Inviato: martedì 7 gennaio 2014 23:55
Oggetto: A PROPOSITO DI RICAMBIO GENERAZIONALE...

Egregi cittadini Italiani.
I macchinisti e i capitreno sono definiti dall’ANSF (Agenzia Nazionale per la Sicurezza nelle Ferrovie) “personale che svolge attività di sicurezza”. L’ing.Alberto Chiovelli, in indirizzo, può confermare.
Detto questo, segnalo la notizia sotto riportata.

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Da Rovigo Oggi
Francesco Saccardin
5 gennaio 2014
CRISI DEL LAVORO ROVIGO: CONCORSO PER FERROVIERI DAL FINALE INASPETTATO
L’incredibile vicenda di “Marco”, nome di fantasia: passa scritto e orale del regolare bando di Sistemi territoriali ma non avrà il posto, che spetta invece ad ex ferrovieri.
Il doppio concorso di Sistemi territoriali per l’assunzione di macchinisti (graduatoria di merito finale con 68 partecipanti pubblicata sul sito il 16 luglio 2013) e di capotreno (graduatoria finale con 235 partecipanti pubblicata sempre il 16 luglio 2013) ha un finale inaspettato. Gente che passa scritto ed orale, viene convocata alla visita medica, ma poi si sente liquidare con il più classico dei “Grazie e arrivederci”: è successo davvero e a Rovigo Oggi racconta la sua storia uno dei tanti che ha provato (invano) a farsi assumere. Finendo per esser scavalcati da gente richiamata dalla pensione.
Partecipare a un concorso, passare scritto e orale e venire convocati per la visita medica: il sogno di tutti, specie in tempi di crisi e soprattutto se l’ambito di lavoro sono le ferrovie, realtà relativamente ancora sicura in un panorama complessivo di generale difficoltà.
Poi però accade l’incredibile: l’accertamento, come detto già fissato e ultimo step prima dell’assunzione tanto agognata e lungamente inseguita, viene disdetto all’ultimo via telefono. Quindi infine il silenzio prima di scoprire che ad esser assunto è personale richiamato dalla pensione e che dunque beneficerà del doppio stipendio.
Quello che a prima vista potrebbe sembrare solo uno scherzo di cattivo gusto è purtroppo la triste realtà: e a raccontarla, in prima persona, proprio uno degli sfortunati protagonisti che dopo l’illusione di un posto di lavoro, che mai era sembrato così vicino, deve convivere ora con la più cocente delle delusioni.
Marco (nome di fantasia) racconta: “Ho partecipato al concorso indetto da Sistemi territoriali, azienda regionale che ha in carico alcune tratte anche del nostro territorio. Cercavo una sistemazione sicura, il momento è quello che è, si sa, e un contratto di un anno ma soprattutto la prospettiva di esser formati mi ha fatto pensare che potesse essere una soluzione. Lo scritto è andato, l’orale pure e la somma dei punteggi espressa in trentesimi mi ha garantito la visita medica. Ho pensato di avercela quasi fatta, ma qualche giorno prima con una telefonata mi è stato comunicato che la visita non avrebbe avuto luogo. Il motivo? Per mancanza di fondi, così mi è stato detto, si fermava tutto ma senza sapere se e quando se ne sarebbe riparlato. Insomma ci hanno lasciati nel limbo dei due anni in cui si può restare in graduatoria nella speranza di esser contattati...”.
Marco” aggiunge anche di aver trovato strano e per certi versi incomprensibile il silenzio seguito quindi alla telefonata e i generici “Vi faremo sapere”, il massimo cui lui e gli altri che avevano concorso per le posizioni di macchinista e capotreno riescono ad ottenere: un cambio di atteggiamento deciso e repentino che sembrano mal conciliarsi con la trasparenza e la chiarezza assolute mostrate fino a quel momento su un sito web aziendale sempre aggiornato puntualmente su chi passava e chi no le varie selezioni.
La realtà, però, come spesso accade, supera anche l’immaginazione: dopo aver bandito un concorso, fatto selezioni con relativi punteggi e persino convocate le visite mediche, viene assunta gente già in pensione come confermato anche da fonti sindacali. Gente beninteso esperta e che non necessita di esser formata, ma che però porta a casa due stipendi a fronte di chi attende e spera ancora.
Quanto a “Marco” (ma la sua segnalazione non risulta isolata oltre ad esser confermata purtroppo dai sindacati di settore) ci riproverà: “Hanno bandito un terzo concorso per operatore di manovra e non mi arrendo anche se ormai sono disilluso e un po’ scettico...”.
Già, ma chi non lo sarebbe al suo posto?

