La sentenza. Per la Corte d’Appello, su otto decessi,
risalenti a un periodo precedente al 1997, è scattata la prescrizione
Le morti per l’amianto al Cantiere
Pena ridotta a tre ex dirigenti
Condanne più lievi per Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e
Antonino Cipponeri
Tra le vittime c’è anche Calogera Gulino che le fibre di amianto
le ha respirate non all’interno della Fincantieri, ma semplicemente lavando le
tute del marito, Angelo Norfo, operaio ai Cantieri navali e deceduto anche lui
per un mesotelioma. A loro si aggiungono altre 41 persone (di cui 6 stroncate
definitivamente dalla malattia tra il primo e il secondo grado di giudizio),
nonché altre 19, in
vita, ma soffocate dall’asbestosi.
Ieri, la quarta sezione della Corte d’Appello ha però
ridotto le pene inflitte per i 43 omicidi colposi ed i 19 casi di lesioni
grandissime a tre ex dirigenti della Fincantieri, Lemetti, Giuseppe Cortesi e
Antonino Cipponeri, che non avrebbero adottato misure idonee per tutelare la
salute dei dipendenti. Otto morti, risalenti ad un periodo precedente al 1997,
sono infatti ormai da considerarsi prescritte. La pena (sospesa) di Lemetti è
così passata da 7 anni e mezzo a 4 anni e 2 mesi, quella di Cortesi da 6 a 3 e mezzo e quella di
Cipponeri da 3 a
2 anni e 8 mesi. Restano fermi però i risarcimenti di decine di migliaia di
euro già concessi agli operai e ai loro famigliari dal giudice Gianfranco
Criscione con la prima storica sentenza Fincantieri a Palermo, del 26 aprile
2010.
Gli avvocati di parte civile (si erano costituite anche la
Fiom, Inail, Legambiente), Fabio Lanfranca, Salvatore Cacioppo, Paolo Palma,
Ermanno Zancla e Giuseppe Sciascia sono soddisfatti soprattutto perché è
passata la linea secondo la quale, trattandosi di omicidi colposi plurimi, la
prescrizione debba essere di 15 anni e non di 10.
I giudici hanno confermato la prescrizione, senza entrare
nel merito, per altri due imputati che avevano appellato la sentenza di primo
grado, salvatore Grignano, titolare della “Blastcoat”, e Giuseppe Scrima a capo
della coop “Rinascita Picchettini”, due aziende dell'indotto Fincantieri.
Altri quattro filoni dell’inchiesta sull’amianto alla
Fincantieri stanno facendo il loro percorso giudiziario. Quello che si è
concluso ieri in appello era il primo arrivato a dibattimento ed incentrato su
casi di lesioni e di morti avvenute tra il 1995 ed il 2000. L’indagine della
Procura era partita nel 1999, quando iniziarono ad arrivare le prime
segnalazioni di operai dei Cantieri navali morti o che si erano ammalati dopo
essere stati a contatto con le volatili fibre di amianto (bandito in Italia dal
1992) o con materiali che le contenevano. Soprattutto durante la riparazione
dei motori delle navi, dove il minerale veniva usato come isolante nelle
paratie. In poco tempo le segnalazioni diventano duecento. Diversi casi al
vaglio del pm Emanuele Ravaglioli, per il lungo tempo trascorso, nascono già
prescritti e verranno subito archiviati.
La maggior parte degli operai colpiti da mesotelioma, da
tumori alla pleura e da asbestosi sono stati assunti negli anni ruggenti della
Fincantieri, tra i ’50 e i ’60 e non appartengono a nessun reparto specifico:
le fibre di amianto soni così volatili da poter essere inalate ovine. Persino a
casa, lavando le tute.
Gds 7/11/12
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