Marco
Spezia
INDICE
AIEA
Vicenza aieavicenza@gmail.com
NIENTE
RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS
Giuseppe
Grillo grillo@macchinistiuniti.it
A
PROPOSITO DI RICAMBIO GENERAZIONALE...
Gian
Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
IL
FILM “ULTIMA CHIAMATA”
Lorena
Tacco lorenatacco@fastwebnet.it
COMUNICATO
STAMPA SULLA LEGANTI NATURALI SRL
Fulvio
Aurora fulvio.aurora@virgilio.it
INFORMAZIONI
SUI PROCESSI IN CORSO
Marco
Bazzoni bazzoni_m@tin.it
RISPOSTA
DALLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA DENUNCIA SULLE SEMPLIFICAZIONI PER LA
SICUREZZA CONTENUTE NEL DECRETO DEL FARE
Senapatrianews anarres56@tiscali.it
APPUNTI
DI ECONOMIA
Gino
Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
ALCUNE
BUONE NOTIZIE
Aldo
Mancuso aldo.man@tin.it
IL
LAVORO UCCIDE A FIRENZE
Bastamortesullavoro bastamortesullavoro@gmail.com
COMUNICATO
RIUNIONE RETE NAZIONALE TENUTASI A TARANTO
Alberto
Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
DALL’INAIL
UNA PUBBLICAZIONE SULLA MAPPATURA DELLE DISCARICHE CHE ACCETTANO I
RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO
Unione
Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
I
RLS DEVONO ESSERE ELETTI DAI LAVORATORI
---------------------
From:
AIEA Vicenza aieavicenza@gmail.com
To:
Sent:
Wednesday, January 08, 2014 4:49 PM
Subject:
NIENTE RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS
Restituzione
indecente! Fate girare...
Saluti
Maria
Chiara
AIEA
Vicenza
Da
Il resto del Carlino
NIENTE
RISCHIO AMIANTO, EX OPERAIO RESTITUISCE 62MILA EURO ALL’INPS
di
Carlo Raggi
Ravenna,
4 gennaio 2014
Il
giudice Riverso: “Accade per colpa della politica. Basterebbe una
leggina”.
Nazareno
Tarquini l’aveva detto, che non avrebbe mai fatto ricorso contro la
decisione dell’Inps di dar corso alla sentenza d’appello e
chiedere all’ex lavoratore dell’Anic-Enichem la restituzione dei
62mila euro di benefici erogati a cominciare dal 1993, quando
Tarquini andò in pensione. Ovvero quei benefici riconosciutigli in
primo grado dal giudice del lavoro Roberto Riverso quale lavoratore
esposto all’amianto per oltre dieci anni. Tarquini ha fatto di più.
E’ andato in banca, ha raccolto tutti i suoi risparmi, ha chiesto
un grosso aiuto al fratello e ha fatto un bonifico all’Inps per
62mila euro.
Spiega
Tarquini: “Non volevo aver più nulla a che fare con questa
vicenda, non mi andava di vedere la pensione decurtata ogni mese di
quasi quattrocento euro. Oltretutto l’Inps, che aveva comunicato di
dar corso alla rateizzazione del rimborso a cominciare dal primo
gennaio 2014, ha invece anticipato la trattenuta già da dicembre.
Basta, io voglio vivere tranquillo. Pian piano restituirò tutto a
mio fratello, ma almeno resta una cosa in famiglia”.
Tarquini
però non ha certo esaurito la vena combattiva e, in attesa
dell’esito del ricorso in Cassazione, sta cercando di capire se
esiste una quale strada legale per portare in giudizio il perito
bolognese che nel breve volgere di pochi mesi e su richiesta,
inspiegata, del giudice, modificò del tutto la conclusione della
prima perizia in cui aveva riconosciuto Tarquini esposto al rischio
amianto per oltre dieci anni, affermando invece, apoditticamente, che
il lavoratore, a differenza dei compagni di lavoro, non era stato
esposto a quel rischio. L’avvocato di Tarquini chiese al collegio
di sentire il perito per chiedere chiarimenti, ma i giudici non
ritennero di aderire alla richiesta e annullarono la decisione del
giudice Riverso, a danno di Tarquini.
Il
giudice del lavoro Roberto Riverso, fra i massimi esperti italiani
sul fronte dell’amianto, non ha peli sulla lingua su questo
drammatico tema che coinvolge numerosi pensionati ravennati cui lui
stesso, in primo grado, aveva riconosciuto: “Com’è possibile che
la politica ravennate non comprenda che è suo dovere intervenire per
bloccare le richieste dell’Inps a lavoratori che per anni hanno
operato in ambienti pieni di amianto e che ora devono restituire
decine di migliaia di euro a causa di sentenze d’appello emesse da
giudici ostaggi dei periti?”.
QUALE
IL COMPITO DEI NOSTRI PARLAMENTARI?
“Impedire
che questi lavoratori vengano offesi per una terza volta attraverso
la coltivazione di una semplice proposta di legge già sperimentata
anni fa su iniziativa del deputato Casson. Una norma che sani queste
incongrue posizioni e in modo permanente. Un modo anche per
restituire pari dignità e diritti a lavoratori che hanno lavorato
gomito a gomito con altri che quei benefici hanno mantenuto”.
COME
SI E’ GIUNTO A TANTO?
“Intanto
una premessa. Ritengo incostituzionale la legge del 2003 che ha
subordinato il riconoscimento dei benefici a chi ha lavorato in
ambienti con oltre cento fibre per litro. Con l’amianto conta solo
la durata dell’esposizione. I benefici previdenziali sono
provvidenze con funzione riparatoria, perché gli imprenditori non
applicarono la legislazione sulle polveri e perchè lo Stato non
vigilò. Per questo l’Italia è stata condannata in sede
comunitaria”.