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Il triste e “pericoloso” fenomeno dell’utilizzo, da parte di molte imprese ferroviarie, di personale già in pensione (soprattutto macchinisti e capitreno) dovrebbe essere bandito da chi è deputato a garantire la sicurezza della circolazione ferroviaria inscindibile con la sicurezza del lavoro.
Spero che i Ministeri interessati, ma anche l’ANSF, si facciano carico per rivisitare quest’assurda Legislazione che “potenzialmente” mette a repentaglio la sicurezza della circolazione ferroviaria e che crea una “concorrenza sleale” tra le imprese ferroviarie.
I pensionati macchinisti e capitreno, si facciano da parte!!!
Diano la possibilità ai giovani di trovare un lavoro dignitoso e sicuro!!!
Il legislatore favorisca ciò e non faccia parole, parole, parole...
Da anni i rappresentanti dei macchinisti stanno denunciando questo “pericoloso” fenomeno.
Andate a vedere quante imprese ferroviarie in questi anni hanno utilizzato specialmente macchinisti di Trenitalia in pensione per ridurre il proprio costo del lavoro!!!
Tutto il sindacato dei ferrovieri dovrebbe prendere a cuore questo triste ed endemico problema.
SE NON ORA, QUANDO???

Buona Vita
Giuseppe Grillo
Macchinista 56 enne che da più di 32 anni conduce treni.
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (DLgs 81/08).  

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Da: Gian Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
Inviato: mercoledì 8 gennaio 2014 20:43
A:
Oggetto: IL FILM “ULTIMA CHIAMATA”

Il 16 gennaio Odeon Firenze presenta, nella sezione Odeon Doc, “Ultima chiamata” un film di Enrico Cerasuolo.
Quarant’anni fa, la pubblicazione di “The Limits to Growth” sconvolse il mondo. Il libro, basato sul report di un team di scienziati del MIT, era portatore di un messaggio che oggi è più attuale che mai: il pianeta Terra è un sistema finito e la crescita economica a pieno ritmo porterà la nostra società e l’ambiente sull’orlo del collasso.
Il documentario “Ultima chiamata” racconta la storia dell’ascesa, caduta e rinascita di uno dei libri ambientalisti più controversi e stimolanti di tutti i tempi.
Ripercorriamo gli eventi attraverso le storie dei suoi ideatori (Aurelio Peccei e Jay Forrester) e autori (Dennis e Donella Meadows, Jorgen Randers, Bill Behrens), un gruppo di persone molto diverse tra loro, ma unite da un’estrema attenzione per le future generazioni.
Il messaggio di “The Limits to Growth” è rimasto inascoltato per 40 anni. L’abitudine di prendere decisioni a breve termine dal punto di vista ambientale, economico e politico ha portato a questo grande ritardo d’azione, nonostante il libro anticipasse già allora la crisi globale che stiamo vivendo oggi.
Nel film, gli autori di “The Limits to Growth”, supportati da straordinario materiale d’archivio, ci forniscono una visione provocatoria sulle ragioni della crisi globale e condividono con noi la propria idea del futuro.
Prima della proiezione incontro con Ugo Bardi (docente presso la Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Firenze) e Alessio Papini (presidente WWF Toscana).

Ultima Chiamata (Italia, Norvegia 90’) di Enrico Cerasuolo
Giovedì 16 Gennaio ore 20.30
Versione originale con sottotitoli in italiano
Cinema Odeon, piazza Strozzi a Firenze

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From: Lorena Tacco lorenatacco@fastwebnet.it
To:
Sent: Friday, January 10, 2014 11:10 AM
Subject: COMUNICATO STAMPA SULLA LEGANTI NATURALI SRL

Buongiorno,
invio in allegato il comunicato stampa di Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto in merito alla situazione della azienda Leganti Naturali srl di Paderno Dugnano.
Cordiali saluti
Lorena Tacco

