Il nodo Palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con questo blog intende creare uno spazio libero di informazione di classe aperto a tutti coloro che ((consapevoli della continua strage di lavoratori morti sul e per il lavoro)) vogliano contribuire alla lotta -- BASTA MORTI E INFORTUNI IN NOME DEL PROFITTO T -- PADRONI ASSASSINI PAGHERETE CARO . PADRONI ASSASSINI PAGHERETE TUTTO -- per un contatto diretto 338-3342733 o 338- 7708110 oppure retesicurezzalavorosicilia@gmail.com

lunedì 15 ottobre 2012

Contributo alla riunione nazionale del 6 ottobre


Secondo i dati ufficiali dell'Inail che come sappiamo non sono mai completamente veri in Sicilia il numero degli infortuni mortali sul lavoro sarebbe diminuito del 40% passando dagli 87 del 2009, ai 56 del 2011.
A parte il fatto che 56 morti sul lavoro non possono essere motivo di soddisfazione, come fanno ogni volta coloro che compilano statistiche, gli ultimi incidenti mortali in Sicilia ci ricordano che anche nel 2012 si continua a morire sul lavoro e come ci ricorda giustamente Soricelli dell'Osservatorio di Bologna: “In Sicilia nel 2011 rispetto al 2010 non c’è stato nessun calo dei morti SUI LUOGHI di lavoro: erano 42 nel 2010 e sono stati 42 nel 2011. Sono 31 dall’inizio dell’anno nel 2012. Il numero inferiore segnalato dall’Osservatorio non deve trarre in inganno: se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere che sono considerati giustamente come morti sul lavoro dalle statistiche ufficiali si arriva tranquillamente a raddoppiare le vittime che segnaliamo.”

A questa situazione comunque va aggiunta un'altra considerazione: se i numeri sono quelli dell'Osservatorio i morti sul lavoro in percentuale sono perfino aumentati dato che nell’isola a causa della crisi si è assottigliato il numero dei cantieri delle opere pubbliche come della ristrutturazione o della nuova costruzione di edifici privati e a decine hanno chiuso gli stabilimenti industriali. Se non c’è lavoro non si muore di incidenti sul lavoro.
La Fincantieri di Palermo ne è un esempio: se gli incidenti sono diminuiti (ma questo è tutto da appurare dato che su questo all'interno vige la consegna del silenzio! Soprattutto per i tanti operai dell'indotto quasi per niente tutelati) è dovuto al fatto che quasi tutti gli operai sono in cassa integrazione da almeno un anno.

In queste classifiche poi non si tiene conto del lavoro nero soprattutto nell'agricoltura e nell'edilizia e anche nel piccolo artigianato che impiega anche tantissimi immigrati.

La Regione Sicilia si vanta dei “risultati” raggiunti attraverso il “Piano straordinario per la tutela della salute e la sicurezza 2010-2012” che nella sostanza si è risolto in milioni ufficialmente spesi (non conosciamo veramente che fine fanno tutti questi soldi) per l'informazione e la “formazione” invece che nella prevenzione vera.
Di questa stessa pasta sono fatti i vari Osservatori e Tavoli tecnici tra Regione e sindacati confederali che tra i punti hanno quello di “promuovere il sostegno alle imprese per la tutela della sicurezza sul lavoro” e “predisporre l’incentivazione dei contratti di apprendistato(!). Due punti nella sostanza contro la sicurezza sul lavoro.

L'utilizzo mai contrastato delle pratiche degli appalti ancora al massimo ribasso sono un costante ricatto nei confronti dei lavoratori e contribuiscono ad accrescere i problemi della sicurezza.

Se la fabbrica, rispetto alla battaglia sulla sicurezza è e resta il cuore del problema, ci sono altri ambiti dei quali non solo si parla meno ma rispetto ai quali non si fa assolutamente niente, come le malattie professionali cui si lega lo stress (per noi ne è un esempio il Policlinico di Palermo dove stiamo seguendo diversi casi che riguardano in particolare lavoratrici ).
Per non parlare delle strutture come gli stessi luoghi di lavoro, le scuole o i centri storici cadenti.

Il “caso Ilva” ha risvegliato anche in Sicilia l'allarme per l'inquinamento ambientale causato principalmente dalle raffinerie di Milazzo (e la magistratura ha aperto adesso un'inchiesta!) e quelle di Priolo-Gela. E quindi ha risvegliato un interesse più generalizzato dell'opinione pubblica siciliana che dobbiamo saper utilizzare per riportare all'ordine del giorno la questione salute e sicurezza nei termini in cui la Rete se ne occupa dalla sua fondazione.

Sull'Ilva, quindi, abbiamo fatto interventi alla Fincantieri e tra i nostri lavoratori dei vari cobas per far conoscere la lotta che la Rete da anni ha iniziato a fare e cosa attualmente fa lo Slai cobas per il sindacato di classe, dobbiamo controinformare e sensibilizzare spiegando la difficoltà della giusta posizione da tenere contro governo e padroni e nella falsa contrapposizione tra “ambiente” e lavoro” perché anche a Palermo il Cobas Confederazione ha diffuso posizioni sbagliate.

L'impegno di un'iniziativa nazionale, sia del convegno che della manifestazione, serve sicuramente a mobilitare su un piano più ampio i lavoratori, che in questo devono essere i primi militanti perché direttamente coinvolti.

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