Il nodo Palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con questo blog intende creare uno spazio libero di informazione di classe aperto a tutti coloro che ((consapevoli della continua strage di lavoratori morti sul e per il lavoro)) vogliano contribuire alla lotta -- BASTA MORTI E INFORTUNI IN NOME DEL PROFITTO T -- PADRONI ASSASSINI PAGHERETE CARO . PADRONI ASSASSINI PAGHERETE TUTTO -- per un contatto diretto 338-3342733 o 338- 7708110 oppure retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

martedì 21 gennaio 2014

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 20/01/14

INDICE

Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it

SALUTE: STUDIO COLLEGA OLTRE 7.000 TUMORI AI RIPETITORI DI TELEFONIA
CELLULARE

USB Sede Perugia perugia@usb.it

23 GENNAIO INCONTRO A PERUGIA PER LA DIFESA DELL'APPENNINO E DELLA VALLE DEL
TEVERE

Mario Savella via Change.org

PETIZIONE "THYSSENKRUPP E LE VITTIME SUL LAVORO: PER NON DIMENTICARE"

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com

SULLA 43a VITTIMA DEI BINARI FERROVIARI

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

MORTE DI FABRIZIO, NOSTRO COLLEGA MANOVRATORE A FIRENZE SMN

Carla Cavagna carla.cavagna47@gmail.com

COMITATI NOTAV COLPEVOLI: CHIEDIAMO A TUTTI APPOGGIO E SOLIDARIETÀ CONCRETA

Marco Caldiroli marcocaldiroli@alice.it

PROCESSO AI DIRIGENTI DELLA FRANCO TOSI

Armando Vanotto armando.vanotto@gmail.com

CHE COSA E' L'ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO
---------------------





From: Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it

To:

Sent: Tuesday, January 14, 2014 11:04 PM

Subject: SALUTE: STUDIO COLLEGA OLTRE 7.000 TUMORI AI RIPETITORI DI
TELEFONIA CELLULARE

Da Meteo Web http://www.meteoweb.eu

Meteo e scienze del cielo e della terra

martedì 25 giugno 2013

L'esposizione alle radiazioni dei "ripetitori" (più correttamente Stazione
radio base) può essere responsabile di oltre 7.000 decessi a causa di
tumori?

Secondo una ricerca che arriva dal Brasile, i fatti parlano da soli. Lo
studio ha dimostrato l'esistenza di un collegamento diretto tra i decessi
per cancro e le reti mobili cellulari nella zona di Belo Horizonte, la terza
città del Brasile.

Oltre l'80% di coloro che sono deceduti a causa di determinati tipi di
tumori risiedevano a circa 500 metri da uno delle centinaia di ripetitori di
telefonia cellulare che popolano la città.

I tumori oggetto della ricerca (prostata, seno, polmoni, reni, fegato) sono
quelli associati all'esposizione ai campi elettromagnetici.

Si tratta di una questione molto scottante, e riguarda in primis gli
utilizzatori di cellulari, e persino chi non li usa. Coloro che evitano la
tecnologia mobile, o che si premurano di indossare gli auricolari per
proteggersi dalle radiazioni dannose, sono comunque soggetti alle radiazioni
delle Stazioni radio base.

Studi relativi ai ripetitori per reti mobili che hanno esaminato la
relazione tra l'esposizione alle radiazioni e i tumori sono state condotti
anche nella città di San Francisco, oltre ad Austria, Germania e Israele.
Tutti gli studi sono giunti alla medesima conclusione: vivere a una certa
prossimità da un ripetitore aumenta il rischio di cancro da 2 a 121 volte, a
seconda del tipo di cancro rilevato.

Adilza Condessa Dode, uno degli ingegneri ricercatori e coordinatrice dello
studio brasiliano, si rivolge a coloro che sono turbati dalle radiazioni dei
ripetitori e spiega che il Brasile non è di certo il solo in questa
situazione, "i livelli di radiazione, sono alti e pericolosi per la salute
umana, più vicini si vive a un'antenna, maggiore sarà l'esposizione al campo
elettromagnetico".

Lo studio si è concentrato solo su una città del Brasile. Ma ciò vale
universalmente: l'Italia stessa ha visto negli anni recenti un proliferare
di ripetitori a causa del numero in continua crescita di cellulari e della
necessità di maggiore copertura di rete.

Un numero sempre maggiore di organizzazioni e molti altri studi, non fanno
altro che avvalorare i risultati dello studio brasiliano. Persino
l'Organizzazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International
Association for Research on Cancer, IARC), dopo avere esaminato le varie
ricerche ha concluso e sottolineato che le onde elettromagnetiche, incluse
le radiazioni emesse dalle Stazioni radio base, sono un possibile
cancerogeno.

Il pericolo deriva dalla costante attività delle Stazioni: emettono
radiazioni da radiofrequenza pulsata. E' stato provato da migliaia di studi
che questa radiazione causa un danno biologico al corpo, che precede la
malattia.

Possono infatti, essere annoverate altre conseguenze all'esposizione, oltre
al cancro: mutazioni genetiche; disturbi della memoria; ostacoli
all'apprendimento; insonnia; sindrome da deficit di attenzione; sbalzi
ormonali; disturbi cerebrali; sterilità; demenza; complicazioni cardiache.

---------------------

From: USB Sede Perugia perugia@usb.it

To:

Sent: Wednesday, January 15, 2014 9:00 AM

Subject: 23 GENNAIO INCONTRO A PERUGIA PER LA DIFESA DELL'APPENNINO E DELLA
VALLE DEL TEVERE

Giovedì 23 gennaio alle ore 18 si terrà un incontro a Perugia in via del
Lavoro 29 per la difesa dell'Appennino e della Valle del Tevere, contro la
trasformazione della E45 nella autostrada Orte-Mestre e contro il gasdotto
Brindisi-Minerbio.

Sugli aggiornamenti della situazione del gasdotto Foligno-Sestino alla luce
di quanto viene segnalato da alcuni cittadini della Valnerina relativamente
alle notizie delle trattative tra SNAM ed alcuni cittadini del luogo per la
compravendita di terreni finalizzati alla realizzazione del gasdotto in
oggetto se ne è discusso in Consiglio provinciale nella sua ultima seduta.