COMUNICATO STAMPA
SITUAZIONE INACCETTABILE AL VILLAGGIO AMBROSIANO
Da oltre un mese l’aria al Villaggio Ambrosiano, quartiere di Paderno Dugnano, è irrespirabile a causa delle esalazioni di una fabbrica aperta da pochi mesi: la Leganti Naturali srl.
L’azienda ha stoccato, al fine di trasformarle in materiale per edilizia, tonnellate di ceneri da incenerimento, sembra provenienti dall’inceneritore di Brescia che, come dichiara l’azienda, stanno reagendo producendo esalazioni impreviste dai progettisti dell’impianto stesso che, come viene sostenuto da più parti, risulterebbe essere sperimentale.
Da sempre sosteniamo la nostra contrarietà all’incenerimento dei rifiuti che favorisce l’accumulo progressivo di sostanze pericolose, persistenti e bio-accumulabili, come il PU (Particolato Ultrasottile), le diossine ed i metalli pesanti.
E questo caso non fa che accentuare, se possibile, la preoccupazione per la superficialità con la quale impianti pericolosi (peggio ancora sperimentali) vengono autorizzati anche in prossimità di centri abitati.
Noi contestiamo la presenza dell’impianto, il percorso autorizzativo senza Valutazione di Impatto Ambientale, nonché il modo con cui viene gestito il problema dall’amministrazione cittadina interessata più a minimizzare il problema che a contrastare chi lo ha generato.
Il problema non è solo l’odore ma la presenza stessa dei materiali stoccati all’interno dell’azienda.
Questo nuovo caso sottopone i cittadini e i lavoratori di Paderno Dugnano all’ennesima inaccettabile pressione ambientale, rende sempre più fragile il territorio, e contribuisce a rendere sempre più precaria la salute delle presenti e future generazioni.
E’ doveroso applicare la prevenzione primaria, il principio di precauzione e la riduzione di impianti rischiosi per la nostra città, già pesantemente e direttamente colpita da altri tragici fatti recenti (come la strage dell’Eureco anch’essa resa possibile da un’imposizione regionale) e meno recenti (come la presenza per lunghi anni dell’impianto di produzione di macchine per l’amianto ISPRA) le cui conseguenze si vedono ancora, a distanza di anni, con diversi lavoratori colpiti da mesotelioma.
Basta con i rischi per la salute.

Paderno Dugnano, 10 gennaio 2014
Associazione Italiana Esposti Amianto - Paderno Dugnano
Medicina Democratica - Milano

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From: Fulvio Aurora fulvio.aurora@virgilio.it
To:
Sent: Saturday, January 11, 2014 10:36 PM
Subject: INFORMAZIONI SUI PROCESSI IN CORSO

8 gennaio 2014
PROCESSO CONTRO FS: STRAGE DI VIAREGGIO
Il tribunale di Lucca ha respinto l’istanza delle difese che contestavano i criteri con cui sono stati scelti i giudici del processo per la strage di Viareggio e chiedevano, quindi, l’annullamento degli atti con cui è stato loro assegnato il procedimento. Se l’eccezione fosse stata accolta il processo sarebbe dovuto ripartire da capo con altri giudici.
Gli imputati sono 33. Fra loro vertici e funzionari delle società del gruppo FS (compreso l’Amministratore Delegato Mauro Moretti) e della Gatx.
A processo anche responsabili e dipendenti dell’officina tedesca Jungenthal e della ditta italiana Cima: la prima revisionò e la seconda montò l’asse che, spezzandosi, fece deragliare il convoglio carico di GPL: il gas uscì ed esplose.

9 gennaio 2014
PROCESSO CONTRO FIBRONIT DI BRONI (PV): MORTI PER AMIANTO
Giudizio abbreviato per sette imputati. Il collegio presieduto dal giudice Cesare Beretta ha accolto ieri mattina, nel corso dell’udienza del processo Fibronit, la richiesta delle difese che era stata respinta dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Voghera.
L’abbreviato è condizionato all’esame di sei testimoni e a due perizie, una medico-legale, legata alle morti di amianto, e l’altra tecnica, sul processo produttivo e sulla gestione della cementifera di Broni.
La decisione del collegio (composto anche dai giudici Luigi Riganti e Raffaella Filoni) consentirà di accelerare il giudizio, eliminando l’ascolto di circa un migliaio di testimoni che erano stati già inseriti nella lista dei pubblici ministeri Giovanni Benelli e Valentina Grosso.
Non siamo stati consultati, perché la procedura non lo prevede, ma abbiamo accettato l’abbreviato perché a quelle perizie si sarebbe comunque arrivati anche nel caso di un processo con rito ordinario” – dice l’avvocato Fabio Zavatarelli, legale di parte civile di alcune famiglie - “Inoltre, l’abbreviato scongiurerà il rischio della prescrizione, visto che il procedimento va avanti già da parecchio tempo”.
Considerazioni condivise anche dall’avvocato Marco Casali, che rappresenta gli interessi di una cinquantina di famiglie (le parti civili sono in tutto 230). “Di sicuro si arriverà a una sentenza in tempi più rapidi” – dice Casali – “e questo è sempre un vantaggio, sia per le parti civili che per gli avvocati. Inoltre si scongiura il rischio della prescrizione, almeno per quanto riguarda alcuni episodi di omicidio colposo”.
L’udienza si è svolta ieri mattina nella sala dell’’Annunciata, in piazza Petrarca, per accogliere tutto il pubblico presente e le decine di avvocati. E sarà celebrata nello stesso luogo anche la prossima udienza, prevista per il 31 gennaio.
Entro quella data i giudici dovranno nominare i periti (molto probabilmente più di due) a cui rivolgere i quesiti del tribunale. La consulenza medico-legale dovrà esaminare le cartelle cliniche di centinaia di persone morte per l’amianto, mentre la perizia tecnica dovrà ricostruire il processo produttivo della fabbrica.
A giudizio ci sono, dunque, Domenico Salvino, Teodoro Manara, Michele Cardinale, Lorenzo Mo, Guglielma Capello, Maurizio Modena, e Alvaro Galvani.
Dino Augusto Stringa, 90 anni, all’ultima udienza era stato ritenuto incapace di sostenere il processo. Altri due imputati, Claudio Dal Pozzo e Giovanni Boccini, sono stati già condannati in abbreviato a 4 anni.