POI
CI SONO LE DECISIONI CONTRADDITTORIE DEI GIUDICI D’APPELLO...
“Già,
giudici ostaggi di periti che a volte dicono tutto e il contrario di
tutto. E’ irragionevole per un giudice ritenere che un perito possa
valutare quante fibre potevano esserci anni prima in un certo
ambiente di lavoro. E ancora, quale ragionevolezza c’è nelle
decisioni che riconoscono il diritto ad alcuni lavoratori e li
disconoscono ai loro compagni?”.
INSOMMA
A GIUDICARE È IL PERITO, NON IL GIUDICE...
“La
gestione della legge nel 2003 è diventata un affare per i periti di
ogni foggia, ingegneri, chimici, medici legali, anatomo-patologi,
anche carabinieri. La perizia è diventata un arbitrio e l’esito è
sempre aleatorio”.
E
L’INPS RICHIEDE LE SOMME...
“La
normativa italiana già conosce la categoria dell’indebito
pensionistico, non soggetto a restituzione. Non possono essere
restituite le pensioni sulla base di sentenze poi riformate. Per
questo occorre, e subito, una norma analoga anche per i benefici per
l’amianto”.
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Da:
Giuseppe Grillo grillo@macchinistiuniti.it
A:
Inviato:
martedì 7 gennaio 2014 23:55
Oggetto:
A PROPOSITO DI RICAMBIO GENERAZIONALE...
Egregi
cittadini Italiani.
I
macchinisti e i capitreno sono definiti dall’ANSF (Agenzia
Nazionale per la Sicurezza nelle Ferrovie) “personale che svolge
attività di sicurezza”. L’ing.Alberto Chiovelli, in indirizzo,
può confermare.
Detto
questo, segnalo la notizia sotto riportata.
*
* * * *
Da
Rovigo Oggi
Francesco
Saccardin
5
gennaio 2014
CRISI
DEL LAVORO ROVIGO: CONCORSO PER FERROVIERI DAL FINALE INASPETTATO
L’incredibile
vicenda di “Marco”, nome di fantasia: passa scritto e orale del
regolare bando di Sistemi territoriali ma non avrà il posto, che
spetta invece ad ex ferrovieri.
Il
doppio concorso di Sistemi territoriali per l’assunzione di
macchinisti (graduatoria di merito finale con 68 partecipanti
pubblicata sul sito il 16 luglio 2013) e di capotreno (graduatoria
finale con 235 partecipanti pubblicata sempre il 16 luglio 2013) ha
un finale inaspettato. Gente che passa scritto ed orale, viene
convocata alla visita medica, ma poi si sente liquidare con il più
classico dei “Grazie e arrivederci”: è successo davvero e a
Rovigo Oggi racconta la sua storia uno dei tanti che ha provato
(invano) a farsi assumere. Finendo per esser scavalcati da gente
richiamata dalla pensione.
Partecipare
a un concorso, passare scritto e orale e venire convocati per la
visita medica: il sogno di tutti, specie in tempi di crisi e
soprattutto se l’ambito di lavoro sono le ferrovie, realtà
relativamente ancora sicura in un panorama complessivo di generale
difficoltà.
Poi
però accade l’incredibile: l’accertamento, come detto già
fissato e ultimo step prima dell’assunzione tanto agognata e
lungamente inseguita, viene disdetto all’ultimo via telefono.
Quindi infine il silenzio prima di scoprire che ad esser assunto è
personale richiamato dalla pensione e che dunque beneficerà del
doppio stipendio.
Quello
che a prima vista potrebbe sembrare solo uno scherzo di cattivo gusto
è purtroppo la triste realtà: e a raccontarla, in prima persona,
proprio uno degli sfortunati protagonisti che dopo l’illusione di
un posto di lavoro, che mai era sembrato così vicino, deve convivere
ora con la più cocente delle delusioni.
Marco
(nome di fantasia) racconta: “Ho partecipato al concorso indetto da
Sistemi territoriali, azienda regionale che ha in carico alcune
tratte anche del nostro territorio. Cercavo una sistemazione sicura,
il momento è quello che è, si sa, e un contratto di un anno ma
soprattutto la prospettiva di esser formati mi ha fatto pensare che
potesse essere una soluzione. Lo scritto è andato, l’orale pure e
la somma dei punteggi espressa in trentesimi mi ha garantito la
visita medica. Ho pensato di avercela quasi fatta, ma qualche giorno
prima con una telefonata mi è stato comunicato che la visita non
avrebbe avuto luogo. Il motivo? Per mancanza di fondi, così mi è
stato detto, si fermava tutto ma senza sapere se e quando se ne
sarebbe riparlato. Insomma ci hanno lasciati nel limbo dei due anni
in cui si può restare in graduatoria nella speranza di esser
contattati...”.
“Marco”
aggiunge anche di aver trovato strano e per certi versi
incomprensibile il silenzio seguito quindi alla telefonata e i
generici “Vi faremo sapere”, il massimo cui lui e gli altri che
avevano concorso per le posizioni di macchinista e capotreno riescono
ad ottenere: un cambio di atteggiamento deciso e repentino che
sembrano mal conciliarsi con la trasparenza e la chiarezza assolute
mostrate fino a quel momento su un sito web aziendale sempre
aggiornato puntualmente su chi passava e chi no le varie selezioni.
La
realtà, però, come spesso accade, supera anche l’immaginazione:
dopo aver bandito un concorso, fatto selezioni con relativi punteggi
e persino convocate le visite mediche, viene assunta gente già in
pensione come confermato anche da fonti sindacali. Gente beninteso
esperta e che non necessita di esser formata, ma che però porta a
casa due stipendi a fronte di chi attende e spera ancora.