A sollevare la questione il consigliere provinciale Luca Baldelli (PRC)
sempre in prima fila in difesa dei territori sui quali dovrebbe avvenire il
passaggio della infrastruttura, che sull'argomento ha presentato una
interrogazione urgente.

Ricordiamo che la SNAM Rete Gas ha programmato la realizzazione del
metanodotto denominato "Rete Adriatica" prevedendo il passaggio nel
territorio di numerosi comuni umbri.

Il progetto riguarda il potenziamento delle linee d'importazione da sud
mediante la realizzazione di una nuova linea lunga circa 680 km e di una
nuova centrale di compressione a Sulmona. Il tracciato percorre una nuova
direttrice verso il versante adriatico e prevede il collegamento del
metanodotto esistente Montesanto-Brindisi da Massafra (TA) al nodo di
Minerbio (BO). La nuova linea si collegherà al Trasmed nel tratto
Campochiaro-Sulmona al terminale del quale verrà realizzata la nuova
centrale di compressione.

"L'opera inerente il metanodotto Brindisi-Minerbio, articolata nei due
tratti Sulmona-Foligno e Foligno-Sestino" - ha spiegato l'assessore
provinciale Carlo Antonini - "è stata sottoposta a procedimento di
Valutazione Impatto Ambientale, le competenze della Provincia di Perugia al
riguardano la compatibilità con il proprio strumento di governo del
territorio (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) e altre
competenze provinciali in materia ambientale (idraulica, idrogeologia,
scarichi, rifiuti, viabilità, emissioni atmosferiche, protezione civile,
aspetti naturalistici). Al riguardo, nei suddetti procedimenti di VIA, la
Provincia, convocata dalla Regione, si è espressa più volte palesando le
diverse criticità naturalistico ambientali e ravvisando la necessità di
nuove ipotesi progettuali puntuali nelle modalità di ripristino e
migliorative dal punto di vista naturalistico ambientale. La giunta
provinciale ha aderito alla denuncia rivolta alla Commissione Europea
avverso la realizzazione del metanodotto Brindisi-Minerbio".

"In tale occasione" - ha proseguito Antonini - "era stata chiesta
l'attenzione dei ministri e dei presidenti regionali competenti sulla
verifica del tracciato e delle relative procedure. La delibera è stata
trasmessa alla Regione anche dai tecnici della Provincia in occasione del
procedimento di VIA inerente il Metanodotto Sulmona-Foligno".

La dura espressione della Provincia in tal senso ha indetto la Regione a non
esprimersi con un giudizio di compatibilità favorevole sul Metanodotto
Sulmona-Foligno, tuttavia il Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio
e del Mare, pur in assenza del parere della Regione Umbria e della Regione
Abruzzo, ha espresso un giudizio di compatibilità ambientale favorevole.

La Regione Umbria. a fronte della denuncia rivolta alla Commissione Europea
dalla Provincia e dai Comuni umbri, si è riservata di esprimere un parere
definitivo nel merito dei progetti in sede di conferenza Stato-Regioni.

Per quanto riguarda il tratto Foligno-Sestino la Regione, in sede di
procedimento di VIA, ha inizialmente trasmesso un giudizio di compatibilità
ambientale favorevole con prescrizioni ma dopo alcuni sopralluoghi tecnici
che hanno evidenziato criticità particolari nei Comuni di Pietralunga e di
Gubbio ha espresso ulteriori prescrizioni riguardanti la richiesta di una
variante nel territorio del Comune di Gubbio.

In seguito, il Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare,
pur pronunciando un giudizio di compatibilità ambientale favorevole relativo
al tratto Foligno-Sestino, mediante decreto ha prescritto alla SNAM Rete gas
di effettuare specifiche sistemazioni e ripristini ambientali relativi alla
viabilità nel Comune di Pietralunga e una variante di tracciato nel
territorio del Comune di Gubbio.

Di recente la SNAM Rete Gas ha presentato alla Provincia di Perugia una
Variante di tracciato nei territori comunali di Gubbio e di Gualdo Tadino ed
in data 15/10/12 si è tenuta la prima conferenza istruttoria regionale
relativa alla Procedura di assoggettabilità a VIA di competenza del
Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare.

Quindi, la Regione Umbria ha emesso il proprio parere ambientale favorevole
e il ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,
Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali ha disposto l'esclusione
dalla procedura di valutazione di impatto ambientale, con prescrizioni,
della "Variante di tracciato nei territori comunali di Gualdo Tadino e
Gubbio".

"La situazione non è bella per niente" - ha commentato Baldelli in sede di
replica - "Il ministero ha espresso una decisione in contrasto con gli
interessi della comunità. Occorre, pertanto, un nuovo pronunciamento della
Provincia proprio perché la situazione è molto grave".

---------------------

From: Mario Savella via Change.org

To:

Sent: Wednesday, January 15, 2014 1:02 PM

Subject: PETIZIONE "THYSSENKRUPP E LE VITTIME SUL LAVORO: PER NON
DIMENTICARE"

PETIZIONE GIU' LE MANI DALLE EX AREE THYSSENKRUPP

Torino

Chiediamo un parco pubblico al posto dello stabilimento ThyssenKrupp. Il
Comune di Torino non svenda l'area teatro della tragedia: che sia patrimonio
della collettività e della memoria.

In coincidenza con il Sesto Anniversario della strage del 6 dicembre del
2007, che vide perire in modo così orrendo i nostri compagni di lavoro
Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe, noi famigliari
ed ex-Lavoratori chiediamo al Comune di Torino, in particolare al Sindaco e
al Consiglio Comunale di NON DIMENTICARE ciò che é successo in quella
maledetta notte e mantenere viva la memoria della più grande ferita inferta
alla città dopo i rastrellamenti e i bombardamenti della seconda guerra
mondiale.

Per noi ricordare ed onorare ciò che è successo vuol dire soprattutto far
diventare "Patrimonio Collettivo" il fatto che nella nostra città culla del
lavoro, non accadano più stragi sul lavoro e siano riattualizzati valori
come la dignità del lavoro e il rispetto della salute e della vita dei
lavoratori, ma anche dei cittadini che vivono nei pressi degli insediamenti
produttivi rimasti in Città, proprio come ha ricordato nel suo ultimo
discorso il Sindaco Fassino.