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Sunday, January 12, 2014 12:50 AM
Subject: RISPOSTA DALLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA DENUNCIA SULLE SEMPLIFICAZIONI PER LA SICUREZZA CONTENUTE NEL DECRETO DEL FARE

Risposta di ben 12 pagine dalla Commissione Europea sulla mia denuncia sulle semplificazioni per la sicurezza contenute nel “Decreto del Fare”.
Forti dubbi della Commissione Europea su scelta tra DUVRI e “l’incaricato” e sulla modifica dell’articolo 88, comma 2 punto g-bis sul campo di applicazione della sicurezza sul lavoro nei cantieri temporanei e mobili. Possibili violazioni della direttiva 89/391/CEE e 92/57/CEE.
Mercoledì 8 Gennaio 2014, ho ricevuto una risposta dettagliata di ben 12 pagine dalla Commissione Europea, sulla mia denuncia CHAP (2013)02072, sulle presunte violazioni delle Direttive 89/391/CEE e 92/57/CEE, per le semplificazioni per la sicurezza sul lavoro, contenute nel cosiddetto “Decreto del Fare” (Decreto Legge 69/2013, convertito in legge con Legge 98/2013).
La Commissione Europea dopo aver attentamente esaminato la mia denuncia, porterà avanti questi 2 punti davanti alla Repubblica Italiana, perché pensa che violino le Direttive europee 89/391/CEE e 92/57/CEE (mentre gli altri punti della mia denuncia saranno archiviati se entro un mese non invierò ulteriori informazioni pertinenti tali da fargli cambiare idea).
1)    La possibilità di scelta tra DUVRI e “l’incaricato” per le attività a basso rischio infortunistico, violerebbe l’articolo 6, paragrafo 4 della direttiva 89/391/CEE conferendo a certi tipi di datori di lavoro committenti che esercitano attività a basso rischio di infortuni la possibilità di sostituire l’elaborazione del DUVRI (Documento Unico di valutazione dei Rischi da Interferenze) con la designazione di “un proprio incaricato” (preposto) “in possesso di formazione, esperienza e competenza professionali adeguate e specifiche in relazione all’incarico conferito, nonché di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell’ambiente di lavoro”.
2)    Con la modifica contenuta all’articolo 88, comma 2, punto g-bis del D.Lgs.81/08, il campo di applicazione delle regole a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili verrebbe indebitamente ristretto in modo significativo.
Chi diceva, che le semplificazioni per la sicurezza sul lavoro contenute nel Decreto del Fare non violavano assolutamente le Direttive europee, dovrà ricredersi adesso.
Io continuerò questa mia battaglia per la sicurezza sul lavoro, perché è importante portarla avanti, anche se sto durando molta fatica, non mollerò!

Saluti
Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze

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From: Senzapatrianews anarres56@tiscali.it
To:
Sent: Sunday, January 12, 2014 5:20 PM
Subject: APPUNTI DI ECONOMIA