Quanto
a “Marco” (ma la sua segnalazione non risulta isolata oltre ad
esser confermata purtroppo dai sindacati di settore) ci riproverà:
“Hanno bandito un terzo concorso per operatore di manovra e non mi
arrendo anche se ormai sono disilluso e un po’ scettico...”.
Già,
ma chi non lo sarebbe al suo posto?
*
* * * *
Il
triste e “pericoloso” fenomeno dell’utilizzo, da parte di molte
imprese ferroviarie, di personale già in pensione (soprattutto
macchinisti e capitreno) dovrebbe essere bandito da chi è deputato a
garantire la sicurezza della circolazione ferroviaria inscindibile
con la sicurezza del lavoro.
Spero
che i Ministeri interessati, ma anche l’ANSF, si facciano carico
per rivisitare quest’assurda Legislazione che “potenzialmente”
mette a repentaglio la sicurezza della circolazione ferroviaria e che
crea una “concorrenza sleale” tra le imprese ferroviarie.
I
pensionati macchinisti e capitreno, si facciano da parte!!!
Diano
la possibilità ai giovani di trovare un lavoro dignitoso e sicuro!!!
Il
legislatore favorisca ciò e non faccia parole, parole, parole...
Da
anni i rappresentanti dei macchinisti stanno denunciando questo
“pericoloso” fenomeno.
Andate
a vedere quante imprese ferroviarie in questi anni hanno utilizzato
specialmente macchinisti di Trenitalia in pensione per ridurre il
proprio costo del lavoro!!!
Tutto
il sindacato dei ferrovieri dovrebbe prendere a cuore questo triste
ed endemico problema.
SE
NON ORA, QUANDO???
Buona
Vita
Giuseppe
Grillo
Macchinista
56 enne che da più di 32 anni conduce treni.
Rappresentante
dei Lavoratori per la Sicurezza (DLgs 81/08).
---------------------
Da:
Gian Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
Inviato:
mercoledì 8 gennaio 2014 20:43
A:
Oggetto:
IL FILM “ULTIMA CHIAMATA”
Il
16 gennaio Odeon Firenze presenta, nella sezione Odeon Doc, “Ultima
chiamata” un film di Enrico Cerasuolo.
Quarant’anni
fa, la pubblicazione di “The Limits to Growth” sconvolse il
mondo. Il libro, basato sul report di un team di scienziati del MIT,
era portatore di un messaggio che oggi è più attuale che mai: il
pianeta Terra è un sistema finito e la crescita economica a pieno
ritmo porterà la nostra società e l’ambiente sull’orlo del
collasso.
Il
documentario “Ultima chiamata” racconta la storia dell’ascesa,
caduta e rinascita di uno dei libri ambientalisti più controversi e
stimolanti di tutti i tempi.
Ripercorriamo
gli eventi attraverso le storie dei suoi ideatori (Aurelio Peccei e
Jay Forrester) e autori (Dennis e Donella Meadows, Jorgen Randers,
Bill Behrens), un gruppo di persone molto diverse tra loro, ma unite
da un’estrema attenzione per le future generazioni.
Il
messaggio di “The Limits to Growth” è rimasto inascoltato per 40
anni. L’abitudine di prendere decisioni a breve termine dal punto
di vista ambientale, economico e politico ha portato a questo grande
ritardo d’azione, nonostante il libro anticipasse già allora la
crisi globale che stiamo vivendo oggi.
Nel
film, gli autori di “The Limits to Growth”, supportati da
straordinario materiale d’archivio, ci forniscono una visione
provocatoria sulle ragioni della crisi globale e condividono con noi
la propria idea del futuro.
Prima
della proiezione incontro con Ugo Bardi (docente presso la Facoltà
di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di
Firenze) e Alessio Papini (presidente WWF Toscana).
Per
visionare il trailer: http://www.odeonfirenze.com/?p=4886&lang=it
Ultima
Chiamata (Italia, Norvegia 90’) di Enrico Cerasuolo
Giovedì
16 Gennaio ore 20.30
Versione
originale con sottotitoli in italiano
Cinema
Odeon, piazza Strozzi a Firenze
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From:
Lorena Tacco lorenatacco@fastwebnet.it
To:
Sent:
Friday, January 10, 2014 11:10 AM
Subject:
COMUNICATO STAMPA SULLA LEGANTI NATURALI SRL
Buongiorno,
invio
in allegato il comunicato stampa di Medicina Democratica e
Associazione Italiana Esposti Amianto in merito alla situazione della
azienda Leganti Naturali srl di Paderno Dugnano.
Cordiali
saluti
Lorena
Tacco
COMUNICATO
STAMPA
SITUAZIONE
INACCETTABILE AL VILLAGGIO AMBROSIANO
Da
oltre un mese l’aria al Villaggio Ambrosiano, quartiere di Paderno
Dugnano, è irrespirabile a causa delle esalazioni di una fabbrica
aperta da pochi mesi: la Leganti Naturali srl.
L’azienda
ha stoccato, al fine di trasformarle in materiale per edilizia,
tonnellate di ceneri da incenerimento, sembra provenienti
dall’inceneritore di Brescia che, come dichiara l’azienda, stanno
reagendo producendo esalazioni impreviste dai progettisti
dell’impianto stesso che, come viene sostenuto da più parti,
risulterebbe essere sperimentale.
Da
sempre sosteniamo la nostra contrarietà all’incenerimento dei
rifiuti che favorisce l’accumulo progressivo di sostanze
pericolose, persistenti e bio-accumulabili, come il PU (Particolato
Ultrasottile), le diossine ed i metalli pesanti.
E
questo caso non fa che accentuare, se possibile, la preoccupazione
per la superficialità con la quale impianti pericolosi (peggio
ancora sperimentali) vengono autorizzati anche in prossimità di
centri abitati.