Come Associazione Legami d'Acciaio e come ex lavoratori e quindi semplici
cittadini torinesi invitiamo il Sindaco, l'Assessore all'Urbanistica e tutto
il Consiglio Comunale affinché la variante urbanistica (ex 221), che prevede
un cambio di destinazione urbanistica diverso dai fini
industriali-produttivi previsti, venga discussa con le modalità e l'iter più
corretto e idoneo della variante strutturale e non come si sta tentando di
fare, cioè velocizzando inspiegabilmente la discussione prima in Commissione
e poi in Consiglio con una "variante semplice" che non terrebbe in debita
considerazione la complessità, i numeri ingenti in ballo (metri quadri, SLP,
ecc.) ma soprattutto le doverose bonifiche (che dovrebbero essere poste a
carico della Thyssen Krupp e non del Comune; e quindi gravare su noi
cittadini) e le relative criticità ambientali.

Inoltre non bisogna sottovalutare l'altissimo rischio di esondabilità
presente in tutta l'area a valle del Parco della Pellerina, come dimostrato
nei fatti con l'alluvione dell'ottobre del 2000, che vide i nostri reparti
di lavoro completamente invasi e gravemente danneggiati dalle acque della
Dora Riparia.

Per noi questo vorrebbe dire veramente Ricordo e Memoria per ciò che è
successo, e non solo commemorare la data del 6 dicembre, un rito collettivo
che appare anche solo in parte routine e retorica con cui lavarsi la
coscienza.

Sempre pronti a discutere e confrontarsi.

Torino, 10 dicembre 2013

Familiari ed ex Lavoratori Thyssen Krupp Torino

maipiuthyssenkrupp@hotmail.it

Puoi firmare la petizione al link:

https://www.change.org/it/petizioni/gi%C3%B9-le-mani-dalle-ex-aree-thyssenkrupp-ilva?utm_source=action_alert&utm_medium=email&utm_campaign=45709&alert_id=fPbrfcJPGm_LxzRKxbbWu

---------------------

From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com

To:

Sent: Wednesday, January 15, 2014 1:56 PM

Subject: SULLA 43a VITTIMA DEI BINARI FERROVIARI



E' MORTO FABRIZIO: LA LORO "SICUREZZA" È INSOSTENIBILE!

Ancora è accaduto in ferrovia: Fabrizio Fabbri, manovratore di Trenitalia,
di 34 anni, è morto travolto da un treno che stava manovrando dal parco
rotabili al binario 2 della stazione di Firenze SMN.

Con il corpo di Fabrizio appena estratto, Trenitalia e rappresentanti delle
varie istituzioni si sono affrettati con le solite dichiarazioni di
cordoglio: lacrime di coccodrillo, le loro, di chi ha la responsabilità di
ciò che avviene in ferrovia.

Fabrizio è morto per mancanza di sicurezza, è morto perché nel settore della
manovra, fra i più pericolosi in ferrovia, si sono fatti assurdi tagli di
personale, perché i ritmi di lavoro sono insostenibili, è morto perché
l'ultimo CCNL, firmato da tutte le Organizzazioni Sindacali "maggiormente
rappresentative", ha sancito l'aumento delle ore settimanali con l'aumento
dei carichi di lavoro. Il fatto è che Fabrizio era solo e di notte a
pilotare il treno, operazione che, fino ad alcuni anni fa, prevedeva almeno
3 addetti.

Già ci prepariamo alle dichiarazioni sull' "errore umano", perché si sa già
che così è quando muore un macchinista, un addetto alla circolazione, un
operaio della manutenzione. L'errore umano è la conseguenza a cui spinge,
obbliga questa organizzazione del lavoro, la deregulation, la
privatizzazione del trasporto!

La sicurezza, per noi che siamo impegnati a difenderla, insieme alla verità
e alla giustizia, da 54 mesi come familiari delle Vittime della strage di
Viareggio e come ferrovieri e cittadini dell'Assemblea 29 giugno, fa a pugni
con il profitto delle imprese, fa a pugni con la produttività che è
sfruttamento, fa a pugni con la riduzione dei costi!

Per noi la loro "sicurezza sostenibile", dove la vita di lavoratori,
viaggiatori e cittadini deve essere compatibile con il loro profitto, con i
loro interessi, è una condanna a morte. Per questa compatibilità Riccardo
Antonini è stato licenziato, per questo lo sono altri ferrovieri, per questo
i Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza (RLS) vengono perseguiti e
perseguitati, per questo sono un patrimonio prezioso da difendere.

Noi non abbiamo bisogno dei particolari sulla morte di Fabrizio, sappiamo
che la politica delle ferrovie, se non viene contrastata adeguatamente
opponendo condizioni che garantiscono la sicurezza, si macchierà ancora di
tante vittime, tanti infortuni sui binari.

Con la morte nel cuore, abbracciamo la famiglia di Fabrizio, la sua compagna
ed il suo giovane figlio. Come ci sentiamo vicini ai lavoratori delle
ferrovie, a coloro che ci sostengono e che per la sicurezza di tutti si
espongono, e facciamo appello a tutti i ferrovieri perché la difesa, lo
sviluppo della sicurezza diventi la loro bandiera, per non piangere un altro
lavoratore che con Fabrizio, dal 2007 ad oggi, diventano 43 i morti sui
binari.



15 gennaio 2014

Associazione "Il mondo che vorrei"

Assemblea 29 giugno



---------------------



From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

To:

Sent: Thursday, January 16, 2014 12:09 AM

Subject: MORTE DI FABRIZIO, NOSTRO COLLEGA MANOVRATORE A FIRENZE SMN



Assassinato un altro lavoratore: è successo a Firenze SMN

Gino Carpentiero



LA MORTE CORRE SUI BINARI

Ancora un Morto sul Lavoro in Ferrovia, ancora un manovratore; volti,
sguardi, sorrisi, voci e silenzi che non rincontreremo, sogni e speranze
spezzate di un ragazzo di 35 anni morto da solo nell'agonia di una fredda
notte di gennaio, perché da solo a morire è stato lasciato.