11 gennaio 2014

APPUNTI DI ECONOMIA
OVVERO: SUL RAPPORTO TRA L’IMPRESA E IL COSIDDETTO MERCATO
L’impresa è una attività organizzata a fini di lucro tramite la produzione e lo scambio di beni e servizi. È da rimarcare come scopo dell’esercizio di una impresa sia il conseguimento di un lucro o utile o profitto, ossia di una differenza positiva fra ricavi e costi, mentre la produzione, l’acquisto e la vendita di beni e servizi ne sono solo lo strumento necessario.
In altri termini, non la produzione di beni e servizi, né il soddisfacimento di bisogni privati o pubblici anche essenziali e vitali e neanche la creazione di posti di lavoro costituiscono lo scopo dell’esercizio di una impresa, ma “far soldi”, ossia conseguire un guadagno.
Tutto ciò è tanto evidentemente vero che, in effetti, quando, per un qualsiasi motivo, come accade in un periodo di crisi economica, viene meno la possibilità di realizzare un profitto, numerose imprese vengono semplicemente chiuse o quantomeno temporaneamente o definitivamente ridimensionate. Inoltre, la stessa ragion d’essere dell’impresa comporta che essa cerchi di pagare il minimo prezzo possibile per ciò che acquista da altri e di ottenere il massimo ricavo possibile per ciò che vende.
In questo senso può dirsi, senza intento denigratorio o offensivo, che l’impresa ha un ruolo parassitario rispetto all’ambiente esterno, ossia al sistema socioeconomico in cui opera. Si intende, cioè, solo sottolineare che essa necessariamente deve prendere dall’esterno più di quello che dà e, preferibilmente, tendere a prendere il massimo possibile e dare il minimo possibile, fino a riuscire, nei casi più favorevoli, ad ottenere gratuitamente qualcuno dei fattori produttivi.
E’ il caso di sottolineare che dare il minimo possibile o, quantomeno, cercare di ridurre quanto si dà comporta, quando si tratti di costi, oneri, perdite e danni inevitabili, addossarli almeno parzialmente o, ogni volta che sia possibile, anche totalmente, ad altri soggetti, pubblici o privati. Tali soggetti potranno, a seconda dei casi, identificarsi con i lavoratori dipendenti, i fornitori, lo Stato, gli enti previdenziali, sanitari, assistenziali e per la sicurezza del lavoro ed anche l’ambiente interno ed esterno all’azienda in cui l’attività è esercitata e perfino le generazioni future. I modi di pagamento saranno, com’è ovvio, i più vari a seconda dei casi, e potranno riguardare il breve o lungo o lunghissimo termine. Essi potranno consistere in maggiori esborsi di denaro per l’acquisto di beni e servizi pubblici o privati, nella riduzione delle quantità o nel peggioramento della qualità degli stessi, nella riduzione o perdita delle occasioni di lavoro attuali o future, o in problemi di salute attuali o futuri, nella perdita o riduzione di diritti previdenziali, assistenziali, sanitari o in maggiori rischi di infortuni sul lavoro o altro ancora.
A scanso di equivoci, va rimarcato che non diversamente dall’impresa si comportano gli altri soggetti operanti nel sistema socioeconomico. In altri termini, si tratti di lavoratori, consumatori, risparmiatori, investitori, finanziatori, proprietari di suoli o edifici residenziali, industriali o commerciali, ciascuno tende a massimizzare la differenza fra ciò che riceve e ciò che dà.
La diversità sta nei rapporti di forza, ossia nella condizione di debolezza degli altri soggetti rispetto a coloro che organizzano e gestiscono le attività imprenditoriali e i diversi e complessi aspetti tecnici, commerciali e finanziari connessi all’esercizio degli affari, in massima parte di natura o con risvolti pecuniari, connessi al perseguimento del massimo possibile utile.
A ben vedere, ciò che si definisce mercato, non è altro, in fin dei conti, che la risultante delle scelte e delle decisioni di acquisto e di vendita di tutti i diversi soggetti operanti in un sistema socioeconomico. Chiunque effettui degli acquisti o delle vendite cerca di trarre il massimo utile possibile da queste operazioni di scambio. Si adopera cioè, per quanto è nelle sue possibilità, a sfruttare e condizionare il cosiddetto mercato. Com’è ovvio, ciò risulta alquanto più agevole per l’impresa, che effettua investimenti finalizzati a modellare, manipolare e condizionare la domanda dei propri beni e servizi, al fine ultimo di massimizzare vendite, ricavi e profitti.
L’ipotesi della cosiddetta sovranità del mercato, ossia del carattere sovrano delle decisioni del consumatore, ossia dell’acquirente finale, esula totalmente dalla realtà, in quanto non tiene alcun conto del comportamento effettivo delle imprese. Dal piccolo commerciante rionale alla grande società multinazionale o sovranazionale, l’impresa che adottasse coerentemente il principio di rifiutarsi totalmente di condizionare la propria clientela attuale o potenziale dovrebbe rinunciare a quote rilevanti di profitto o verrebbe semplicemente espulsa dal mercato. A parte ciò, può dirsi che nessuno rispetta le cosiddette leggi del mercato anche nel senso che per il singolo operatore di scambi non c’è mai equivalenza fra quanto dà e quanto riceve. Egli effettua lo scambio solo se attribuisce maggior valore a ciò che riceve rispetto a ciò che dà.
Ciò vale a maggior ragione per le imprese, che esercitano professionalmente e continuativamente le attività commerciali, ossia di scambio di beni e servizi, e per le quali le attività materiali tecnico-produttive sono solo un intermezzo, un passaggio obbligatorio fra due operazioni di carattere pecuniario: l’acquisto dei fattori produttivi e la vendita dei prodotti e servizi collocati sul mercato. Nello svolgimento del processo produttivo, l’impresa si trova continuamente nella necessità di scegliere se eseguire direttamente, ossia al proprio interno, una determinata fase, intermedia o strumentale o accessoria dell’attività produttiva, o procurarsene l’equivalente all’esterno, ossia sul mercato. In accordo con le conclusioni cui sono pervenuti vari esponenti della scuola istituzionalista, fra cui Ronald Coase, l’impresa può definirsi una istituzione centralizzata e retta da principi gerarchici alternativa al mercato alla quale si ricorre quando i costi di transazione diventano troppo alti.
Può dirsi, insomma, che l’impresa ed il mercato, come ipotesi puramente teorica ed irreale di massa di consumatori totalmente indipendenti e sovrani nelle loro scelte, se intesi nel senso rigoroso adottato dalla teoria economica tradizionale tuttora imperante, costituirebbero nei fatti, per la loro stessa essenza, due istituzioni sostanzialmente incompatibili fra loro.