Noi
contestiamo la presenza dell’impianto, il percorso autorizzativo
senza Valutazione di Impatto Ambientale, nonché il modo con cui
viene gestito il problema dall’amministrazione cittadina
interessata più a minimizzare il problema che a contrastare chi lo
ha generato.
Il
problema non è solo l’odore ma la presenza stessa dei materiali
stoccati all’interno dell’azienda.
Questo
nuovo caso sottopone i cittadini e i lavoratori di Paderno Dugnano
all’ennesima inaccettabile pressione ambientale, rende sempre più
fragile il territorio, e contribuisce a rendere sempre più precaria
la salute delle presenti e future generazioni.
E’
doveroso applicare la prevenzione primaria, il principio di
precauzione e la riduzione di impianti rischiosi per la nostra città,
già pesantemente e direttamente colpita da altri tragici fatti
recenti (come la strage dell’Eureco anch’essa resa possibile da
un’imposizione regionale) e meno recenti (come la presenza per
lunghi anni dell’impianto di produzione di macchine per l’amianto
ISPRA) le cui conseguenze si vedono ancora, a distanza di anni, con
diversi lavoratori colpiti da mesotelioma.
Basta
con i rischi per la salute.
Paderno
Dugnano, 10 gennaio 2014
Associazione
Italiana Esposti Amianto - Paderno Dugnano
Medicina
Democratica - Milano
---------------------
From:
Fulvio Aurora fulvio.aurora@virgilio.it
To:
Sent:
Saturday, January 11, 2014 10:36 PM
Subject:
INFORMAZIONI SUI PROCESSI IN CORSO
8
gennaio 2014
PROCESSO
CONTRO FS: STRAGE DI VIAREGGIO
Il
tribunale di Lucca ha respinto l’istanza delle difese che
contestavano i criteri con cui sono stati scelti i giudici del
processo per la strage di Viareggio e chiedevano, quindi,
l’annullamento degli atti con cui è stato loro assegnato il
procedimento. Se l’eccezione fosse stata accolta il processo
sarebbe dovuto ripartire da capo con altri giudici.
Gli
imputati sono 33. Fra loro vertici e funzionari delle società del
gruppo FS (compreso l’Amministratore Delegato Mauro Moretti) e
della Gatx.
A
processo anche responsabili e dipendenti dell’officina tedesca
Jungenthal e della ditta italiana Cima: la prima revisionò e la
seconda montò l’asse che, spezzandosi, fece deragliare il
convoglio carico di GPL: il gas uscì ed esplose.
9
gennaio 2014
PROCESSO
CONTRO FIBRONIT DI BRONI (PV): MORTI PER AMIANTO
Giudizio
abbreviato per sette imputati. Il collegio presieduto dal giudice
Cesare Beretta ha accolto ieri mattina, nel corso dell’udienza del
processo Fibronit, la richiesta delle difese che era stata respinta
dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Voghera.
L’abbreviato
è condizionato all’esame di sei testimoni e a due perizie, una
medico-legale, legata alle morti di amianto, e l’altra tecnica, sul
processo produttivo e sulla gestione della cementifera di Broni.
La
decisione del collegio (composto anche dai giudici Luigi Riganti e
Raffaella Filoni) consentirà di accelerare il giudizio, eliminando
l’ascolto di circa un migliaio di testimoni che erano stati già
inseriti nella lista dei pubblici ministeri Giovanni Benelli e
Valentina Grosso.
“Non
siamo stati consultati, perché la procedura non lo prevede, ma
abbiamo accettato l’abbreviato perché a quelle perizie si sarebbe
comunque arrivati anche nel caso di un processo con rito ordinario”
– dice l’avvocato Fabio Zavatarelli, legale di parte civile di
alcune famiglie - “Inoltre, l’abbreviato scongiurerà il rischio
della prescrizione, visto che il procedimento va avanti già da
parecchio tempo”.
Considerazioni
condivise anche dall’avvocato Marco Casali, che rappresenta gli
interessi di una cinquantina di famiglie (le parti civili sono in
tutto 230). “Di sicuro si arriverà a una sentenza in tempi più
rapidi” – dice Casali – “e questo è sempre un vantaggio, sia
per le parti civili che per gli avvocati. Inoltre si scongiura il
rischio della prescrizione, almeno per quanto riguarda alcuni episodi
di omicidio colposo”.
L’udienza
si è svolta ieri mattina nella sala dell’’Annunciata, in piazza
Petrarca, per accogliere tutto il pubblico presente e le decine di
avvocati. E sarà celebrata nello stesso luogo anche la prossima
udienza, prevista per il 31 gennaio.
Entro
quella data i giudici dovranno nominare i periti (molto probabilmente
più di due) a cui rivolgere i quesiti del tribunale. La consulenza
medico-legale dovrà esaminare le cartelle cliniche di centinaia di
persone morte per l’amianto, mentre la perizia tecnica dovrà
ricostruire il processo produttivo della fabbrica.
A
giudizio ci sono, dunque, Domenico Salvino, Teodoro Manara, Michele
Cardinale, Lorenzo Mo, Guglielma Capello, Maurizio Modena, e Alvaro
Galvani.
Dino
Augusto Stringa, 90 anni, all’ultima udienza era stato ritenuto
incapace di sostenere il processo. Altri due imputati, Claudio Dal
Pozzo e Giovanni Boccini, sono stati già condannati in abbreviato a
4 anni.
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From:
Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent:
Sunday, January 12, 2014 12:50 AM
Subject:
RISPOSTA DALLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA DENUNCIA SULLE
SEMPLIFICAZIONI PER LA SICUREZZA CONTENUTE NEL DECRETO DEL FARE
Risposta
di ben 12 pagine dalla Commissione Europea sulla mia denuncia sulle
semplificazioni per la sicurezza contenute nel “Decreto del Fare”.