E allora Non basteranno le condoglianze di Trenitalia a rincuorare ed
aiutare la moglie di Fabrizio, Non riuscirà un miserabile comunicato a
spiegare al figlio di Fabrizio che il suo papà non tornerà a casa stasera e
nemmeno domani; non basteranno due misere ore di sciopero, senza neanche
chiedersi un perché, a lavarsi le coscienze e riporre l'ennesimo numero nel
cassetto delle statistiche.

Noi siamo qui con Fabrizio per cercare i perché nascosti nelle giungle dei
gattopardi ed inchiodarli sulle facce e sulle schiene dei troppi colpevoli.

Colpevole è chi in nome del profitto manda a morire i lavoratori come
fossero in guerra; colpevole è chi sacrifica la sicurezza sull'altare del
risparmio e della produttività; colpevole è chi in nome del potere violenta
i diritti dei lavoratori; colpevole è chi tradisce le aspettative dei
lavoratori e accorda, accetta, conviene, invece di combattere; colpevole è
chi abbassa la testa, si inchina al denaro e abbandona compagni e colleghi a
lottare da soli.

La Manovra è da sempre il settore più pericoloso della Ferrovia; un settore
dove negli ultimi anni gli incidenti, le mutilazioni, le morti sono state
molteplici: tutti lo sanno, tutti lo dicono, però nessun miglioramento
lavorativo e contrattuale è intervenuto negli ultimi anni ad alleggerire i
carichi di lavoro dei manovratori né a rafforzare in maniera significativa
le tutele per la loro sicurezza.

Troppo costose le tutele; costa assai meno un biglietto di condoglianze.

ANZI! Anche l'ultimo CNL accettato e siglato da buona parte delle
Organizzazioni Sindacali esistenti in Ferrovia, ha pesantemente peggiorato
le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, aumentando l'esposizione
alla stanchezza e quindi ai rischi per la propria salute.

E' ora di urlare che la riduzione del costo del lavoro, in termini di
riduzione del personale ed aumento dei ritmi e delle ore lavorate, costa
sangue e morte!! La sicurezza non si baratta con qualche ticket restaurant!!

Le nostre vite non saranno il tributo da pagare alla loro crisi! Non saremo
il sacrifico da immolare in favore della loro ripresa...non lo sarà neanche
la vita di Fabrizio!

Già immaginiamo il balletto dei tanti vigliacchi ciarlatani impegnati a
crearsi alibi o semplicemente a pulirsi la coscienza: errori umani,
distrazioni, lavorazioni non conformi. Troppe ne abbiamo viste di queste
scuse schifose e bastarde!

Tutti possono distrarsi, tutti possono sbagliare..tuttavia non si può
giustificare la morte come fisiologica conseguenza di distrazioni ed errori!
Spetta all'azienda ed alle organizzazioni sindacali ammesse alla trattativa,
individuare le soluzioni necessarie ad evitare epiloghi tragici in ogni
situazione; e NON individuare come sempre la sicurezza possibile in
relazione ad i budget di impresa e agli obbiettivi di risparmio.

E che dire delle pressioni aziendali per la massima produttività, del clima
terrorista di questi ultimi anni nei confronti dei lavoratori, a suon di
sanzioni disciplinari, minacce ed evocazioni di precariato!

Siamo qui con Fabrizio per dire BASTA, per aiutare in ogni modo la
magistratura ad individuare e inchiodare i colpevoli; per organizzare la
lotta dei lavoratori in favore di un contratto di lavoro e di
un'organizzazione del lavoro più giusta e più sicura; per evitare che di
nuovo un ragazzo di 35 anni trovi la morte in un modo così barbaro e
brutale; per onorare la vita e la memoria di Fabrizio, un compito che spetta
a tutti noi!

A meno che ancora una volta qualcuno preferisca girarsi e far finta di
niente, sperando casomai di non essere il prossimo.

Per quanto ci riguarda continueremo a lottare con ogni mezzo per difendere
la sicurezza e le aspettative dei lavoratori, cercheremo di costituirci
parte civile nel processo e comunque forniremo alla magistratura tutti i
dati possibili per lo svolgimento dell'inchiesta, soprattutto prepareremo
con tutte le Organizzazioni Sindacali disponibili, un nuovo grande sciopero
nazionale per la sicurezza sul lavoro e per un nuovo giusto contratto di
lavoro.

Dobbiamo inoltre tutti impegnarci per sensibilizzare l'opinione pubblica, la
società civile, il mondo politico, perché (al di la delle tante, troppe,
belle parole) si legiferi con priorità assoluta un nuovo tessuto normativo
atto a tutelare, senza se e senza ma, la vita e la salute dei lavoratori.

CUB TRASPORTI 14 gennaio 2014



---------------------



From: Carla Cavagna carla.cavagna47@gmail.com

To:

Sent: Saturday, January 18, 2014 12:55 AM

Subject: COMITATI NOTAV COLPEVOLI: CHIEDIAMO A TUTTI APPOGGIO E SOLIDARIETÀ
CONCRETA



COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI.

CHIEDIAMO A TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA' CONCRETA.

Appello per la raccolta fondi per le spese legali del movimento anche alla
luce dell'ultima condanna al risarcimento danni alla società Lyon Turin
Ferroviaire.

Da far girare con ogni mezzo.



Il Tribunale ordinario di Torino, sezione distaccata di Susa, in data
07/01/14 depositata in data 14/01/14 ha sentenziato: "dichiara tenuti e
condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido tra di
loro, al pagamento a parte attrice Lyon Turin Ferroviaire (LTF) di euro
191.966,29 a titolo di risarcimento del danno;" oltre al pagamento sempre a
LTF di euro 22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro
214.180,40.

La causa civile era stata intentata da LTF perché, a suo dire, gli era stato
impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra
l'11 e il 12 gennaio del 2010.

I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai stati fatti né
riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto definitivo
presentato per la tratta internazionale del TAV Torino-Lyon.

Quella notte, all'autoporto centinaia di manifestanti erano sulla strada di
accesso all'area per impedire l'avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto
che non sarebbero arrivate le forze di polizia per sgomberare il terreno dai
manifestanti, ma che sarebbero venuti gentilmente a chiedere di poter fare
il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne sarebbero andati. E così avvenne.