Francesco Mancini
Sicilia Libertaria n. 335 gennaio 2014

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Da: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
A:
Data: 12-gen-2014 23.46
Ogg: ALCUNE BUONE NOTIZIE

A seguito della mail “Informazioni sui processi in corso” del 11 gennaio di Fulvio Aurora, vi comunico alcune buone notizie.
BUONA NOTIZIA N.1
L’8 gennaio scorso davanti alla Direzione Territoriale del Lavoro è stato raggiunto l’accordo tra il Comune di Montevarchi e Dario Iannelli, difeso dall’avvocato di Medicina Democratica Alessandro Rombolà.
L’accordo prevede non solo la salvaguardia del posto di lavoro di Iannelli presso la Farmacia Comunale di Montevarchi, ma anche la restituzione di (quasi) tutto il mansionario che Iannelli svolgeva prima del tentativo della Direttrice della Farmacia Comunale di licenziarlo prima e di demansionarlo a stipendio ridotto poi.
E’ una secca sconfitta della suddetta Direttrice, moglie di un deputato del PD; è una vittoria di Dario che svolge anche il ruolo di RLS nella Farmacia, della mobilitazione che si è sviluppata alla notizia del licenziamento e della professionalità e bravura del nostro avvocato Alessandro nella conduzione della trattativa .
BUONA NOTIZIA N.2
Sono stati condannati a pene variabili da un anno a tre mesi (con la condizionale) gli ex dirigenti di BTP SpA (compreso Riccardo Fusi, amico di Denis Verdini), oggi in liquidazione, per aver provocato a un operaio ernie discali plurime e una grave invalidità lavorativa (riconosciuta dall’INAIL); l’inchiesta è stata condotta da una mia collega medico del lavoro presso la ASL.
BTP SpA è la stessa azienda che qualche anno fa mi denunciò per un presunto abuso di ufficio per contestare una mia prescrizione atta a salvaguardare la salute e la sicurezza di un lavoratore. La vicenda si risolse con l’archiviazione del GIP , confermata anche in Cassazione (con condanna della ditta a pagare tutte le spese processuali).
BUONA NOTIZIA N.3
Un’azienda farmaceutica privata (un padroncino con buone protezioni in alto loco) mi ha querelato per...un Certificato di Malattia Professionale mobbing correlata da me inviato all’INAIL di un magazziniere dell’azienda.
Querela chiaramente fatta a scopo intimidatorio. Si è conclusa malamente per il querelante con l’archiviazione da parte del GIP (ancora una volta grazie alla difesa di Alessandro Rombolà).
Insomma l’ARROGANZA QUALCHE VOLTA VIENE BATTUTA!!
Saluti
Gino Carpentiero

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From: Aldo Mancuso aldo.man@tin.it
To:
Sent: Monday, January 13, 2014 12:53 PM
Subject: IL LAVORO UCCIDE A FIRENZE

Treno investe il ferroviere conduttore e lo uccide.
La stampa “Trenitalia: sistema di sicurezza inspiegabilmente non in funzione”.
Il lavoratore ucciso responsabile della sua morte?