Forti
dubbi della Commissione Europea su scelta tra DUVRI e “l’incaricato”
e sulla modifica dell’articolo 88, comma 2 punto g-bis sul campo di
applicazione della sicurezza sul lavoro nei cantieri temporanei e
mobili. Possibili violazioni della direttiva 89/391/CEE e 92/57/CEE.
Mercoledì
8 Gennaio 2014, ho ricevuto una risposta dettagliata di ben 12 pagine
dalla Commissione Europea, sulla mia denuncia CHAP (2013)02072, sulle
presunte violazioni delle Direttive 89/391/CEE e 92/57/CEE, per le
semplificazioni per la sicurezza sul lavoro, contenute nel cosiddetto
“Decreto del Fare” (Decreto Legge 69/2013, convertito in legge
con Legge 98/2013).
La
Commissione Europea dopo aver attentamente esaminato la mia denuncia,
porterà avanti questi 2 punti davanti alla Repubblica Italiana,
perché pensa che violino le Direttive europee 89/391/CEE e 92/57/CEE
(mentre gli altri punti della mia denuncia saranno archiviati se
entro un mese non invierò ulteriori informazioni pertinenti tali da
fargli cambiare idea).
1) La
possibilità di scelta tra DUVRI e “l’incaricato” per le
attività a basso rischio infortunistico, violerebbe l’articolo 6,
paragrafo 4 della direttiva 89/391/CEE conferendo a certi tipi di
datori di lavoro committenti che esercitano attività a basso rischio
di infortuni la possibilità di sostituire l’elaborazione del DUVRI
(Documento Unico di valutazione dei Rischi da Interferenze) con la
designazione di “un proprio incaricato” (preposto) “in possesso
di formazione, esperienza e competenza professionali adeguate e
specifiche in relazione all’incarico conferito, nonché di
periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell’ambiente di
lavoro”.
2) Con
la modifica contenuta all’articolo 88, comma 2, punto g-bis del
D.Lgs.81/08, il campo di applicazione delle regole a tutela della
salute e sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili
verrebbe indebitamente ristretto in modo significativo.
Chi
diceva, che le semplificazioni per la sicurezza sul lavoro contenute
nel Decreto del Fare non violavano assolutamente le Direttive
europee, dovrà ricredersi adesso.
Io
continuerò questa mia battaglia per la sicurezza sul lavoro, perché
è importante portarla avanti, anche se sto durando molta fatica, non
mollerò!
Saluti
Marco
Bazzoni
Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze
---------------------
From:
Senzapatrianews anarres56@tiscali.it
To:
Sent:
Sunday, January 12, 2014 5:20 PM
Subject:
APPUNTI DI ECONOMIA
11
gennaio 2014
APPUNTI
DI ECONOMIA
OVVERO:
SUL RAPPORTO TRA L’IMPRESA E IL COSIDDETTO MERCATO
L’impresa
è una attività organizzata a fini di lucro tramite la produzione e
lo scambio di beni e servizi. È da rimarcare come scopo
dell’esercizio di una impresa sia il conseguimento di un lucro o
utile o profitto, ossia di una differenza positiva fra ricavi e
costi, mentre la produzione, l’acquisto e la vendita di beni e
servizi ne sono solo lo strumento necessario.
In
altri termini, non la produzione di beni e servizi, né il
soddisfacimento di bisogni privati o pubblici anche essenziali e
vitali e neanche la creazione di posti di lavoro costituiscono lo
scopo dell’esercizio di una impresa, ma “far soldi”, ossia
conseguire un guadagno.
Tutto
ciò è tanto evidentemente vero che, in effetti, quando, per un
qualsiasi motivo, come accade in un periodo di crisi economica, viene
meno la possibilità di realizzare un profitto, numerose imprese
vengono semplicemente chiuse o quantomeno temporaneamente o
definitivamente ridimensionate. Inoltre, la stessa ragion d’essere
dell’impresa comporta che essa cerchi di pagare il minimo prezzo
possibile per ciò che acquista da altri e di ottenere il massimo
ricavo possibile per ciò che vende.
In
questo senso può dirsi, senza intento denigratorio o offensivo, che
l’impresa ha un ruolo parassitario rispetto all’ambiente esterno,
ossia al sistema socioeconomico in cui opera. Si intende, cioè, solo
sottolineare che essa necessariamente deve prendere dall’esterno
più di quello che dà e, preferibilmente, tendere a prendere il
massimo possibile e dare il minimo possibile, fino a riuscire, nei
casi più favorevoli, ad ottenere gratuitamente qualcuno dei fattori
produttivi.
E’
il caso di sottolineare che dare il minimo possibile o, quantomeno,
cercare di ridurre quanto si dà comporta, quando si tratti di costi,
oneri, perdite e danni inevitabili, addossarli almeno parzialmente o,
ogni volta che sia possibile, anche totalmente, ad altri soggetti,
pubblici o privati. Tali soggetti potranno, a seconda dei casi,
identificarsi con i lavoratori dipendenti, i fornitori, lo Stato, gli
enti previdenziali, sanitari, assistenziali e per la sicurezza del
lavoro ed anche l’ambiente interno ed esterno all’azienda in cui
l’attività è esercitata e perfino le generazioni future. I modi
di pagamento saranno, com’è ovvio, i più vari a seconda dei casi,
e potranno riguardare il breve o lungo o lunghissimo termine. Essi
potranno consistere in maggiori esborsi di denaro per l’acquisto di
beni e servizi pubblici o privati, nella riduzione delle quantità o
nel peggioramento della qualità degli stessi, nella riduzione o
perdita delle occasioni di lavoro attuali o future, o in problemi di
salute attuali o futuri, nella perdita o riduzione di diritti
previdenziali, assistenziali, sanitari o in maggiori rischi di
infortuni sul lavoro o altro ancora.