Poi si scoprì che era una trappola per tagliare le gambe ai NO TAV con una
nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di
euro a carico di qualche personaggio del movimento.

LTF aveva nascostamente stipulato un contratto di utilizzo di due aree di
circa 150 mq cadauna, mai registrato, con la Consepi SpA, che vantava un
diritto di superficie sull'area di proprietà del comune di Susa per una
cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi quattro giorni e 13.500
euro al dì per i giorni successivi per un totale dichiarato di 161.400 euro
IVA compresa.

Questo contratto serviva solo per gonfiare i costi e quindi la richiesta di
danno.

In merito la Consepi SpA nella relazione di bilancio 2010 scriveva
testualmente: "Si tratta di una vicenda a tutti ormai ben nota e che risale
ad un periodo nel quale l'attività dei corsi di guida sicura di Consepi,
rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al massimo del loro
svolgimento. La Società interpellata dalla stessa Prefettura oltre che da
LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni chiedendo un rinvio di
qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che se questi fossero
stati procrastinati l'onere per LTF sarebbe stato di gran lunga inferiore a
quelli che contrattualmente si assumevano. L'onere sopportato da LTF deriva
pertanto dal fatto che quest'ultima e la Prefettura, nonostante le esplicite
richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili sulle date dei
sondaggi."

Infatti LTF aveva stipulato con la Consepi, in violazione di ogni principio
di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata
per accedere ai predetti terreni, sborsando ben 161.400 euro alla stessa
Consepi per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati, già
oggetto di una autorizzazione amministrativa per occupazione temporanea a
costo quasi zero, come prevede la legge italiana sugli espropri ed
occupazioni temporanee.

Il fatto che sia del tutto ingiustificata la somma pagata da LTF a Consepi è
sancita in modo inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come
confermato dall'OLAF (Office européen de Lutte Anti Frode - Ufficio europeo
per la lotta antifrode) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito,
con la lettera Protocollo Numero OF/2010/0759 in data 29/10/13 affermava che
"La Commissione Europea non ha pagato le spese in quanto non ammissibili".

Il fatto che tutta l'inutile campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo
un colossale bluff per dire alla Comunità Europea che i lavori erano
iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34 sondaggi previsti ne furono
effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva di metri lineari 243
rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.

Ora gli avvocati del Movimento NO TAV presenteranno appello, ma essendo una
causa civile, se LTF pretende il pagamento immediato, occorrerà pagare al
fine di evitare pignoramenti o ipoteche sui beni delle tre persone
condannate al risarcimento.

Il Movimento NO TAV non ha le possibilità economiche per fare fronte a
queste pretese. Tutto questo è stato concertato e messo in atto solo al fine
di stroncare la nostra lotta.

Non a caso sul quotidiano "La Stampa" del 22/09/10, poco prima dell'inizio
della causa, si leggeva "Il ricorso alla causa civile contro i NO TAV
potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti
incaricati della progettazione o dell'esecuzione dei lavori potrebbero
utilizzare per contenere la protesta".

Il Movimento NO TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese
legali, a cui si aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può
sopportare.

Per questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia, chiede a
tutti quelli che ci dicono: "Non mollate!", "Siete l'unica speranza di
questo Paese", "Resistete anche per noi" di dare un concreto appoggio
aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro
questo Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a
cuccia e buoni.

Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un'opera
imposta, inutile e devastante sia per l'ambiente sia per le finanze di
questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili.

ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO A FERMARE LA
RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.

Aiutateci a resistere, grazie.

MOVIMENTO NO TAV

I contributi devono essere versati esclusivamente sul conto corrente postale
per le spese legali NO TAV 1004906838 IBAN IT22L0760101000001004906838
intestato a Pietro Davy



---------------------



From: Marco Caldiroli marcocaldiroli@alice.it

To:

Sent: Saturday, January 18, 2014 2:22 PM

Subject: PROCESSO AI DIRIGENTI DELLA FRANCO TOSI



Questo e' stato possibile anche con l'iniziativa di Medicina Democratica e
del Centro per la Salute "Giulio Maccacaro" di Castellanza come ricorda il
Manifesto di oggi.

Saluti

Marco Caldiroli



* * * * *



A seguire la notizia riportata da Il Manifesto relative al processo dei
dirigenti della Franco Tosi storica azienda di Legnano ora in crisi, che
produceva turbine.

Otto dirigenti sono stati rinviati a giudizio con le accuse di omicidio
colposo e lesioni colpose in relazione ad oltre 30 casi di operai morti per
mesotelioma o che si sono ammalati dopo aver lavorato tra gli anni Settanta
e i primi anni Novanta nella storica fabbrica dell'hinterland milanese in
cui, secondo l'accusa, hanno respirato fibre di amianto senza adeguate
misure di sicurezza.

Lo ha stabilito il GUP di Milano Luigi Gargiulo, accogliendo la richiesta
del PM Maurizio Ascione.

Tra gli imputati figura Giampiero Pesenti, attuale presidente del gruppo
Italcementi, ma imputato nella veste di componente del comitato esecutivo
dell'azienda dal marzo '73 all'aprile '80.

Il processo si aprirà il prossimo 20 marzo davanti ai giudici della quinta
sezione penale. Gli ex dirigenti della Tosi sono accusati di avere violato
le norme per la "prevenzione di infortuni sul lavoro e malattie
professionali".

Silvia Cortesi sylvyacort@gmail.com

Associazione Italiana Esposti Amianto Paderno Dugnano



* * * * *



STRAGE BIANCA. DALLA PHILIPS ALLA FIAT, DALLA PIRELLI ALL'ILVA: LA GRANDE
INDUSTRIA SOTTO ACCUSA PER LE MORTI OPERAIE

Mentre a Torino i giudici d'appello confermano le responsabilità di due ex
dirigenti della Philips per le morti nello stabilimento di Alpignano, a
Milano otto ex manager della Franco Tosi vanno a processo per i 33 operai
uccisi dal mesotelioma pleurico, lo spietato tumore provocato dalle fibre di
amianto. La decisione del GUP Luigi Gargiulo chiude una inchiesta che ha
riguardato quasi vent'anni di lavoro quotidiano nella storica fabbrica di
turbine, dai '70 fino al 1992, quando, con criminale ritardo rispetto alle
già comprovate evidenze ascientifiche, l'amianto fu messo al bando.