L’ERRORE UMANO, BUFALA BEFFARDA “GARANZIA” D’IMPUNITÀ?
Per le Norme di tutela dei diritti dei lavoratori dipendenti (Legislazione a partire dagli anni ‘50, Giurisprudenza di Cassazione...) il posto dell’errore umano è quello che esclude la responsabilità del Datore di Lavoro (dirigenti, preposti...) solo se l’evento infortunio-malattia professionale ha cause assolutamente IMPREVEDIBILI.
Negli infortuni e nelle malattie da lavoro la cui causa è prevedibile, vige l’obbligo tassativo di prevenire ogni rischio lavorativo: il Datore di Lavoro può “Dare Lavoro” solo se garantisce tassativamente l’assenza di rischi per i dipendenti.
Se espone i dipendenti a rischi lavorativi (rischio di lesione della dignità, della personalità, della salute, della sicurezza, della vita) il Datore di Lavoro perde il diritto di dare lavoro (limiti costituzionali alla libertà d’impresa; controlli ASL...) e subisce le SANZIONI PENALI previsti dalla legge (prevalenza della Costituzione Antifascista del ‘48, del Diritto alla Salute, sulle libertà economiche e finanziarie...).
Se è responsabile di danni (non solo rischi: inchieste Infortuni sul Lavoro, Inchieste Malattie professionali...) il controllo e le sanzioni hanno (dovrebbero avere...) il rigore che sanziona chiunque lede i Diritti Fondamentali della persona.
Imputare al giovane lavoratore ucciso la “colpa” della sua morte è ucciderlo due volte!
E’ imprevedibile che il treno incustodito possa muoversi se il macchinista deve scendere dal locomotore per “azionare il sistema di via libera”?
La responsabilità del datore di lavoro non si limita alla previsione di procedure formalizzate in grado di evitare i “rischi del treno”: è obbligato a varare un sistema di controllo in grado di escludere (anche) gli “errori umani” prevedibili.
La responsabilità di datori di lavoro dirigenti e preposti c’è anche se il lavoratore esegue manovre che mettono a rischio la propria sicurezza e quella degli altri lavoratori (omissione di controlli efficaci; omissione di formazione efficace).
Non è difficile l’esame dei motivi per cui i lavoratori “accettano” il lavoro insicuro, basta guardare le condizioni del lavoro dipendente in Italia, così lontane dal Lavoro della Costituzione antifascista del ‘48.

Aldo Mancuso

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Al Direttore Generale ARPAT
Dr.ssa Sonia Cantoni
via Nicola Porpora, 22
Firenze
Direttore generale,
provo a “complimentarmi” per la sensibilità a tutela della libera espressione delle opinioni esibita al Convegno ARPAT sul NUOVO TESTO UNICO.
Dissociandomi dal coro che celebrava l’intervento legislativo ho espresso il punto di vista personale secondo cui con il NUOVO TESTO UNICO NON si contrasta il lavoro che umilia, ferisce, mutila e uccide: abrogando l’articolo 4 del D.P.R.547/55 (fondamento della normativa degli anni cinquanta, espressione valida e attuale della tutela dei Diritti Costituzionali secondo Carlo Smuraglia), si indebolisce ulteriormente la già troppo precaria Tutela dei Diritti dei Lavoratori.
Se fino ad ora è stata l’omessa applicazione delle leggi la causa della strage assassina, da qui in avanti sarà ancora più agevolata l’assenza di tutela di salute, sicurezza, vita dei lavoratori dipendenti. Dopo il nuovo testo unico i datori di lavoro non dovranno più rispondere delle lesioni causate ai dipendenti in violazione degli obblighi di rendere edotti i lavoratori dei rischi del lavoro, disporre corrette modalità operative, controllare l’esecuzione delle disposizioni date.
Da qui in avanti infortuni e malattie saranno ancor di più responsabilità dei lavoratori: il festival dell’errore umano (la colpa del lavoratore per il suo infortunio) non avrà confini...
Aldo Mancuso
Aprile 2008

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From: Bastamortesullavoro bastamortesullavoro@gmail.com
To:
Sent: Monday, January 13, 2014 7:30 PM
Subject: COMUNICATO RIUNIONE RETE NAZIONALE TENUTASI A TARANTO