A
scanso di equivoci, va rimarcato che non diversamente dall’impresa
si comportano gli altri soggetti operanti nel sistema socioeconomico.
In altri termini, si tratti di lavoratori, consumatori,
risparmiatori, investitori, finanziatori, proprietari di suoli o
edifici residenziali, industriali o commerciali, ciascuno tende a
massimizzare la differenza fra ciò che riceve e ciò che dà.
La
diversità sta nei rapporti di forza, ossia nella condizione di
debolezza degli altri soggetti rispetto a coloro che organizzano e
gestiscono le attività imprenditoriali e i diversi e complessi
aspetti tecnici, commerciali e finanziari connessi all’esercizio
degli affari, in massima parte di natura o con risvolti pecuniari,
connessi al perseguimento del massimo possibile utile.
A
ben vedere, ciò che si definisce mercato, non è altro, in fin dei
conti, che la risultante delle scelte e delle decisioni di acquisto e
di vendita di tutti i diversi soggetti operanti in un sistema
socioeconomico. Chiunque effettui degli acquisti o delle vendite
cerca di trarre il massimo utile possibile da queste operazioni di
scambio. Si adopera cioè, per quanto è nelle sue possibilità, a
sfruttare e condizionare il cosiddetto mercato. Com’è ovvio, ciò
risulta alquanto più agevole per l’impresa, che effettua
investimenti finalizzati a modellare, manipolare e condizionare la
domanda dei propri beni e servizi, al fine ultimo di massimizzare
vendite, ricavi e profitti.
L’ipotesi
della cosiddetta sovranità del mercato, ossia del carattere sovrano
delle decisioni del consumatore, ossia dell’acquirente finale,
esula totalmente dalla realtà, in quanto non tiene alcun conto del
comportamento effettivo delle imprese. Dal piccolo commerciante
rionale alla grande società multinazionale o sovranazionale,
l’impresa che adottasse coerentemente il principio di rifiutarsi
totalmente di condizionare la propria clientela attuale o potenziale
dovrebbe rinunciare a quote rilevanti di profitto o verrebbe
semplicemente espulsa dal mercato. A parte ciò, può dirsi che
nessuno rispetta le cosiddette leggi del mercato anche nel senso che
per il singolo operatore di scambi non c’è mai equivalenza fra
quanto dà e quanto riceve. Egli effettua lo scambio solo se
attribuisce maggior valore a ciò che riceve rispetto a ciò che dà.
Ciò
vale a maggior ragione per le imprese, che esercitano
professionalmente e continuativamente le attività commerciali, ossia
di scambio di beni e servizi, e per le quali le attività materiali
tecnico-produttive sono solo un intermezzo, un passaggio obbligatorio
fra due operazioni di carattere pecuniario: l’acquisto dei fattori
produttivi e la vendita dei prodotti e servizi collocati sul mercato.
Nello svolgimento del processo produttivo, l’impresa si trova
continuamente nella necessità di scegliere se eseguire direttamente,
ossia al proprio interno, una determinata fase, intermedia o
strumentale o accessoria dell’attività produttiva, o procurarsene
l’equivalente all’esterno, ossia sul mercato. In accordo con le
conclusioni cui sono pervenuti vari esponenti della scuola
istituzionalista, fra cui Ronald Coase, l’impresa può definirsi
una istituzione centralizzata e retta da principi gerarchici
alternativa al mercato alla quale si ricorre quando i costi di
transazione diventano troppo alti.
Può
dirsi, insomma, che l’impresa ed il mercato, come ipotesi puramente
teorica ed irreale di massa di consumatori totalmente indipendenti e
sovrani nelle loro scelte, se intesi nel senso rigoroso adottato
dalla teoria economica tradizionale tuttora imperante,
costituirebbero nei fatti, per la loro stessa essenza, due
istituzioni sostanzialmente incompatibili fra loro.
Francesco
Mancini
Sicilia
Libertaria n. 335 gennaio 2014
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Da:
Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it
A:
Data:
12-gen-2014 23.46
Ogg:
ALCUNE BUONE NOTIZIE
A
seguito della mail “Informazioni sui processi in corso” del 11
gennaio di Fulvio Aurora, vi comunico alcune buone notizie.
BUONA
NOTIZIA N.1
L’8
gennaio scorso davanti alla Direzione Territoriale del Lavoro è
stato raggiunto l’accordo tra il Comune di Montevarchi e Dario
Iannelli, difeso dall’avvocato di Medicina Democratica Alessandro
Rombolà.
L’accordo
prevede non solo la salvaguardia del posto di lavoro di Iannelli
presso la Farmacia Comunale di Montevarchi, ma anche la restituzione
di (quasi) tutto il mansionario che Iannelli svolgeva prima del
tentativo della Direttrice della Farmacia Comunale di licenziarlo
prima e di demansionarlo a stipendio ridotto poi.
E’
una secca sconfitta della suddetta Direttrice, moglie di un deputato
del PD; è una vittoria di Dario che svolge anche il ruolo di RLS
nella Farmacia, della mobilitazione che si è sviluppata alla notizia
del licenziamento e della professionalità e bravura del nostro
avvocato Alessandro nella conduzione della trattativa .
BUONA
NOTIZIA N.2
Sono
stati condannati a pene variabili da un anno a tre mesi (con la
condizionale) gli ex dirigenti di BTP SpA (compreso Riccardo Fusi,
amico di Denis Verdini), oggi in liquidazione, per aver provocato a
un operaio ernie discali plurime e una grave invalidità lavorativa
(riconosciuta dall’INAIL); l’inchiesta è stata condotta da una
mia collega medico del lavoro presso la ASL.