Gli ex dirigenti della Franco Tosi, accusa il PM Maurizio Ascione, hanno
violato le norme per la prevenzione di infortuni sul lavoro e malattie
processionali. Gli imputati, fra i quali l'attuale numero uno di
Italcementi, Giampiero Pesenti, si difendono: "Il materiale c'era solo nei
disposi-tivi di protezione personale per i lavoratori impegnati nei processi
di fusione metallurgica". Al di là di quanto emergerà al dibattimento, la
Franco Tosi si aggiunge a una lunga lista di aziende. Nomi di rilievo come
Ilva, Pirelli, Fiat-Alfa Romeo, Anic-Enichem, Olivetti e Philips. Tutte
sotto inchiesta, o già a processo, per non aver messo in pratica adeguati
dispositivi di sicurezza con-tro il rischio mortale provocato dalle fibre e
dalla polvere di amianto. Spesso senza neppure informare i lavoratori.

Solo la determinazione di associazioni come Medicina Democratica, in
parallelo al gran lavoro di magistrati come Beniamino Deidda e Raffaele
Guariniello, ha permesso di fare luce su una "strage bianca" di dimensioni
terribili. A causa dell'amianto muoiono duemila persone l'anno, stima
ricavata dall'Inail sulla base dei dati del Registro nazionale dei
mesoteliomi. Nel periodo 1993-2008 sono stati diagnosticati 15.845 casi, con
altrettante diagnosi di tumore polmonare e prognosi infausta. Per giunta il
numero delle patologie è andato crescendo negli ultimi cinque anni, e si
stabilizzerà solo dal 2015.

I PM allievi di Deidda e Guariniello fanno del loro meglio. A dicembre si è
chiuso a Torino, con quattro condanne, il processo per i 14 morti e le
malattie operaie nelle storiche Ferriere: "A loro va il nostro pensiero" -
li ha ricordati Federico Bellomo della Fiom - "viste le ragioni,
riconosciute dal tribunale, di quanti hanno lottato per la salute e la
sicurezza in quel luogo, a iniziare da chi vi lavorava e che in molti casi
ha pagato con la vita". A Milano è in corso un processo contro la Pirelli (e
un altro è in arrivo) per la contaminazione di 24 operai, in stabilimenti
dove l'amianto era anche nel talco usato in alcune lavorazioni e nella
mensa. Delle 24 "parti lese" solo quattro sono ancora vive. "Non abbiamo mai
usato mascherine" - ha raccontato al giudice Antonio Dinetta - "e nessuno ci
ha mai parlato dei pericoli derivanti dall'amianto".

Un altro processo si sta svolgendo a Taranto per le vittime
all'Italsider-Ilva (31 morti da mesote-lioma e altri tumori da sostanze
tossiche), e a Ravenna sono prossimi al rinvio a giudizio una ventina di ex
dirigenti del polo chimicoo Anic-Enichem (75 fra lavoratori e loro familiari
morti per amianto). Sempre a Milano è stato chiesto il processo dell'ex AD
Paolo Cantarella e altri sei manager Fiat dell'epoca per 21 vittime da
amianto all'Alfa Romeo di Arese, e nel torinese si sta indagando anche sulla
Olivetti nel periodo 1978-92, quando era guidata da Carlo De Benedetti.

Secondo una stima del CNR, nella penisola esistono ancora 2,5 miliardi di
metri quadrati di coperture realizzate con materiali contenenti amianto,
circa 32 milioni di tonnellate.

E le prime vittime già segnalate nel settore delle ristrutturazioni edilizie
non finiscono ancora nella cartina del Registro dei mesoteliomi, dove
compaiono solo i disastri più eclatanti. Perfino la magistratura fa fatica:
all'indomani del vittorioso processo per la strage all'Eternit di Casale
Monferrato, Raffaele Guariniello ricordava a La Stampa: "Di indagini e
processi se ne fanno pochini. Un collega di una delle aree più martoriate mi
ha confidato: non ci segnalano i casi. Poi ha aggiunto: per fortuna, se lo
facessero non sapremmo come fare".

Riccardo Chiari - il manifesto



---------------------



From: Armando Vanotto armando.vanotto@gmail.com

To:

Sent: Sunday, January 19, 2014 7:08 PM

Subject: CHE COSA E' L'ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO



Con la speranza di fornire un contributo valido, vi auguro buon lavoro.

Armando Vanotto

Presidente Nazionale Associazione Italiana Esposti Amianto.



Che cosa è l'associazione Italiana Esposti Amianto

L'associazione Italiana Esposti Amianto Onlus è una associazione nata nel
1989, ancora prima della legge 257/92 che ha messo al bando l'amianto, a
partire dalle vittime dell'eternit di Casale Monferrato, dai ferrovieri, ai
lavoratori delle fabbriche del settore ferroviario e del settore delle
costruzioni navali, da molti lavoratori esposti ed ex esposti e dalle
vittime dell'amianto. Fa parte di "Ban Asbestos", rete internazionale di
associazioni contro l'amianto con sede in Brasile.

L'AIEA, come da statuto, aggrega come soci cittadini di chiara onestà,
indipendentemente dalla collocazione di ognuno, che rispondono positivamente
alle iniziative dell'associazione, opera senza fini di lucro in modo
pacifista e non violento con finalità di solidarietà sociale, inclusa come
diritto alla tutela della salute, della salvaguardia dell'ambiente con lo
scopo principale dell'eliminazione dell'amianto e degli altri agenti nocivi
cancerogeni in ogni sua forma: estrazione diretta o indiretta, lavorazione,
impiego produttivo compresa la commercializzazione l'esportazione e
l'importazione, fino alla messa al bando dei cosiddetti "sostitutivi
dell'amianto".

Da sostegno ai cittadini che, esposti o ex esposti, intendono bandire
l'amianto dai processi produttivi e dall'ambiente. Aiuta i cittadini o
associati colpiti da esposizione all'amianto sul piano giuridico.