COMUNICATO FINALE SULLA RIUNIONE DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI, TARANTO 11/01/14
La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori ha tenuto alla fine del riuscito Convegno sul grande processo di Taranto contro l’Ilva, che si terrà quest’anno (di cui stiamo per pubblicare resoconto e valutazione), la sua riunione nazionale, presenti tutte le sedi in cui essa è operativa, e ha definito il piano di lavoro nazionale e locale per l’anno in corso.
La campagna nazionale principale è quella relativa alla mobilitazione e partecipazione per il processo “Ilva di Taranto”. Attività preparatorie in termini di iniziative e assemblee saranno svolte in tutte le sedi, così come importante sarà l’informazione e controinformazione su Taranto attraverso il blog della Rete e la mailing list.
Una presenza nazionale sarà realizzata a Roma in occasione della udienza della Cassazione per il processo Thyssen, dove esiste il rischio di un azzeramento della sentenza e dei suoi affetti; analoga mobilitazione nazionale verrà realizzata in occasione dell’udienza in Cassazione per il processo Eternit.
La Rete si attiverà sui territori, in particolare a Ravenna, dove si annunciano i processi amianto e il processo rappresaglia nei confronti degli attivisti della Rete per l’occupazione dell’agenzia interinale Intempo.
A Bergamo e Milano l’attività della Rete sarà riorganizzata tenendo conto che a Milano esiste la sede nazionale dell’Ilva dei Riva, come pure un pezzo dell’inchiesta Taranto e che esiste un diffuso problema di sicurezza sul lavoro e devastazione del territorio connesso all’Expo.
A Marghera sarà promossa un’assemblea della Rete per provare a rilanciarla a partire dal problema dell’estrazione del petrolio in Basilicata che ha evidenti connessioni con la realtà industriale esistente attualmente a Marghera.
In Sicilia la Rete già segue alcune vicende emblematiche dei Cantieri navali.
Nuove realtà della Rete potranno essere attivate in Basilicata, a Napoli nell’università, a Torino in connessione alle udienze in Cassazione Thyssen ed Eternit, ad Alessandria dove è in corso il processo Solvey che stiamo seguendo, a Genova.
La strage degli operai cinesi schiavizzati a Prato verrà rilanciata come denuncia e analisi dalla Rete e una nuova iniziativa nazionale verrà programmata per l’anno in corso.
Nella riunione è stata segnalata la necessità che la Rete non limiti la sua attività alla presenza e mobilitazione ai processi ma che si assuma l’onere, laddove è possibile, di denunciare e scoperchiare situazioni di fabbriche e di territori di attacco alla sicurezza e salute dei lavoratori e delle popolazioni.
La Rete là dove non esiste una struttura autonoma formata da più realtà, appoggia la sua attività permanente sulle strutture sindacali di base che di essa fanno parte stabilmente, Slai Cobas Sc, Usi, ecc.
Per concludere, l’appuntamento nazionale di tutta la Rete è il 24 aprile a Roma, dove, insieme al presidio in Cassazione, sarà tenuta una nuova riunione/assemblea nazionale.

Taranto 11 gennaio 2014
RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUL
TERRITORIO

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From: Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
To:
Sent: Monday, January 13, 2014 10:04 PM
Subject: DALL’INAIL UNA PUBBLICAZIONE SULLA MAPPATURA DELLE DISCARICHE CHE ACCETTANO I RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO

UN’ANALISI APPROFONDITA DELLE PROBLEMATICHE NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI DA AMIANTO.
L’Italia, che fino agli anni ‘90 è stata tra i maggiori produttori mondiali di amianto, è stata al tempo stesso una tra le prime nazioni a bandire tale sostanza, grazie alla Legge n.257/1992, che ne stabiliva il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione, produzione.
La Legge non impone però l’obbligo di dismissione dell’amianto o dei materiali che lo contengono: sono quindi ancora numerosi i siti contaminati da bonificare e, in particolare, i quantitativi di RCA (Rifiuti Contenenti Amianto) da smaltire.
Quella dell’avvio allo smaltimento in discarica è una fase particolarmente delicata e, per quanto numerose norme tecniche di settore riguardino la tutela dei lavoratori esposti ad amianto e in generale la gestione delle attività di bonifica dei siti inquinati da amianto (che, ricordiamo, è responsabile del 50% dei casi di tumore di natura occupazionale), rimangono ancora numerose lacune in merito alla gestione dei flussi di RCA.
L’INAIL - Dipartimento Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici, che si occupa, tra l’altro, della messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale dei Siti da bonificare di Interesse Nazionale (SIN), con particolare riferimento a quelli contaminati da amianto, in qualità di referente tecnico-scientifico del Ministero dell’Ambiente, dopo la pubblicazione delle seguenti Linee Guida:
-         Linee guida per la corretta acquisizione delle informazioni relative alla mappatura del territorio nazionale interessato dalla presenza di amianto
-         Linee guida generali da adottare per la corretta gestione delle attività di bonifica da amianto nei siti da bonificare di interesse nazionale:
e altri documenti sul tema, ha realizzato la pubblicazione:
-         Mappatura delle discariche che accettano in Italia i rifiuti contenenti amianto e loro capacità di smaltimento passate, presenti e future

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