BTP
SpA è la stessa azienda che qualche anno fa mi denunciò per un
presunto abuso di ufficio per contestare una mia prescrizione atta a
salvaguardare la salute e la sicurezza di un lavoratore. La vicenda
si risolse con l’archiviazione del GIP , confermata anche in
Cassazione (con condanna della ditta a pagare tutte le spese
processuali).
BUONA
NOTIZIA N.3
Un’azienda
farmaceutica privata (un padroncino con buone protezioni in alto
loco) mi ha querelato per...un Certificato di Malattia Professionale
mobbing correlata da me inviato all’INAIL di un magazziniere
dell’azienda.
Querela
chiaramente fatta a scopo intimidatorio. Si è conclusa malamente per
il querelante con l’archiviazione da parte del GIP (ancora una
volta grazie alla difesa di Alessandro Rombolà).
Insomma
l’ARROGANZA QUALCHE VOLTA VIENE BATTUTA!!
Saluti
Gino
Carpentiero
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From:
Aldo Mancuso aldo.man@tin.it
To:
Sent:
Monday, January 13, 2014 12:53 PM
Subject:
IL LAVORO UCCIDE A FIRENZE
Treno
investe il ferroviere conduttore e lo uccide.
La
stampa “Trenitalia: sistema di sicurezza inspiegabilmente non in
funzione”.
Il
lavoratore ucciso responsabile della sua morte?
L’ERRORE
UMANO, BUFALA BEFFARDA “GARANZIA” D’IMPUNITÀ?
Per
le Norme di tutela dei diritti dei lavoratori dipendenti
(Legislazione a partire dagli anni ‘50, Giurisprudenza di
Cassazione...) il posto dell’errore umano è quello che esclude la
responsabilità del Datore di Lavoro (dirigenti, preposti...) solo se
l’evento infortunio-malattia professionale ha cause assolutamente
IMPREVEDIBILI.
Negli
infortuni e nelle malattie da lavoro la cui causa è prevedibile,
vige l’obbligo tassativo di prevenire ogni rischio lavorativo: il
Datore di Lavoro può “Dare Lavoro” solo se garantisce
tassativamente l’assenza di rischi per i dipendenti.
Se
espone i dipendenti a rischi lavorativi (rischio di lesione della
dignità, della personalità, della salute, della sicurezza, della
vita) il Datore di Lavoro perde il diritto di dare lavoro (limiti
costituzionali alla libertà d’impresa; controlli ASL...) e subisce
le SANZIONI PENALI previsti dalla legge (prevalenza della
Costituzione Antifascista del ‘48, del Diritto alla Salute, sulle
libertà economiche e finanziarie...).
Se
è responsabile di danni (non solo rischi: inchieste Infortuni sul
Lavoro, Inchieste Malattie professionali...) il controllo e le
sanzioni hanno (dovrebbero avere...) il rigore che sanziona chiunque
lede i Diritti Fondamentali della persona.
Imputare
al giovane lavoratore ucciso la “colpa” della sua morte è
ucciderlo due volte!
E’
imprevedibile che il treno incustodito possa muoversi se il
macchinista deve scendere dal locomotore per “azionare il sistema
di via libera”?
La
responsabilità del datore di lavoro non si limita alla previsione di
procedure formalizzate in grado di evitare i “rischi del treno”:
è obbligato a varare un sistema di controllo in grado di escludere
(anche) gli “errori umani” prevedibili.
La
responsabilità di datori di lavoro dirigenti e preposti c’è anche
se il lavoratore esegue manovre che mettono a rischio la propria
sicurezza e quella degli altri lavoratori (omissione di controlli
efficaci; omissione di formazione efficace).
Non
è difficile l’esame dei motivi per cui i lavoratori “accettano”
il lavoro insicuro, basta guardare le condizioni del lavoro
dipendente in Italia, così lontane dal Lavoro della Costituzione
antifascista del ‘48.
Aldo
Mancuso
*
* * * *
Al
Direttore Generale ARPAT
Dr.ssa
Sonia Cantoni
via
Nicola Porpora, 22
Firenze
Direttore
generale,
provo
a “complimentarmi” per la sensibilità a tutela della libera
espressione delle opinioni esibita al Convegno ARPAT sul NUOVO TESTO
UNICO.
Dissociandomi
dal coro che celebrava l’intervento legislativo ho espresso il
punto di vista personale secondo cui con il NUOVO TESTO UNICO NON si
contrasta il lavoro che umilia, ferisce, mutila e uccide: abrogando
l’articolo 4 del D.P.R.547/55 (fondamento della normativa degli
anni cinquanta, espressione valida e attuale della tutela dei Diritti
Costituzionali secondo Carlo Smuraglia), si indebolisce ulteriormente
la già troppo precaria Tutela dei Diritti dei Lavoratori.
Se
fino ad ora è stata l’omessa applicazione delle leggi la causa
della strage assassina, da qui in avanti sarà ancora più agevolata
l’assenza di tutela di salute, sicurezza, vita dei lavoratori
dipendenti. Dopo il nuovo testo unico i datori di lavoro non dovranno
più rispondere delle lesioni causate ai dipendenti in violazione
degli obblighi di rendere edotti i lavoratori dei rischi del lavoro,
disporre corrette modalità operative, controllare l’esecuzione
delle disposizioni date.
Da
qui in avanti infortuni e malattie saranno ancor di più
responsabilità dei lavoratori: il festival dell’errore umano (la
colpa del lavoratore per il suo infortunio) non avrà confini...