L'AIEA ha dovuto combattere in passato, lo fa tuttora, al suo interno contro
chi voleva fare dell'associazione una mera iniziativa affaristica da parte
di alcuni avvocati avvoltoi che facevano o fanno pagare, anche in condizioni
impossibili, cifre sostanziose ai lavoratori che avevano l'esigenza di
ottenere i benefici previdenziali e alle famiglie delle vittime per il
risarcimento del danno per la morte del proprio famigliare.

Promuove l'iniziativa della non delega perché molti lavoratori l'hanno
dimenticata, trascurando che essi sono stati esposti e sono vittime di un
sistema che ancora una volta si serve di loro come esperimento da parte dei
padroni, dei medici legali, degli avvocati.

Organizza e partecipa a convegni e a riunioni anche con altre associazioni
per informare la cittadinanza sui danni alla salute in particolare sulle
coperture di cemento amianto, che essendo esposte agli agenti atmosferici da
oltre quarant'anni disperdono fibre in ambiente che se respirate possono
provocare malattie asbesto correlate.

Dopo ventuno anni dall'approvazione della legge 257/92, che ha messo al
bando l'amianto in Italia, dopo le udienze del processo d'appello contro il
proprietario e amministratore Stephan Schmidheiny unico responsabile rimasto
dell'Eternit di Casale Monferrato, condannandolo a diciotto anni di carcere
per omissione colposa di misure antinfortunistiche, la giustizia ha fatto il
suo corso, ma non ha risolto tutti i problemi dell'amianto: nei luoghi che
sono stati infestati dalle fibre e che lo sono tuttora ci si continua ad
ammalare e si muore, in attesa delle risorse per la bonifica e che la
ricerca sulle cure del mesotelioma sia nel prossimo futuro positiva.

Come AIEA con altre associazioni nel mese di ottobre abbiamo incontrato
prima al senato e poi alla camera il senatore Casson e l'onorevole Maria
Antezza per sostenere con i parlamentari firmatari la loro proposta di legge
perché questa sia inserita nel disegno legge di stabilità 2014.

Queste sono le richieste stralciate dalla proposta complessiva, visto le
difficoltà economiche del nostro paese, che noi abbiamo riportato in diversi
incontri durante la fase della costruzione

del "piano nazionale amianto" del governo Monti e di recente con i Ministeri
dell'ambiente, della salute e del lavoro di questo governo:

-         abbiamo chiesto 70 milioni l'anno per tre anni per la bonifica dei
380 siti maggiormente contaminati a partire dalle scuole di ogni ordine e
grado, tutti gli edifici della pubblica amministrazione, gli impianti
sportivi e almeno 4 grandi siti industriali dismessi;

-         informazione su scala nazionale sui danni e rischi da amianto

-         l'utilizzo delle incentivazioni previste per la sostituzione delle
coperture di etrnit con impianti fotovoltaici

-         60 milioni per tre anni per la riapertura delle domande, bloccate
dal 15 giugno 2005, dei benefici previdenziali per gli attuali ex esposti
compreso i militari del settore della navigazione,

-         il riconoscimento del fondo per le vittime anche ai colpiti da
malattie asbesto correlate in ambiente,

-         la correzione della legge Fornero che impedisce ai lavoratori
colpiti da mesotelioma di godere dei benefici previdenziali, se non hanno i
requisiti in regola sia con i contributi che con l'età,

-         l'una tantum di settecento euro per ogni anno di esposizione per
danno da esposizione agli ex esposti prima del '92.

Per ora la risposta da parte del governo è che mancano i fondi, per questo
tutto è bloccato. Vedremo nel prossimo futuro come procederà il governo.

Di questo passo, se non si investono risorse umane ed economiche per
smaltire l'amianto ci vorranno cento anni e le generazioni future
continueranno ad essere vittime del lavoro e della speculazione.

La presenza di lastre di copertura di eternit creano grande disagio tra i
cittadini che reagiscono chiedendo aiuto alle autorità competenti,
consapevoli del rischio per la loro salute, chiedono intervento immediato di
bonifica per rimozione, a ragion veduta: tra i cittadini vanno segnalate le
vittime non professionali che colpite da malattie asbesto correlate sono
aumentate dal 12% al 30% nel 2010.

Il nostro paese ha su tutto il territorio circa 40 milioni di tonnellate di
materiali contenente amianto da smaltire su una superficie di 600 milioni di
metri quadri, circa 10 metri quadri a persona.

I censimenti di questo materiale fatti in passato nonostante le energie
spese dalle regioni e dai comuni non hanno prodotto l'esito sperato: in
tutta l'Italia non ha superato il 20% dell'esistente; secondo noi i sindaci
dovrebbero responsabilizzare i cittadini a denunciare i metri quadri delle
coperture possedute, per controllare che la quantità denunciata corrisponda
poi alla richiesta della quantità da smaltire.

Ma senza alcun controllo da parte degli enti locali le sponde dei nostri
torrenti, le zone boschive sono diventate discariche abusive di piccoli
particolari di lastre eternit.

In Piemonte dal 2002 al 2007 sono state prodotte 37.520 tonnellate di
rifiuti contenenti amianto, alle stesse date risultano soltanto 6.630
tonnellate smaltite. Molto di questo materiale sarà finito all'estero, ma
molto di più sarà stato disperso nel nostro territorio.

Purtroppo lo smaltimento a cielo aperto di piccoli quantitativi continua
tuttora: i proprietari di 3-5 metri quadrati di lastre sapendo che per
smaltirle correttamente devono spendere dai 1.500 ai 3.000 euro si
aggiustano con mezzi propri o chiamano una ditta che farà spendere loro meno
della metà di quanto dovrebbe essere speso per lo smaltimento corretto, e
questa abbandonerà in seguito il suo carico a cielo aperto illegalmente.

Il Piemonte dal 2008 ha la legge 30 "Morme per la salute, il risanamento
dell'ambiente, la bonifica e lo smaltimento dell'amianto".

Per sensibilizzare l'assessorato alla sanità sulla regolamentazione della
legge 30 e per la sua applicazione con l'Arasis di Mondovì nella nostra
provincia abbiamo con una petizione raccolto e consegnato 1.400 firme di
cittadini all'assessore, che sentendo parlare di amianto si avvicinavano per
informarsi sul pericolo di avere vicino alla loro abitazione tegole di
eternit.