Aldo
Mancuso
Aprile
2008
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From:
Bastamortesullavoro bastamortesullavoro@gmail.com
To:
Sent:
Monday, January 13, 2014 7:30 PM
Subject:
COMUNICATO RIUNIONE RETE NAZIONALE TENUTASI A TARANTO
COMUNICATO
FINALE SULLA RIUNIONE DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA
SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI, TARANTO 11/01/14
La
Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e
territori ha tenuto alla fine del riuscito Convegno sul grande
processo di Taranto contro l’Ilva, che si terrà quest’anno (di
cui stiamo per pubblicare resoconto e valutazione), la sua riunione
nazionale, presenti tutte le sedi in cui essa è operativa, e ha
definito il piano di lavoro nazionale e locale per l’anno in corso.
La
campagna nazionale principale è quella relativa alla mobilitazione e
partecipazione per il processo “Ilva di Taranto”. Attività
preparatorie in termini di iniziative e assemblee saranno svolte in
tutte le sedi, così come importante sarà l’informazione e
controinformazione su Taranto attraverso il blog della Rete e la
mailing list.
Una
presenza nazionale sarà realizzata a Roma in occasione della udienza
della Cassazione per il processo Thyssen, dove esiste il rischio di
un azzeramento della sentenza e dei suoi affetti; analoga
mobilitazione nazionale verrà realizzata in occasione dell’udienza
in Cassazione per il processo Eternit.
La
Rete si attiverà sui territori, in particolare a Ravenna, dove si
annunciano i processi amianto e il processo rappresaglia nei
confronti degli attivisti della Rete per l’occupazione dell’agenzia
interinale Intempo.
A
Bergamo e Milano l’attività della Rete sarà riorganizzata tenendo
conto che a Milano esiste la sede nazionale dell’Ilva dei Riva,
come pure un pezzo dell’inchiesta Taranto e che esiste un diffuso
problema di sicurezza sul lavoro e devastazione del territorio
connesso all’Expo.
A
Marghera sarà promossa un’assemblea della Rete per provare a
rilanciarla a partire dal problema dell’estrazione del petrolio in
Basilicata che ha evidenti connessioni con la realtà industriale
esistente attualmente a Marghera.
In
Sicilia la Rete già segue alcune vicende emblematiche dei Cantieri
navali.
Nuove
realtà della Rete potranno essere attivate in Basilicata, a Napoli
nell’università, a Torino in connessione alle udienze in
Cassazione Thyssen ed Eternit, ad Alessandria dove è in corso il
processo Solvey che stiamo seguendo, a Genova.
La
strage degli operai cinesi schiavizzati a Prato verrà rilanciata
come denuncia e analisi dalla Rete e una nuova iniziativa nazionale
verrà programmata per l’anno in corso.
Nella
riunione è stata segnalata la necessità che la Rete non limiti la
sua attività alla presenza e mobilitazione ai processi ma che si
assuma l’onere, laddove è possibile, di denunciare e scoperchiare
situazioni di fabbriche e di territori di attacco alla sicurezza e
salute dei lavoratori e delle popolazioni.
La
Rete là dove non esiste una struttura autonoma formata da più
realtà, appoggia la sua attività permanente sulle strutture
sindacali di base che di essa fanno parte stabilmente, Slai Cobas Sc,
Usi, ecc.
Per
concludere, l’appuntamento nazionale di tutta la Rete è il 24
aprile a Roma, dove, insieme al presidio in Cassazione, sarà tenuta
una nuova riunione/assemblea nazionale.
Taranto
11 gennaio 2014
RETE
NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUL
TERRITORIO
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From:
Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
To:
Sent:
Monday, January 13, 2014 10:04 PM
Subject:
DALL’INAIL UNA PUBBLICAZIONE SULLA MAPPATURA DELLE DISCARICHE CHE
ACCETTANO I RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO
UN’ANALISI
APPROFONDITA DELLE PROBLEMATICHE NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI DA
AMIANTO.
L’Italia,
che fino agli anni ‘90 è stata tra i maggiori produttori mondiali
di amianto, è stata al tempo stesso una tra le prime nazioni a
bandire tale sostanza, grazie alla Legge n.257/1992, che ne stabiliva
il divieto di estrazione, importazione, esportazione,
commercializzazione, produzione.
La
Legge non impone però l’obbligo di dismissione dell’amianto o
dei materiali che lo contengono: sono quindi ancora numerosi i siti
contaminati da bonificare e, in particolare, i quantitativi di RCA
(Rifiuti Contenenti Amianto) da smaltire.
Quella
dell’avvio allo smaltimento in discarica è una fase
particolarmente delicata e, per quanto numerose norme tecniche di
settore riguardino la tutela dei lavoratori esposti ad amianto e in
generale la gestione delle attività di bonifica dei siti inquinati
da amianto (che, ricordiamo, è responsabile del 50% dei casi di
tumore di natura occupazionale), rimangono ancora numerose lacune in
merito alla gestione dei flussi di RCA.
L’INAIL
- Dipartimento Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici,
che si occupa, tra l’altro, della messa in sicurezza di emergenza,
caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale dei Siti da
bonificare di Interesse Nazionale (SIN), con particolare riferimento
a quelli contaminati da amianto, in qualità di referente
tecnico-scientifico del Ministero dell’Ambiente, dopo la
pubblicazione delle seguenti Linee Guida:
- Linee
guida per la corretta acquisizione delle informazioni relative alla
mappatura del territorio nazionale interessato dalla presenza di
amianto
http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/salastampa/documents/document/ucm_portstg_109678.pdf
- Linee
guida generali da adottare per la corretta gestione delle attività
di bonifica da amianto nei siti da bonificare di interesse nazionale:
http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/salastampa/documents/document/ucm_portstg_109674.pdf
e
altri documenti sul tema, ha realizzato la pubblicazione:
- Mappatura
delle discariche che accettano in Italia i rifiuti contenenti amianto
e loro capacità di smaltimento passate, presenti e future
...
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