Per questo vanno aperti nei comuni gli sportelli amianto al pubblico per
dare loro le informazioni dovute perche possano difendere la loro salute e
sapere a chi rivolgersi per affrontare il loro problema in modo risolutivo.

Tutto deve essere rivolto alla prevenzione primaria affinché l'epidemia
delle malattie asbesto correlate abbia termine. Questa si ottiene con la
rimozione totale delle fibre velenose.

Attualmente tutto il materiale rimosso in Italia viene trasportato su gomma
nella ex Germania dell'est, con costi complessivi altissimi sostenuti dai
cittadini. Questa situazione è dovuta alla mancanza di un piano di
smaltimento nazionale e della progettazione di discariche sia livello
nazionale che regionale. per questo in Italia non esiste una data che
stabilisca la fine dell'amianto: in alcune regioni l'obiettivo temporale era
stato posto nel 2015, ora sarà nel 2020?

Nella nostra regione, noi facciamo parte del costituito comitato strategico
dell'amianto, che dal mese di giugno non è più stato convocato, da questo
organo tecnico dovrebbero scaturire le strategie per dare risposte a tutte
le problematiche del settore sul territorio piemontese.

In realtà noi le richieste e le segnalazioni le abbiamo fatte, ma fino ad
ora non ci è stato presentato nessun progetto di smaltimento. Abbiamo
chiesto di discutere e approfondire il problema delle forme di smaltimento:
poiché non sarà possibile sotterrare tutto l'esistente perché inquineremo
grandi superfici di territorio. Riteniamo pertanto che vadano prese in
considerazione altre possibilità per smaltire oltre le discariche, i forni
inertizzatori, le cave e le miniere dismesse.

Di queste in Piemonte ce ne sono molte e per questo abbiamo chiesto
nell'ultimo comitato che sia fatto un censimento per individuarle, per poter
programmare poi lo smaltimento in questi siti naturali. In questo modo si
ridurrebbe drasticamente il costo della messa a dimora delle coperture.

Tutti i metodi di smaltimento dovrebbero comunque essere controllati dalle
istituzioni e sottoposti a controlli indipendenti, con la partecipazione
attiva della popolazione residente. Va anche detto che a conti fatti la
creazione di impianti di smaltimento in ogni regione, su scala territoriale
potrebbe ridurre drasticamente il costo complessivo del trasporto e dello
smaltimento.

Gli ex esposti, solo in Piemonte, sono 17mila. Come AIEA abbiamo da tempo
chiesto che venga istituito, non solo il registro, ma che si attui anche la
sorveglianza sanitaria da parte della sanità regionale, ma per mancanza di
fondi non si fa nulla.

Su questi temi sono presenti l'assessore alla salute Ugo Cavallera e il
dottor Massimo D'Angelo responsabile del centro amianto. Se ci sono delle
novità nel merito potranno informarci sulla situazione attuale.

Ma se non ci saranno finanziamenti non si andrà da nessuna parte, chi
governa la regione non può sempre dirci che mancano i fondi, perché dove si
vuole questi ci sono, si tratta di fare delle scelte e se si vuole risanare
il territorio della regione dall'amianto e dai veleni a partire da subito.

Un fatto grave, che quest'estate è apparso brevissimamente sul TG3 e su
pochissimi giornali è la truffa perpetrata nei confronti della sanità
piemontese da parte di chi gestisce le case di cura private per gli anziani.

Per ottenere che le rette giornaliere fossero pagate sempre al massimo dalla
regione, allo scadere del termine, venivano spostati gli anziani da una casa
di cura all'altra facendo entrare illegalmente nel proprio portafoglio la
bella cifra di 8 milioni seicentomila euro.

Ora la Corte dei Conti questi soldi li ha chiesti in restituzione. Noi
chiediamo che se il maltolto sarà ricuperato, sia messo a disposizione della
regione per essere usato per risanare l'ambiente dall'asbesto.

In Italia i decessi per mesotelioma pleurico sono 4mila all'anno, nel
Piemonte sono 290, di questi, 55 cittadini di cui 15 sono donne
probabilmente mogli di lavoratori che lavavano le tute dei loro mariti sono
nella nostra provincia.

Anche la Fiat Ferroviaria di Savigliano purtroppo ha avuto e ha le sue
vittime: quest'anno a Torino c'è stato il processo d'appello per otto
decessi di malattia asbesto correlata, fra il 2012 ed il 2013, altri due
lavoratori sono deceduti, altri due sono stati colpiti dalla grave malattia.
A un cittadino saviglianese che non ha mai usato professionalmente l'amianto
gli è stato diagnosticato il mesotelioma pleurico.

Infine con le altre associazioni sosteniamo la proposta di legge n.5682,
voluta con forza dal dottor Raffaele Guariniello, per la realizzazione di
una procura speciale nazionale sull'amianto, presentata dall'onorevole
Boccuzzi. Il compito di questa procura sarà quello di unificare la gestione
della giustizia nei tribunali per lo specifico settore e dovrebbe garantire
che in tutti i tribunali i processi vengano eseguiti nel più breve tempo
possibile, per eliminare le differenze che tuttora esistono a danno delle
vittime.

La nostra battaglia è di ridurre i morti e gli ammalati eliminando l'amianto
dal territorio per questi obiettivi abbiamo manifestato l'otto ottobre
scorso a Roma davanti al Senato, ci siamo stati in passato, e finché non
avremo ripulito tutto il nostro territorio dall'asbesto e dai veleni, noi
andremo avanti con la nostra lotta per avere la prevenzione e la promozione
della salute come obiettivo democratico, per avere l'affermazione dei
diritti alla salute, al lavoro all'ambiente.

Viene sovente detto quando parliamo tra noi che la terra e in pericolo, ma
non è il nostro pianeta che deve essere salvato, siamo noi.

Terminiamo con un detto indio americano che ci appassiona e che per
l'occasione vorremmo diventasse nostro: "non vorrei mai pensare di aver
ereditato la terra dei nostri padri, ma di averla presa in prestito dai
nostri figli".

Nessun commento:

Posta un commento